Autore: panfoli

  • Perché l’America è il primo paese povero del mondo

    Perché l’America è il primo paese povero del mondo

    https://eand.co/why-america-is-the-worlds-first-poor-rich-country-17f5a80e444a
    link al sito in lingua oririnale

    Considera le tue statistiche. L’americano medio non può racimolare $ 500 per un’emergenza  . Un terzo degli americani non può permettersi cibo, alloggio e assistenza sanitaria  . L’assistenza sanitaria per una famiglia ora costa $ 28k – circa la metà del reddito medio, che è $ 60k.

    Da sole, naturalmente, le statistiche dicono poco. Ma insieme questi fatti parlano molto. La storia che stanno iniziando a raccontare è questa.

    L’America, a quanto pare, sta diventando qualcosa come il primo paese povero del mondo. E questo è l’elefante nella stanza che non stiamo abbastanza afferrando. Dopotutto, l’autoritarismo e l’estremismo non sorgono nelle società prospere – ma in quelli problematici, che si stanno impoverendo, come l’America è oggi. Cosa intendo per tutto questo?

    Iniziamo con ciò che non intendo. Non intendo la povertà assoluta. Gli americani non vivono con pochi dollari al giorno, in linea di massima, come ad esempio la gente della Somalia o del Bangladesh. Il reddito mediano dell’America è ancora quello di un paese ricco, intorno ai $ 50k, a seconda di come viene contato. Né intendo davvero povertà relativa – persone che vivono al di sotto del reddito medio. Mentre questo è un problema crescente in America, perché la classe media sta implodendo, non è proprio questo il vero problema a cui questi numeri accennano.

    L’America sembra pioniere di un nuovo tipo di povertà. Uno per il quale non abbiamo ancora un nome. È qualcosa come vivere ai margini del coltello, essere costantemente sull’orlo della rovina, a un piccolo passo dalla catastrofe e dal disastro, sempre con il rischio di cadere attraverso le fessure. Ha due componenti: un’inflazione massiccia per le basi della vita, unita a un rischio schiacciante e asimmetrico. Verrò a quello che vogliono dire a breve.

    L’americano medio ha un reddito relativamente alto, quello di una persona in un paese nominalmente ricco. Solo le sue entrate non vanno molto lontano. La maggior parte viene mangiata cercando di offrire le basi della vita. Abbiamo già visto quanto siano elevati i costi sanitari. Ma poi c’è l’educazione. C’è il trasporto. C’è interesse e affitto. Ci sono media e comunicazioni. C’è assistenza all’infanzia e agli anziani. Tutte queste cose riducono l’americano medio a vivere costantemente ai margini della rovina: uno stipendio lontano dalla miseria, un’emergenza che non va persa.

    Ma questo non è vero per i colleghi americani. In Europa, in Canada e persino in Australia, la società investe in tutte queste cose e i costi delle società di base che le società non forniscono sono regolamentati. Per esempio, pago $ 50 dollari per la banda larga e la TV a Londra – ma $ 200 per la stessa cosa a New York – eppure a Londra, ottengo mezzi di comunicazione molto più numerosi e migliori per me (anche includendo, sì, spazzatura americana come Ancient Aliens) . Questa è una regolamentazione al lavoro. E quando beni di base come l’assistenza sanitaria o l’assistenza agli anziani o l’istruzione sono forniti e gestiti a livello sociale, è quando sono più economici, e spesso anche della migliore qualità. Quindi, l’assistenza sanitaria costa molto meno a Londra, Parigi o Ginevra e anche l’aspettativa di vita è più lunga.

    Quindi, se stai guadagnando $ 50k in America, è una cosa molto diversa da guadagnare $ 50k in Francia, Germania o Svezia – in America, devi pagare in modo vertiginoso per le basi della vita, per le necessità di base. Così, i redditi si estendono molto più in altri paesi, che godono di una qualità della vita molto più alta, anche se le persone lì guadagnano all’incirca la stessa quantità, perché pagano molto meno per i beni di prima necessità. Gli americani sono ricchi, ma solo nominalmente – i loro soldi non acquistano quasi quanto i loro pari, dove conta e conta di più, per le basi della vita.

    Cosa succede quando le società non capiscono tutto quanto sopra? Bene, una cosa strana è accaduta all’economia americana. Mentre è vero che cose come TV e Playstation sono diventate più economiche, i costi delle basi della vita sono saliti alle stelle. Tutte le cose che realmente migliorano la qualità della vita delle persone – sanità, finanza, istruzione, trasporti, alloggio e così via – sono arrivate a consumare una quota così elevata del reddito della famiglia media che hanno ben poco da salvare, investire o spendere su qualsiasi altra cosa E quel che è peggio, mentre le basi della vita hanno visto inflazione massiccia, salari e redditi (per non parlare di risparmi e benefici, reti e opportunità di sicurezza) per la maggior parte sono rimasti fermi. Il risultato è un’economia – e una società – che sta collassando.

    Tuttavia,

    tutto questo è l’effetto diretto di dare, per esempio, il controllo degli hedge fund sulle droghe, o il controllo degli speculatori su alloggi, sanità e istruzione – ovviamente massimizzeranno i profitti, mentre investono in queste cose socialmente, o almeno regolandole, minimizza i costi reali e massimizza l’accessibilità, l’accessibilità e la qualità.

    Quindi l’americano medio, che è rimasto alto e asciutto, deve prendere in prestito, prendere in prestito, prendere in prestito, solo per mantenere una qualità di vita decente – perché consegnare il controllo del capitalismo alle basi della vita ha causato un’inflazione massiccia, schizzata alle necessità, mentre flatlining il suo reddito . In fin dei conti, l’assistenza sanitaria non costava la metà del reddito medio di un decennio fa, ma ora lo fa. Quindi cosa succede quando, in un decennio o due, l’assistenza sanitaria costa tutto ilreddito mediano? Come può un’economia – per non parlare di una società – funzionare in questo modo?

    Bene, cosa succede se l’americano medio supera la linea? Manca una rata del mutuo, si ammala e non è in grado di pagare alcune bollette in tempo, non può pagare i costi dell’assistenza sanitaria? Quindi vengono puniti severamente e senza pietà. Il loro “rating” (nota come le banche e gli hedge fund non li hanno) è rovinato. Possono facilmente ritrovarsi per strada, senza finanziamenti, senza una seconda possibilità, senza accesso a nessun tipo di riparazione o supporto. E poi vengono rifiutati, evitati e ostracizzati. Potrebbero non avere più un indirizzo – quindi chi li assumerà? Non fanno più parte della società – sono caduti attraverso le fessure e trovare la via del ritorno è spesso quasi impossibile. Rischio asimmetrico: le società, le lobby e le banche non corrono alcun rischio, proprio perché l’americano medio le sopporta tutte ora.

    Quindi gli americani non sono solo assolutamente o relativamente poveri, ma poveri in un modo completamente nuovo. In primo luogo, le basi della vita sono esplose nel prezzo, al punto che ora sono inaccessibili per molte, forse la maggior parte, le famiglie. In secondo luogo, gli americani si assumono il rischio di pagare quei costi insostenibili a un livello estremo, con i rischi che le istituzioni dovrebbero, e quindi quei rischi sono ora rovinosamente alti . Una banca o un hedge fund o una società potrebbero andare in bancarotta e liquidare le sue attività, ei suoi proprietari rimangono ricchi – ma se il rating di un americano è rovinato, perde il lavoro, non può pagare le sue bollette, o anche se dichiara bancarotta, cade le crepe, perseguitato, merlato, istituzionalmente segnato dal nero. Si ritrova fuori dalla società, con un piccolo modo di rientrare. Non c’è da stupirsiGli americani lavorano molto più duramente che altrove: sono sempre ad un passo dal perdere tutto, dalla vera rovina, ma i loro pari in paesi veramente ricchi non lo sono.

    Marx probabilmente avrebbe chiamato questa immiserimento. I teorici neo-marxisti lo chiamano precarietà.

    E mentre c’è la verità in entrambe le idee e le prospettive, penso che manchino tre punti vitali.

    Non vediamo l’America come un paese povero, ma dovremmo cominciare. Gli americani vivono vite abbastanza abissali – brevi, solitarie, infelici, piene di lavoro, stress e disperazione, rispetto ai loro coetanei. Questo perché non possono permettersene di migliori: il capitalismo predatore unito alla totale cattiva gestione economica degli investimenti sociali ha reso le basi della vita rovinosamente inaccessibili. In questo modo, è effettivamente un paese povero – sì, c’è un piccolo numero di ultra-ricchi, ma ora sono fuori misura, fuori dalla mappa del normale. Perché non è solo un tipo di povertà, la povertà di ieri, o anche la povertà come siamo abituati a pensarci.

    L’America sta sperimentando un nuovo tipo di povertà. Il tipo di povertà sviluppato in America non è solo bizzarro e macabro: è nuovo e invisibile. Non è qualcosa che comprendiamo bene, economisti, intellettuali, pensatori, perché non abbiamo una buona struttura per pensarci. Non è la povertà assoluta come la Somalia, e non è solo una povertà relativa, come nelle repubbliche delle banane dorate. È una creazione unicamente americana. Il capitalismo estremo incontra il darwinismo sociale attraverso una robusta autosufficienza attraversata da crudeltà puritana.

    Il tipo di povertà che oggi il pioniere dell’America non è assoluto, o relativo, 

    ma qualcosa di più simile alla povertà perfettamente sintonizzata, alla povertà strategica, alla povertà di base – persone nominalmente benestanti il ​​cui denaro non è abbastanza lontano da farle vivere bene, vivendo costantemente ai margini della rovina, e così costretti a soffocare la loro rabbia amara e servire gli stessi sistemi che opprimono e soggiogano con sempre più indegnità, paura e servilismo entro l’anno.

    L’America è ancora un innovatore oggi. Sfortunatamente, ciò che sta innovando ora è un nuovo tipo di povertà. Eppure la povertà è povertà. Cosa succede nelle società in cui la povertà sta crescendo? L’autoritarismo aumenta, poiché le persone perdono la fiducia nella democrazia, che non sembra offrire loro un contratto sociale funzionante. L’autoritario diventa abbastanza presto fascismo – “questo paese, questa terra, il suo raccolto – è solo per il vero volk!”, Il grido sale, quando non c’è abbastanza per andare in giro. E il resto della storia cupa e cupa della caduta nell’abisso dovresti saperlo abbastanza bene ormai. Finisce in parole che non diciamo.

    Eppure, la storia, ridendo, ci ha raccontato questa storia molte volte. E lo dice a domani, ancora, nel racconto del collasso americano.

    Umair 
    maggio 2018

  • La mollezza del potere e la resa al caos

    La mollezza del potere e la resa al caos

    La mollezza del potere e la resa al caos

    A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire, predicava Guglielmo di Occam, quello del rasoio. Eppure. Non sembra che alcun governante europeo se lo ricordi. Si interrogano, quando ne hanno voglia, su come uscire dall’angolo o inseguono la pancia degli arrabbiati, il più delle volte, senza capire che è inutile trovare un obiettivo contro cui prendersela invece di cercare di affrontare di petto la globalizzazione. In tre casi, in questi ultimi tempi, abbiamo assistito alla mollezza del potere, quello delle presunte élite, come dei nuovi sovranisti, che contro élite vorrebbero una rivoluzione. Persino nella democrazia più antica del mondo ci si sta arrendendo al caos. In Francia, in Gran Bretagna, in Italia, si innestano clamorose marce indietro in una situazione di caos.Se qualcuno si fosse preso la briga di leggere con attenzione il clamoroso manifesto in quaranta punti dei Gilet Gialli, scesi in piazza per un aumento della benzina di pochi centesimi e finiti per bloccare non solo Parigi, ma un intero paese, avrebbe capito che dietro c’è una mente molto raffinata. Nel documento, che la sinistra potrebbe tranquillamente trasformare in programma politico, si chiedono una serie di cose molto precise per ridurre le disuguaglianze che affliggono tutti i paesi occidentali: salario minimo di 15.000 euro, scala mobile, pensioni almeno a 1.300 euro, ripresa delle piccole opere pubbliche, utilizzo dei pedaggi per le manutenzioni stradali, riaperture delle piccole scuole e dei piccoli uffici postali, divieto di aprire grandi magazzini nelle zone rurali, web tax contro gli over the top. I Gilet Gialli hanno capito, più di chiunque altro abbia responsabilità di governo, che il pericolo oggi arriva dai grandi monopoli digitali che sono talmente transnazionali da permettersi di tenere parcheggiata in Europa una liquidità di 450 miliardi di euro. Una ricchezza fine a se stessa, nella maggioranza dei casi. E mentre Amazon, Apple, Facebook, lavorano per prendere il posto delle banche, delle officine e della logistica tutta, si pensa ai decimali di Maastricht. Emmanuel Macron, pur in calo di popolarità, resta un banchiere e ha capito che è molto meglio ritirare l’odiata tassa ecologica piuttosto che essere travolti da novelli sanculotti. E forse non basterà, perché restano da adempiere gli altri trentanove punti del manifesto rivoltoso.
    La retromarcia francese fa il paio con quella che potrebbe apprestarsi a fare la Gran Bretagna. Oltremanica tardivamente hanno scoperto, grazie al Procuratore Generale, che l’accordo della premier Theresa May non solo è molto peggio di quello del suo predecessore David Cameron, ma trasformerà la Brexit in una gabbia da cui gli inglesi non riusciranno mai a liberarsi veramente, lasciando l’Irlanda del Nord nell’Ue e abbandonando invece il mercato unico. A Westminster si affilano i coltelli per mandare il gabinetto a casa ma intanto gli scozzesi si sono fatti dare un parere dalla Corte di Giustizia Europea di Lussemburgo per cui, si sensi dell’articolo 50 del trattato, si può anche ritirare la notifica della sciagurata decisione di uscire dall’Ue e riportare le lancette indietro al 2016. Hanno sempre visto lungo da quelle parti, dai tempi delle vedove che sapevano dove ben investire. In questo caso, più che alla rabbia dei neo rivoluzionari francesi o dei brexiters più duri, ci si sta arrendendo al righello dei burocrati di Bruxelles, perché pare essere la soluzione alla fine migliore.
    E anche il sovranismo nostrano ha innestato da qualche giorno una poderosa inversione a U. Il governo Conte, consapevole che in far di recessione insistere su una previsione di crescita impossibile nel 2019 avrebbe comportato mandare in aria tutti i conti pubblici e una stretta creditizia, ha deciso di lasciare fuori dalla manovra (per ora) sia il reddito di cittadinanza che la revisione della legge Fornero sulle pensioni. Tutti hanno sottolineato che sull’esecutivo gialloverde avrebbero prevalso la forza molle dei commissari europei, la tirannia dello spread, l’accigliato Moscovici e i moniti del preoccupato Draghi, quando invece anche Lega e Cinquestelle hanno capito che in Italia, paese ricchissimo con uno stato povero, più che il popolo comanda il risparmio, unico sovrano, insieme ai contribuenti. Forse anche per questo i gilet li hanno indossati gli imprenditori, non la classe media arrabbiata transalpina. Gli industriali sono proprio coloro che dovrebbero sapere che il nemico è alle porte e non si nasconde in un emendamento alla manovra, bensì arriva da settori che non presidiano. Un colosso manifatturiero partito dalla mela dei Beatles apre una modalità di pagamento universale, uno spedizioniere planetario si appresta a fare la banca, un social network vende notizie, pubblicità e identità. D’altronde Steve Jobs lo aveva predetto: banking is necessary, banks not. Siamo a quel punto.
    Contro i veri attori della decrescita serve un’azione comune, senza fingere che i problemi siano altri, la Commissione, gli immigrati, Trump o Putin. E’ del tutto inutile innestare improvvise retromarce, perché denunciano la mancanza di una strategia. Il potere è sempre più debole e gli amministrati sempre più arrabbiati.

  • Must know Information Theory concepts in Deep Learning (AI)

    Must know Information Theory concepts in Deep Learning (AI)

    La teoria dell’informazione è un campo importante che ha dato un contributo significativo all’apprendimento profondo e all’IA, e tuttavia è sconosciuto a molti. La teoria dell’informazione può essere vista come una fusione sofisticata di elementi costitutivi fondamentali dell’apprendimento profondo: calcolo, probabilità e statistica. Alcuni esempi di concetti nell’intelligenza artificiale che provengono dalla teoria dell’informazione o dai campi correlati:

    • Popolare funzione di perdita di entropia incrociata
    • Costruire alberi decisionali sulla base del massimo guadagno di informazioni
    • Algoritmo di Viterbi ampiamente usato in NLP e Speech
    • Concetto di codificatore di encoder usato comunemente in RNN di traduzione automatica e vari altri tipi di modelli

    Breve introduzione alla storia della teoria dell’informazione

    Claude Shannon, il padre dell’età dell’informazione.

    All’inizio del 20 ° secolo, scienziati e ingegneri erano alle prese con la domanda: “Come quantificare l’informazione? Esiste un modo analitico o una misura matematica che ci può dire del contenuto informativo? “. Ad esempio, considera sotto due frasi:

    • Bruno è un cane.
    • Bruno è un grosso cane marrone.

    Non è difficile dire che la seconda frase ci dà più informazioni in quanto dice anche che Bruno è “grande” e “marrone” oltre ad essere un “cane”. Come possiamo quantificare la differenza tra due frasi? Possiamo avere una misura matematica che ci dice quante più informazioni hanno la seconda frase rispetto alla prima?

    Gli scienziati stavano lottando con queste domande. Semantica, dominio e forma di dati aggiunti solo alla complessità del problema. Quindi, il matematico e ingegnere Claude Shannon ha avuto l’idea di “Entropia” che ha cambiato il nostro mondo per sempre e ha segnato l’inizio di “Digital Information Age”.

    Shannon ha introdotto il termine “bit” nel 1948, che ha umilmente accreditato al suo collega John Tukey.

    Shannon ha proposto che “gli aspetti semantici dei dati sono irrilevanti”, e la natura e il significato dei dati non hanno importanza quando si tratta di contenuto informativo. Invece ha quantificato le informazioni in termini di distribuzione di probabilità e “incertezza”. Shannon ha anche introdotto il termine “bit”, che ha umilmente accreditato al suo collega John Tukey. Questa idea rivoluzionaria non solo gettò le basi della Teoria dell’informazione, ma aprì anche nuove strade per il progresso in campi come l’intelligenza artificiale.


    Di seguito discutiamo di quattro concetti teorici di informazione popolare, ampiamente utilizzati e da conoscere in ambito di deep learning e data science:

    entropia

    Chiamato anche Entropia di informazioni o Entropia di Shannon.

    L’entropia è una misura di casualità o incertezza in un esperimento.

    Intuizione

    L’entropia fornisce una misura di incertezza in un esperimento. Consideriamo due esperimenti:

    1. Lancia una moneta equa (P (H) = 0,5) e osserva la sua uscita, diciamo H
    2. Lancia una moneta parziale (P (H) = 0,99) e osserva la sua uscita, diciamo H

    Se confrontiamo i due esperimenti, nell’esp 2 è più facile predire l’esito rispetto all’esp. 1. Quindi, possiamo dire che exp 1 è intrinsecamente più incerto / imprevedibile di exp 2. Questa incertezza nell’esperimento viene misurata usando l’entropia .

    Pertanto, se c’è maggiore incertezza inerente nell’esperimento, allora ha un’entropia più alta. O meno l’esperimento è prevedibile, più è l’entropia. La distribuzione di probabilità dell’esperimento viene utilizzata per calcolare l’entropia.

    Un esperimento deterministico, che è completamente prevedibile, diciamo che lanciare una moneta con P (H) = 1, ha entropia zero. Un esperimento che è completamente casuale, dice rolling fair dado, è meno prevedibile, ha massima incertezza e ha l’entropia più alta tra tali esperimenti.

    L’esperimento di lanciare una moneta equa ha più entropia che lanciare una moneta parziale.

    Un altro modo di guardare l’entropia è l’informazione media acquisita quando osserviamo i risultati di un esperimento casuale. Le informazioni acquisite per un risultato di un esperimento sono definite come una funzione della probabilità di accadimento di quel risultato. Più il più raro è il risultato, più è l’informazione acquisita dall’osservarla.

    Ad esempio, in un esperimento deterministico, conosciamo sempre il risultato, quindi nessuna nuova informazione acquisita è qui dall’osservazione del risultato e quindi l’entropia è zero.

    Matematica

    Per una variabile casuale discreta X , con possibili risultati (stati) x_1, …, x_n l’entropia, in unità di bit, è definita come:

    dove p (x_i) è la probabilità di I ^ esimo risultato di X .

    Applicazione

    • L’entropia viene utilizzata per la costruzione automatica di alberi decisionali. In ogni fase della costruzione di un albero, la selezione delle funzioni viene effettuata utilizzando i criteri di entropia.
    • La selezione del modello basata sul principio dell’entropia massima, che stabilisce dai modelli in competizione uno con l’entropia più alta è il migliore.

    Cross-Entropy

    Intuizione

    L’entropia trasversale viene utilizzata per confrontare due distribuzioni di probabilità. Ci dice quanto siano simili due distribuzioni.

    Matematica

    L’entropia incrociata tra due distribuzioni di probabilità p e q definite sullo stesso insieme di risultati è data da:

    Applicazione

    I classificatori basati sulla rete neurale convoluzionale spesso usano il layer softmax come strato finale che viene addestrato usando una funzione di perdita di entropia incrociata.
    • La funzione di perdita di entropia incrociata è ampiamente utilizzata per i modelli di classificazione come la regressione logistica. La funzione di perdita di entropia incrociata aumenta man mano che le previsioni divergono dalle uscite reali.
    • Nelle architetture di apprendimento profondo come le reti neurali convoluzionali, lo strato finale di “softmax” utilizza frequentemente una funzione di perdita di entropia incrociata.

    Informazioni reciproche

    Intuizione

    L’informazione reciproca è una misura della dipendenza reciproca tra due distribuzioni di probabilità o variabili casuali. Ci dice quante informazioni su una variabile sono trasportate dall’altra variabile.

    L’informazione reciproca cattura la dipendenza tra variabili casuali ed è più generalizzata del coefficiente di correlazione della vaniglia, che cattura solo la relazione lineare.

    Matematica

    Le informazioni mutue di due variabili casuali discrete X e Y sono definite come:

    dove p (x, y) è la distribuzione di probabilità congiunta di X e Y , e p (x) e p (y)sono la distribuzione di probabilità marginale di X e Y rispettivamente.

    Applicazione

    In una rete bayesiana, la struttura delle relazioni tra le variabili può essere determinata utilizzando l’informazione reciproca.
    • Selezione delle funzionalità: anziché utilizzare la correlazione, è possibile utilizzare le informazioni reciproche. La correlazione acquisisce solo le dipendenze lineari e perde le dipendenze non lineari ma le informazioni reciproche no. L’indipendenza reciproca di zero garantisce che le variabili casuali siano indipendenti, ma la correlazione zero no.
    • Nelle reti bayesiane, l’informazione reciproca viene utilizzata per apprendere la struttura delle relazioni tra variabili casuali e definire la forza di queste relazioni.

    Kullback Leibler (KL) Divergenza

    Chiamato anche Entropia relativa.

    La divergenza KL è usata per confrontare due distribuzioni di probabilità

    Intuizione

    La divergenza di KL è un’altra misura per trovare somiglianze tra due distribuzioni di probabilità. Misura quanto una distribuzione diverge dall’altra.

    Supponiamo, abbiamo alcuni dati e una vera distribuzione sottostante è “P”. Ma non conosciamo questa ‘P’, quindi scegliamo una nuova distribuzione ‘Q’ per approssimare questi dati. Dato che “Q” è solo un’approssimazione, non sarà in grado di approssimare i dati come “P” e si verificherà una perdita di informazioni. Questa perdita di informazioni è data dalla divergenza di KL.

    La divergenza KL tra ‘P’ e ‘Q’ ci dice quante informazioni perdiamo quando proviamo ad approssimare i dati dati da ‘P’ con ‘Q’.

    Matematica

    La divergenza KL di una distribuzione di probabilità Q da un’altra distribuzione di probabilità P è definita come:

    Applicazione

    La divergenza KL è comunemente usata in autoincodenziatori a variazione continua non presidiata.


    Information Theory è stato originariamente formulato dal matematico e ingegnere elettrico Claude Shannon nel suo seminario “A Mathematical Theory of Communication” nel 1948.

    Nota: gli esperimenti sui termini, la variabile casuale e l’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico, l’apprendimento approfondito, la scienza dei dati sono stati usati in modo approssimativo ma hanno significati tecnicamente diversi.


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  • Tutte le bugie e fake news di Luigi Di Maio da quando è al governo

    Tutte le bugie e fake news di Luigi Di Maio da quando è al governo

    Una lista dei tanti proclami, promesse a affermazioni del leader del Movimento 5 Stelle rivelatesi non vere. Dal no all’alleanza con la Lega e al premier “non eletto” fino a condoni e flat tax.

    Io sono del Sud, io sono di Napoli. Faccio parte di quella parte d’Italia cui la Lega diceva ‘Vesuvio lavali col fuoco’. Non ho nessuna intenzione di far parte di un Movimento che si allea con la Lega Nord
    Luigi Di Maio a Porta a Porta (19/01/17)

    Noi non pensiamo ad alleanze con la Lega Nord o altri […] Sono persone inaffidabili con cui non si può avere a che fare
    Luigi Di Maio In un comizio in Sicilia (01/11/17)

    Salvini è un traditore politico. Salvini fa più schifo di Renzi e Berlusconi insieme
    Blog delle Stelle (01/10/17)
    Il primo giugno giura il governo Conte sostenuto da M5S e Lega

    Al primo Consiglio dei ministri dimezziamo stipendi ai deputati e 30 miliardi di sprechi: bastano 20 minuti
    Luigi Di Maio durante un comizio (02/02/18)
    In 22 Consigli dei ministri il taglio degli stipendi dei parlamentari o di 30 miliardi di sprechi non è mai stato affrontato


    La mia posizione è molto semplice: basta premier non votati da nessuno
    Blog delle Stelle (03/04/18)
    Il premier Conte non è stato soggetto ad alcuna operazione di voto individuale

    Con pensione e reddito di cittadinanza che introduciamo con questa legge di Bilancio avremo abolito la povertà
    Luigi Di Maio a Porta a Porta (26/09/18)

    Abbiamo eliminato la povertà per la prima volta nella storia
    Movimento 5 Stelle su Facebook (28/09/18)
    Purtroppo no

    Il Movimento 5 Stelle al governo istituirà un ministero del Turismo che si dedicherà totalmente alle politiche del turismo in Italia
    Luigi Di Maio su Facebook (25/05/17)
    Il ministero del turismo non è stato istituito

    Se l’Unione Europea si ostina ad avere il suo atteggiamento io e tutto il Movimento 5 Stelle non saremo disposti a dare più 20 miliardi di euro all’Unione Europea ogni anno, ce ne prendiamo una parte
    Luigi Di Maio in un’intervista (24/08/18)
    L’Italia versa alla Ue più di quanto riceve, ma il saldo tra entrate e uscite è negativo in media di una cifra 
    tra i 2 e i 4 miliardi

    La flat tax è una bufala ed è incostituzionale: meglio chiamarla flop tax. Scasserebbe i conti dello Stato e applicarla sarebbe una pura follia
    Blog delle Stelle (01/02/18)
    Il 14 maggio 2018 M5S firma un contratto di governo con la Lega che prevede la flat tax

    È previsto l’adeguamento della disciplina dei permessi di soggiorno agli altri paesi europei. Solo in Slovacchia e in Italia c’è quello umanitario ed è per questo che viene abolito
    Luigi Di Maio (25/09/18)
    Sono 25 i Paesi europei a prevedere il permesso di soggiorno umanitario. Tra questi, 21 sono parte dell’Unione Europea (fonte: Pagella Politica)

    Sull’intervento in Afghanistan siamo sempre stati chiari. Per noi quello è un intervento che per la spesa pubblica italiana è insostenibile. Il ritiro è nel nostro programma
    Luigi Di Maio (14/11/17)
    La ministra della difesa trenta nel luglio 2018 Conferma che la missione resterà e parla di una riduzione del contingente da 900 a 700 persone solo “quando e se si trovassero altri alleati” 

    Tagli alle spese militari relativi ad investimenti pluriennali per sistemi d’arma. Con questo taglio si destinano al reddito di cittadinanza le risorse prima destinate all’acquisto degli F35
    Luigi Di Maio su Facebook (21/04/15)
    La ministra della difesa Trenta in un’intervista a luglio conferma che l’Italia resta nel programma F35, E aggiunge l’obiettivo di arrivare al 2 per cento di pil in spese militari. oggi spendiamo l’1,4 per cento del pil 

    Il Movimento non è disponibile a votare nessun condono. Quindi se noi stiamo parlando di pace fiscale, di saldo e stralcio, quello che avevamo anche noi nel programma, siamo d’accordo. Se invece parliamo di condoni non siamo assolutamente d’accordo
    Luigi Di Maio (18/09/18)
    Il condono fiscale consente di definire in modo agevolato i rapporti tributari, mediante la corresponsione di una somma di denaro inferiore al quantum a titolo di tassazione ordinaria, con contestuale abbandono della pretesa sanzionatoria” (fonte: Treccani)

    L’Italia ha importato dalla Romania il 40 percento dei loro criminali. Mentre la Romania sta importando dall’Italia le nostre imprese e i nostri capitali. Che affare questa UE!
    Luigi Di Maio su Facebook (12/04/17)
    Bufala del tutto campata in aria nata da uninterpetazine errata di una veccha dichiarazione del procuratore di Messina (Fonte: Pagella Politica)

    Diverse migliaia di poliziotti risultano positivi al test di Mantoux sulla tubercolosi, un regalino del Ministero dell’Interno che li mandava a soccorrere gli immigrati senza dotazioni di sicurezza
    Luigi Di Maio su Facebook (17/09/14)
    Bufala: si trattava di poche decine di agenti. Le analisi mostrarono che nessuno aveva contratto la malattia (Fonte: Pagella Politica)

    Fateci fare il governo e lo spread scenderà
    Luigi Di Maio durante un comizio (29/05/18)
    A ottobre, dopo 4 mesi di governo, lo spread supera i 300 punti

    Lo spread è colpa di Forza Italia, Pd e dei loro giornali che fanno terrorismo mediatico
    Luigi Di Maio alla stampa (29/09/18)

    Abbiamo trovato i 17 miliardi (cioè il 2 per cento della spesa pubblica) che servono a restituire dignità e garantire 780 euro al mese a 10 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà
    Luigi Di Maio su Facebook (09/07/16)

    I punti salienti del nostro programma, Reddito di cittadinanza incluso, valgono a regime una spesa annua intorno ai 75 miliardi (con coperture di 70 miliardi). Il Movimento 5 Stelle può arrivare a coprirli senza dover fare i salti mortali. Anzi
    Programma M5S sul Blog delle Stelle (01/18)
    Banca d’italia, Corte dei conti, Commissione Ue e ufficio di bilancio del parlamento esprimono pesanti critiche per la mancanza di coperture della nota di aggirnamento al Def

    Tav opera inutile e vergognosa
    Luigi Di Maio su Facebook (20/12/16)

    La tav è una montagna di merda, La Tav è un’opera inutile, anche un imbecille, se informato, lo capirebbe
    Beppe Grillo sul Blog (2012)

    Ora e sempre NOTav, continuiamo e continueremo per sempre a dire NO al Tav. E saremo sempre al fianco dei cittadini della Valsusa!
    Blog delle Stelle (1/12/16)
    Il nostro obiettivo sarà quello di migliore la Tav. Non vogliamo fare nessun tipo di danno economico all’Italia ma vogliamo migliorare un’opera che è nata molto male” dichiara il ministro 5 Stelle alle infrastrutture Danilo Toninelli il 23 luglio

    Con Il M5S al governo bloccheremo il Tap in due settimane
    Alessandro Di Battista (2/4/2017)
    “Abbiamo le mani legate, lo stop avrebbe un costo troppo alto”dichiara il Ministro per il Sud del M5S Barbara Lezzi il 16 ottobre

  • Cose fatte dal PD in questi 5 anni

    Cose fatte dal PD in questi 5 anni

    1. Cinque anni fa una coppia di persone dello stesso sesso non aveva alcun diritto. Oggi ci sono le unioni civili”.
      • Legge 76/2016 Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso: “La presente legge istituisce l’unione civile tra persone dello stesso sesso”;
    2. Cinque anni fa le volontà di un malato sul proprio fine vita non avevano alcun valore. Oggi c’è il biotestamento”.
      • Legge 219/2017 Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento: “La presente legge […] stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata”;
    3. Cinque anni fa si pagava l’IMU sulla prima casa. Oggi la pagano solo i proprietari di case di lusso”.
      • Dal 2014 sono esenti dall’IMU le abitazioni principali delle categorie catastali A/2, A/3, A/4, A/5, A/6, A/7. Tramite questo link è possibile consultare tutta la normativa di riferimento;
    4. Cinque anni fa i genitori di persone con disabilità non avevano alcuna certezza per il futuro dei loro figli. Oggi c’è la legge sul “Dopo di noi“.
      • Legge 112/2016 Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilita’ grave prive del sostegno familiare: “La presente legge […] è volta a favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilita;
    5. Cinque anni fa non esistevano misure universali contro la povertà. Oggi c’è il Reddito d’Inclusione”.
      • Decreto Legislativo 147/2017 Disposizioni per l’introduzione di una misura nazionale di contrasto alla povertà: “A decorrere dal 1° gennaio 2018, è istituito il Reddito di inclusione, di seguito denominato «ReI», quale misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale”. Il beneficio può arrivare al massimo a 187,5 euro per una persona sola e fino a 485 euro per un nucleo di 5 o più persone, qui potete trovare maggiori informazioni.
    6. Cinque anni fa i reati ambientali non erano punibili. Oggi c’è la legge sugli ecoreati”.
      • Legge 68/2015 Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente;
    7. Cinque anni fa tonnellate di cibo in eccesso venivano sprecate. Oggi, con la legge sullo spreco alimentare, è più semplice destinarle a fini di solidarietà sociale
    8. Cinque anni fa non c’era l’Autorità nazionale anticorruzione. Oggi c’è”.Legge 114/2014 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari. Tramite la pagina di Wikipedia è possibile trovare ulteriori informazioni sull’Autorità Nazionale AntiCorruzione (ANAC).
    9. Cinque anni fa non c’era il codice antimafia. Oggi c’è”.Legge 161/2017 Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. Qui è possibile trovare ulteriori informazioni;
    10. Cinque anni fa non c’era il reato di omicidio stradale. Oggi c’è”.Legge 41/2016 Introduzione del reato di omicidio stradale e del reato di lesioni personali stradali;
    11. Cinque anni fa dieci milioni di dipendenti sotto i 1.500 euro non ricevevano alcun aiuto. Oggi ricevono 80 euro al mese in più”.Decreto-Legge 66/2014 Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale;
    12. Cinque anni fa datori di lavoro disonesti potevano far firmare alle loro dipendenti un documento per poterle “dimissionare” in caso di gravidanza. Oggi le “dimissioni in bianco” sono impossibili”Decreto 15 dicembre 2015 Modalità di comunicazione delle dimissioni e della risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Qui è possibile trovare ulteriori informazioni;
    13. Cinque anni fa il PIL era a -2,4. Oggi è +1,6”.Il PIL ha raggiunto, nel terzo trimestre del 2017, il valore più elevato dal 2011 come riportato da “Il Sole 24 Ore”;
    14. Cinque anni fa gli occupati in Italia erano 22 milioni. Oggi sono 23 milioni. Un milione di posti di lavoro in più (la metà a tempo indeterminato)”.Il corriere titola un articolo del 9 gennaio 2018 “Mai così tanti al lavoro dal 1977”, qui tutti i dati.
    15. Cinque anni fa non c’era la legge sulla ciclabilità. Oggi c’è”.Legge 2/2018 Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica: “La presente legge persegue l’obiettivo di promuovere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto”;
    16. Cinque anni fa i miliardi recuperati dall’evasione fiscale erano 12. Oggi sono 20”.Nel 2017 c’è stato il record di recupero dell’evasione fiscale, oltre 20 miliardi di euro, come riportato da “Il Sole 24 Ore”;
    17. Cinque anni fa 100mila docenti erano precari. Oggi sono di ruolo”.102.734 assunzioni a tempo indeterminato per il 2015/2016 articolato in 4 fasi (zero, A, B, C)
      32.419 assunzioni a tempo indeterminato per il 2016/2017;
      51.773 assunzioni a tempo indeterminato per il 2017/2018.
    18. Cinque anni fa per ottenere il divorzio bisognava aspettare tempi lunghissimi. Oggi c’è il divorzio breve”.Legge 55/2015 Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché’ di comunione tra i coniugi.
    19. Cinque anni fa nessuno credeva che i lavori per la Salerno-Reggio Calabria sarebbero terminati. Oggi sono terminati”.Terminati i lavori della Salerno-Reggio Calabria, qui è possibile trovare ulteriori informazioni;
    20. Cinque anni fa punire il caporalato era complicato. Oggi c’è una legge apposita”.Legge 199/2016 Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo.
    21. “Cinque anni fa non c’era il processo civile telematico. Oggi c’è”.In questo articolo de “Il Sole 24 Ore” è possibile trovare le informazioni e le normative del processo telematico;
    22. Cinque anni fa non c’era la riforma del Terzo settore. Oggi c’è”.Legge 117/2017 Codice del Terzo settore;
    23. Cinque anni fa non c’era il bonus cultura per i 18enni. Adesso c’è”.18App, il bonus cultura per i diciottenni;
    24. Cinque anni fa i docenti non ricevevano alcun sostegno per la loro formazione. Oggi hanno una card da 500 euro”.Decreto del presidente del consiglio dei ministri 28 novembre 2016 Disciplina delle modalità di assegnazione e utilizzo della Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado: “Il presente decreto disciplina le modalità di assegnazione e di utilizzo della «Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado»”;
    25. Cinque anni fa non c’era la responsabilità civile dei magistrati. Oggi c’è”.Legge 18/2015 Disciplina della responsabilità civile dei magistrati: “La presente legge introduce disposizioni volte a modificare le norme di cui alla legge 13 aprile 1988, n. 117, al fine di rendere effettiva la disciplina che regola la responsabilità civile dello Stato e dei magistrati”;
    26. Cinque anni fa non c’era il bonus bebè. Oggi c’è”.Decreto del presidente del consiglio dei ministri 27 febbraio 2015 Disposizioni necessarie per l’attuazione dell’articolo 1, comma 125, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, recante: «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)», che prevede un assegno al fine di incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno;
    27. Cinque anni fa non c’era la dichiarazione dei redditi precompilata. Oggi c’è”.Decreto legislativo 175/2014 Semplificazione fiscale e dichiarazione dei redditi precompilata;
    28. Cinque anni fa non c’era il cumulo gratuito delle pensioni. Oggi c’è”.Qui un articolo de “Il Sole 24 Ore” in cui spiega come si potrà accedere;
    29. Cinque anni fa i furbetti del cartellino proliferavano nella totale impunità. Oggi per legge rischiano il licenziamento immediato”.Lege 124/2015 Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche;
    30. Cinque anni fa chi investiva in cultura non aveva alcuna agevolazione. Oggi c’è l’Art Bonus”.Decreto legge 83/2014 Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo: “ART-BONUS-Credito di imposta per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura”;
    31. Cinque anni fa non c’erano giorni gratuiti per l’ingresso nei musei. Oggi si entra gratis ogni prima domenica del mese”.Decreto 94/2014 Regolamento recante modifiche al decreto 11 dicembre 1997, n. 507, concernente «Norme per l’istituzione del biglietto di ingresso ai monumenti, musei, gallerie, scavi di antichità, parchi e giardini monumentali dello Stato»: “La prima domenica di ogni mese è in ogni caso libero l’accesso a tutti gli istituti ed ai luoghi della cultura di cui all’articolo 1, comma 1, ivi inclusi, in assenza di un percorso espositivo separato e di un biglietto distinto, gli spazi in cui sono allestite mostre o esposizioni temporanee”;
    32. Cinque anni fa non c’era un piano nazionale per la Banda ultra larga. Oggi c’è”.Piano nazionale Banda ultra larga;
    33. Cinque anni fa l’imposta sul reddito delle società (IRES) era al 27.5%, ora è al 24%”.Qui un articolo de “Il Sole 24 Ore” che tratta della riduzione Ires al 24%.
  • Almeno 80 libri la biblioteca perfetta dei sedicenni

    Uno studio australiano collega il numero di volumi che si hanno in casa da ragazzi alle prestazioni da adulti.

    GIULIANO ALUFFI

    Avere, da adolescenti, uno scaffale domestico ben fornito di libri dà una marcia in più nella vita: i ragazzi che hanno avuto almeno 80 libri in casa oggi hanno competenze linguistiche, matematiche e tecnologiche superiori alla media. Lo suggerisce uno studio, pubblicato su Social Science Research, che riguarda 160 mila adulti da 31 nazioni, con dati raccolti dal Programme for the International Assessment of Adult Competencies dell’Ocse. «Nel 2010 avevamo visto, con dati da 27 Paesi, che crescere in una casa fornita di libri aiuta i giovani ad avere tre anni in più di studi rispetto a chi cresce senza libri, indipendentemente dalla cultura e classe sociale dei genitori. In un secondo studio abbiamo visto che, indipendentemente dall’istruzione scolastica, chi cresce in un ambiente domestico ricco di libri, avrà un lavoro più remunerato» spiega la prima autrice dello studio, Joanna Sikora, sociologa dell’Australian National University di Canberra. «Rimaneva da verificare l’effetto del crescere tra i libri sulle competenze in età adulta: l’abbiamo trovato, con risultati del tutto simili tra i vari Paesi». Lo scaffale domestico, secondo lo studio, non aiuta soltanto ad acquisire abilità cognitive aggiuntive rispetto a quelle fornite dalla scuola, ma anche a sviluppare una passione che dura per tutta la vita. «Non è importante soltanto l’atto del leggere, ma anche apprezzare i libri come oggetti, discuterne in famiglia o con gli amici, e soprattutto identificarsi nella lettura: pensare a sé stessi come persone che amano i libri». È una sorta di “imprinting” con i libri, che deve avvenire preferibilmente nel periodo della vita in cui si decide chi si è e chi si vuole essere. «Sappiamo che chi ha molti libri in casa avrà maggiori probabilità di leggere saggi, in particolare di divulgazione scientifica, narrativa e poesia» spiega Sikora. «Ma in realtà qualsiasi tipo di coinvolgimento con il libro è utile per aumentare il proprio vocabolario e le proprie abilità cognitive. C’è anche un aspetto di scelte future legate all’identità personale: se ti vedi come un amante dei libri, ciò ti porterà a preferire, nella vita, certe attività rispetto ad altre: nel tuo stile di vita includerai il piacere e lo stimolo intellettuale della lettura». Anche al di là della formazione istituzionale: «I dati raccolti ci dicono che chi non è riuscito ad andare all’università, se ha avuto una quantità sufficiente di libri in casa a sedici anni, da adulto non sarà meno competente di un laureato che ha avuto pochi libri attorno a sé da ragazzo». Lo studio riguarda chi è stato adolescente tra il 1950 e il 1995, quando il libro esisteva in sola forma cartacea. Avremo lo stesso effetto positivo anche per generazioni di nativi digitali «È vero che oggi gli adolescenti consultano una pluralità di media diversi, con una preferenza per lo smartphone», ammette la sociologa australiana, «ma credo che continuerà a esserci una differenza di competenze e di opportunità tra chi cresce in mezzo a libri cartacei e gli altri».

  • Perché Renzi è di sinistra e Bersani, Cuperlo e Speranza sono di destra

    Perché Renzi è di sinistra e Bersani, Cuperlo e Speranza sono di destra

    Risultati immagini per BERSANI E RENZI

    Alla luce della storia della sinistra negli ultimi 25 anni, perché Renzi è sicuramente più a sinistra di Bersani e compagnia. Le iniziative ed i provvedimenti del governo che dimostrano il suo essere il governo più modernamente di sinistra della storia repubblicana.

    Nella vulgata politica quotidiana lo sport più diffuso è dipingere Renzi il suo PD ed il suo governo come una espressione politica di destra.

    Si passa agli urlatori raffinati che addirittura paragonano Renzi a Orban o ad Erdogan a quelli che urlano meno ed usano argomenti più sottili ma alla fine paragonano Renzi alla Tatcher ed alla stregua dei peggiori leaders neoliberisti.

    Quelli della minoranza dem invece dicono solo che sarebbe ora che il PD ed il governo facessero cose di sinistra e quindi facendo intendere che finora non le ha fatte.

    Ai primi c’è poco da controbattere. E’ la solita accozzaglia gruppettara che storicamente si forma a sinistra del Partito più forte e che urla al tradimento (cominciarono contro Togliatti parlando di Resistenza tradita) e di spostamenti a destra.

    Sono stati sconfitti dalla storia ed oggi ricicliamo approfittando di un momento di confusione politico-culturale molto forte dettata dai tempi che producono rapidi mutamenti.

    Mi voglio invece soffermare a rispondere ai rappresentanti della minoranza dem che si sono immeritatamente autoproclamati l’unica sinistra dentro il PD.

    La storia degli ultimi anni dimostra inequivocabilmente che la sinistra che ha fatto la destra è stata quella della ditta, dei Bersani e dei D’Alema padrini dei Cuperlo, degli Speranza, dei Gotor e corifei vari.

    Sono stati loro per anni ad essere subalterni al neoliberismo europeo, ad accettare la folle linea della austerità voluta dai tedeschi, a reagire alla grande crisi scoppiata nel 2008 accettando il mantra dei soli equilibri di bilancio (contrariamente a quanto fatto dai Democratici americani).

    E sono stati loro per anni, in tema di diritti civili, ad essere subalterni alla gerarchia cattolica e a non essere capaci di uno scatto autonomo della Politica se non con quel pasticcio indigeribile che erano i DICO o i PACS.

    Ed è stato Pierluigi Bersani da segretario non rimpianto del PD che ci portò alla grande coalizione con Berlusconi senza una linea autonoma e forte accettando misure sbagliate come il pareggio di bilancio in Costituzione o le leggi Fornero.

    Accettandole e facendole votare ai gruppi Parlamentari senza discussione alcuna e senza alcun passaggio negli organismi democratici di direzione nazionale (e queste decisioni furono prese in quegli organismi informali chiamaticaminetti e composti dai soliti big autoproclamatosi tali).

    E questo fino a quando gli elettori del centrosinistra, che probabilmente ne avevano piene le palle, li hanno spazzati via facendo vincere Matteo Renzi, un giovane provinciale di Rignano a Firenze, con oltre il 67% dei voti.

    E questo giovanotto fiorentino un po’ sbruffone e con la faccia tosta, insieme a molti altri giovani trenta/quarantenni,ha fatto più cose di sinistra di quante ne abbiano fatte quelli che erano gli eredi del vecchio PCI.

    Avrà sicuramente in questi due anni fatto degli errori ma dal punto di vista ideale e dal punto di vista pratico la cifra del suo governo è sicuramente una cifra che a me, uomo di sinistra e con una storia personale definita, convince e mi fa essere un sostenitore di Renzi e del suo governo.

    Innanzitutto essere di sinistra, progressisti e democratici vuol dire contrastare in Europa la linea della austerità ordoliberista finora egemone e significa avere il coraggio, sempre in Europa, di battersi per una linea di accoglienza e di solidarietà verso il dramma epocale dei profughi che scappano sempre più dalle sofferenze provocate dalle troppe guerre ai nostri confini meridionali.

    E contrariamente a Bersani ed alla vecchia ditta, Matteo Renzi su entrambe queste questioni ha avuto una linea chiara e netta non tirandosi indietro dal fare polemiche anche aspre con la politica e la tecnocrazia europea (dovendosi sorbire anche i rimproveri della minoranza dem che lo ha perfino accusato di alzare troppo i toni contro una Europa senza più anima, roba da matti!).

    Il PD con la sua vittoria del 2014 e la sua forza dentro il Parlamento europeo è stato certamente una garanzia ed una copertura politica che ha permesso a Mario Draghi maggiore autonomia dalla Banca centrale tedesca rispetto al periodo di Barroso in cui i conservatori dominavano in Parlamento ed in Commissione.

    Ed in Europa la battaglia per l’allentamento selettivo dei vincoli del fiscal compact e per una politica economica che rilanci la crescita e gli investimenti è stata fatta da Renzi e Padoan fino in fondo ottenendo i primi risultati e trascinando su questa posizione un PSE fino ad allora balbettante ed incerto (subalterno anch’esso alla egemonia culturale liberista).

    E senza questa battaglia, che non è certo finita, le trappole sull’IVA disseminate dai governo Monti e Letta (sotto dettatura di Barroso e della Troika) avrebbero comportato un salasso nelle tasche degli italiani di oltre 30 miliardi (la maggiore flessibilità ottenuta in gran parte è servita infatti per evitare l’aumento dell’IVA del 2% e adesso si tratta di disinnescare il 2017).

    E’ o non è questa una battaglia di sinistra che ci deve rendere tutti orgogliosi di appartenere a questo Partito?

    E non deve renderci orgogliosi anche il fatto di far parte di un Partito che, sfidando l’opinione comune aizzata dai razzismi e dai populismi di vario genere, tiene la barra ferma sui temi dei profughi non rinunciando a salvare vite umane e spingendo in Europa affinché tutti facciano la loro parte e presentando un “Migration act” apprezzato da moltissimi ma che stenta a decollare per le solite timidezze ed incrostazioni burocratiche tipiche di questa UE.

    E dove erano i sinistri Bersani e Cuperlo quando le destre razziste protestavano perché Renzi spendeva soldi pubblici per estrarre dal mare i corpi di 700 profughi al largo della Sicilia in modo di dare loro dignitosa sepoltura?

    E’ o non è tutto ciò conforme a quelli che sono stati gli ideali che quelli della mia generazione hanno coltivato quando erano giovani? Sono o non sono posizioni politiche fortemente progressiste, nette chiare, senza tentennamenti (altro che il partito del “pochino” di bersaniana memoria, ricordate il pietire, mentre Monti ci prendeva a schiaffoni, “un pochino in più di lavoro, un pochino in più di eguaglianza”?).

    Basterebbe questo per definire Renzi e l’attuale PD un Partito di sinistra (una sinistra contemporanea di un epoca completamente diversa da quarant’anni fa).

    Ma poi ci sono tante scelte concrete di governo.

    Inoppugnabilmente di sinistra e che fanno parte di una scelta strategica chiara.

    Porto ad esempio simbolico due provvedimenti legislativi che nessun governo di centrosinistra del passato era riuscito a far approvare.

    Parlo della legge sulle Unioni civili che Renzi ha fortemente voluto e che ha difeso rispetto alle proteste della gerarchia cattolica, lui cattolico e scout, dicendo una cosa che mai nessun esponente della vecchia sinistra si sarebbe permesso di dire e cioè che un Presidente del Consiglio ha giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo.

    E parlo della legge che combatte il caporalato, nuova forma di schiavismo, approvata di recente dal Senato e che mai era stata considerata come prioritaria da quelli che oggi chiedono a Renzi di essere più di sinistra.

    Ma in questi due anni altre leggi sono state approvate e sono leggi che solo una forza di sinistra poteva approvare come ad esempio: l’estensione della Cassa integrazione alle imprese sotto i 15 dipendenti e l’approvazione di uno Statuto dei lavoratori autonomi con un occhio particolare al mondo delle Partita IVA cui vengono riconosciuti per la prima volta diritti esigibili, o la decontribuzione volta a far costare di meno il lavoro a tempo indeterminato, o la leggeper il contrasto alla povertà con una serie di misure a sostegno di chi, per vari motivi, si trova oggi in difficoltà e soprattutto per le famiglie con minori, o la legge sul “dopo di noi” per assicurare un futuro alle persone con disabilità aumentando contemporaneamente il budget del fondo per la non autosufficienza.

    Ed è di sinistra, con un occhio attento al lavoro, l’impegno pancia a terra, con una task force di altissimo livello, per risolvere le tante crisi aziendali conseguendo risultati importantissimi

    Trascuro tantissimi provvedimenti (quelli contro la corruzione li troverete in questo articolo:Il governo Renzi sarà ricordato come il governo che ha fatto di più contro la corruzione) ma io ritengo di sinistra anche i due provvedimenti più discussi e contestati dalla minoranza dem e cioè il jobs act e la buona scuola.

    Solo a chi aveva del mercato del lavoro prima del jobs act una visione idilliaca dove tutti indifferentemente godevano dei diritti previsti dallo Statuto possono considerare questa legge sul mercato del lavoro una legge che comprime i diritti.

    Erano decenni invece che sul mercato del lavoro italiano trionfava la precarietà selvaggia ed i contratti a tempo indeterminato non venivano più stipulati.

    E’ evidente, lo so io come lo sa Renzi, che non basta una legge di regolazione del mercato del lavoro per recuperare tutti quei posti di lavoro che la crisi globale dal 2008 in poi ha bruciato e per fare questo serve certamente che la battaglia in Europa del governo italiano contro l’austerità e per la crescita vinca e si affermi come nuovo pensiero dominante. E se non avverrà ogni sforzo sarà vano.

    Ma è un dato che in Italia sono aumentati i contratti a tempo indeterminato, quasi 600.000 in più, ed è la prima volta che avviene da tanti anni e significa non meno diritti ma diritti in più (ad accendere un mutuo, ai contributi pensionistici, alle ferie, alla malattia, alla maternità o paternità) per centinaia di migliaia di persone in carne ed ossa.

    Poco? Certo che è ancora poco ma non siamo più con il segno meno.

    Sulla buona scuola è possibile che qualche errore sia stato fatto (anche se io credo fortemente che le reazioni incomprensibili di parte della classe insegnante sia dovuta essenzialmente ad un corporativismo egoistico e ad un non volersi mai mettere in discussione sentendosi gli unici detentori del sapere).

    Ma non c’è dubbio che dopo i tagli selvaggi della Gelmini ed i non interventi riparatori dei governi di centrosinistra con il governo Renzi è la prima volta che c’è una forte espansione della spesa per la scuola pubblica.

    Si può certo discutere di alcuni punti della riforma ma l’assunzione, in meno di due anni, di 180.000 insegnati a tempo indeterminato, l’assunzione di 10.000 ATA, gli addetti alle segreterie scolastiche, l’aumento dei fondi per la formazione degli insegnanti, quelli per l’edilizia scolastica, sono misure rivoluzionarie che invertono drasticamente un trend che tendeva ad impoverire la scuola pubblica. Ed una sinistra seria fa questo.

    Si può fare di più? Si può sempre fare di più!!!!

    Non può chiederlo però quella classe dirigente della ditta che negli ultimi 25 anni, oltre a regalarci l’egemonia berlusconiana, non è riuscita a fare granché quando è stata al governo (il risanamento dei conti di cui spesso ci vantiamo è stata certo una cosa positiva ma solo con il risanamento dei conti e senza riforme siamo stati dentro un orizzonte subalterno al pensiero dominante).

    E non si può pretendere che in due anni un governo che vive sui rapporti di forza parlamentari, soprattutto al Senato, scaturiti dalla sconfitta bersaniana, non si può pretendere che faccia tutto quello che la vecchia sinistra non è riuscita a fare in 25 anni e più.

    La minoranza dem la smettesse di giocare di rimessa con l’unico obiettivo di reimpossessarsi della stanza dei bottoni. Sono, senza offesa e in termini tecnici e scientifici, dei parassiti. Perché i parassiti sono quegli organismi che vivono bene e crescono dentro un organismo più grande. Fuori da quell’organismo muoiono e finiscono il loro ciclo di vita.

    Non riescono neanche ad essere delle mosche cocchiere, quelle mosche cioè attaccate alla criniera del cavalo e che si illudono di essere loro a guidare la corsa. Non ci riescono perché per farlo dovrebbero riconoscere che Renzi ha fatto molte cose di sinistra ed a loro questo fa fatica riconoscerlo perché lo vogliono solamente annientare. Problemi loro.

    Che Renzi riesca o non riesca nella sua impresa l’unica cosa certa però è che per questa gente non ci sarà più spazio. Loro lo sanno ma si comportano come Sansone che disse la famosa frase “muoia Sansone con tutti i filistei” trascinando nella sua morte anche i suoi nemici.

    Post scriptum:

    Qualcuno a questo punto potrebbe dire: “e il combinato disposto Italicum-Riforma Costituzionale non è di destra?”

    Ed allora io, esausto, gli rispondo con le parole di un uomo di sinistra, il sociologo Franco Cassano, non sospettabile certo di renzismo che in una intervista ha risposto in questa maniera a chi gli rimproverava di aver votato la fiducia all’Italicum:

    C’è una ragione per me ancora più rilevante che nasce dalla convinzione che i mutamenti dello scenario internazionale nell’epoca della globalizzazione impongano un passaggio nella direzione suggerita dall’Italicum.

    Tutti i maggiori studiosi, in prima fila quelli più radicali e di sinistra, sottolineano come oggi lo Stato nazionale e quindi la sede privilegiata delle decisioni politiche si sia drasticamente indebolito e sia stato scavalcato continuamente dal prepotere del capitale finanziario, dei grandi interessi transnazionali dalle multinazionali fino alla burocrazia di Bruxelles.

    In un quadro come questo una politica debole, paralizzata da mille spinte centrifughe e dalla rincorsa a continue mediazioni, incapace di decidere, lascia spazi immensi all’iniziativa di soggetti, come quelli che ricordavo, che non rispondono a nessun mandato democratico. Pertanto ogni passo che va nella direzione di aumentare la capacità di decisione politica del sistema non è un attacco alla democrazia, ma esattamente l’opposto, lo strumento per far entrare nel mondo dei decisori globali anche le decisioni prese dallo StatoE devo dire che trovo strano che la sinistra del Pd, anche dimenticando una parte della propria storia, non sembri sensibile a questo argomento, che per me è cruciale, e abbia deciso di andare ad uno scontro quando aveva ottenuto notevoli miglioramenti del provvedimento”.

  • Il grillismo e il “fascismo eterno” (U.Eco)

    Il grillismo e il “fascismo eterno” (U.Eco)

    Con l’elezione di Roberta Lombardi a capogruppo m5s alla Camera, è venuto fuori un suo post del 21 gennaio scorso, a ridosso dell’apertura di Grillo a CasaPound,  intitolato “Italia sotto formaldeide”, nel quale spunta fuori un paragrafo che suona a elogio, sia pure indiretto, del fascismo. La Lombardi difende il suo Capo, sostenendo che comunque

    “da quello che conosco di Casapound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica (se vogliamo dire così), razzista e sprangaiola. Che non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia. Quindi come si vede Casapound non è il fascismo ma una parte del fascismo. E quindi solo in parte riconducibile ad esso.”

    “Infortunio” o vero e proprio  coming out? Con un’argomentazione un po’ contorta, la Lombardi vuole dimostrare che non contano i simboli (folcloristici) di ideologie che hanno esaurito la propria funzione, e che dunque esse non rappresentano una minaccia presente, ergo, lo sdoganamento di CasaPound ci può stare, anche perché il fascismo, prima di degenerare, era tutt’altra cosa. E non si possono certo confondere i clowns di CasaPound col vero fascismo!

    Ora , questo ragionamento un po’ scombinato e piuttosto avventuroso, di negazione/affermazione, mette per l’ennesima volta in luce la psicologia di massa del fascismo nel nostro sventurato Paese, che risorge al di là dei simboli, e i cui coming out conosciamo (o dovremmo conoscere) abbastanza bene attraverso le innumerevoli sparate dei leghisti, dei Bossi, dei Borghezio, dei Gentilini, di Berlusconi. Fenomeno che risale allo sdoganamento del Movimento Sociale Italiano da parte dello stesso Berlusconi, e ancora prima da parte di Craxi, che non a caso veniva chiamato Benito e non Bettino!

    Forse chiunque di noi ha conosciuto amici, giovani e meno giovani, a volte già “di sinistra”, che nel corso dell’ultimo decennio (o anche prima) hanno espresso coming out simili, improvvisamente dichiarandosi prima berlusconian-fascisti e poi fascisti tout court, con una sorta di liberazione, di sollievo, “ah! Adesso l’ho detto!”. Con il ritiro progressivo dell’egemonia culturale della sinistra, più apparente che reale, favorito dal riposizionamento a destra del PD, sempre più persone, anche fra sedicenti “alternativi”, si sono ritrovate in  sintonia psicologica e culturale col fascismo eterno, o Ur-fascismo, che non era mai morto nel proprio ambiente familiare e quotidiano.

    La nozione di ur-fascismo è stata richiamata in questi giorni da wumingfoundation.com/giap/ , e risale a un articolo del 1995  di Umberto Eco, intitolato “Totalitarismo fuzzy e ur-fascismo”, successivamente divulgato come Il fascismo eterno. Eco si chiede : “ma chi sono loro?”, i “fascisti”?

    “Se pensiamo ancora ai governi totalitari che dominarono l’Europa prima della seconda guerra mondiale, possiamo dire con tranquillità che sarebbe difficile vederli ritornare nella stessa forma in circostanze storiche diverse… Tuttavia, anche se i regimi politici possono venire rovesciati, e le ideologie criticate e delegittimate, dietro un regime e la sua ideologia c’è sempre un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali, una nebulosa di istinti oscuri e di insondabili pulsioni. C’è dunque ancora un altro fantasma che si aggira per l’Europa (per non parlare di altre parti del mondo)?”.

    Secondo Eco,

    “Il fascismo fu certamente una dittatura, ma non era compiutamente totalitario, non tanto per la sua mitezza, quanto per la debolezza filosofica della sua ideologia. Al contrario di ciò che si pensa comunemente, il fascismo italiano non aveva una sua filosofia.  Mussolini non aveva nessuna filosofia: aveva solo una retorica. Cominciò come ateo militante, per poi firmare il concordato con la Chiesa e simpatizzare coi vescovi che benedivano i gagliardetti fascisti. Si può dire che il fascismo italiano sia stata la prima dittatura di destra che abbia dominato un paese europeo, e che tutti i movimenti analoghi abbiano trovato in seguito una sorta di archetipo comune nel regime di Mussolini. Il fascismo italiano fu il primo a creare una liturgia militare, un folklore, e persino un modo di vestire – riuscendo ad avere all’estero più successo di Armani, Benetton o Versace. “.

    E dunque il fascismo, contrariamente a quel che pensa la Lombardi, creò fin dall’inizio, “prima che degenerasse”, un folclore, una liturgia, che poi negli anni Trenta venne ripreso in altri Paesi europei, e perfino fuori dall’Europa.

    “Fu il fascismo italiano a convincere molti leader liberali europei che il nuovo regime stesse attuando interessanti riforme sociali in grado di fornire una alternativa moderatamente rivoluzionaria alla minaccia comunista”.  Una controrivoluzione preventiva, o una “rivoluzione conservatrice”.

    Perché allora parliamo di ur-fascismo, di fascismo eterno, originario o prototipico, una denominazione pars pro toto per movimenti totalitari diversi?

    Non è sufficiente ritenere che il fascismo italiano venne prima, o che conteneva in sé  “tutti gli elementi dei totalitarismi successivi, per così dire, “in stato quintessenziale”. Al contrario, il fascismo non possedeva alcuna quintessenza, e neppure una singola essenza. Il fascismo era un totalitarismo fuzzy ( un insieme “sfumato”, “confuso”, “impreciso”, “sfocato”).Il fascismo non era una ideologia monolitica, ma piuttosto un collage di diverse idee politiche e filosofiche, un alveare di contraddizioni.”

    Sono considerazioni simili a quelle che, come abbiamo visto ne Il-popolo-delle-scimmie-da-kipling-a-gramsci/, avevano già svolto Antonio Gramsci ed Emilio Lussu, “in diretta”. Il fascismo fu un alveare di contraddizioni, tanto da passare tranquillamente dallo spirito repubblicano alla monarchia alla “repubblica sociale” , “arricchita di accentuazioni quasi giacobine”, nel 1943. Mentre il nazismo e lo stalinismo imposero un’arte e una cultura monolitica, il fascismo accostò insieme D’Annunzio, Marinetti e le tradizioni rurali. Nelle associazioni studentesche (GUF, Gruppi Universitari Fascisti), circolavano nuove idee “senza nessun reale controllo ideologico, non tanto perché gli uomini di partito fossero tolleranti, quanto perché pochi di loro possedevano gli strumenti intellettuali per controllarle.”. Non si trattava di tolleranza, ma sgangheratezza politica e ideologica:

    “Ma era una “sgangheratezza ordinata”, una confusione strutturata. Il fascismo era filosoficamente scardinato, ma dal punto di vista emotivo era fermamente incernierato ad alcuni archetipi.”.

    Sono proprio questi archetipi emotivi a comporre una lista di caratteristiche tipiche dell’ur-fascismo o fascismo eterno. Mentre il nazismo fu uno e uno solo,

    “Al contrario, si può giocare al fascismo in molti modi, e il nome del gioco non cambia. Succede alla nozione di “fascismo” quel che, secondo Wittgenstein, accade alla nozione di “gioco”.  Il termine “fascismo” si adatta a tutto perché è possibile eliminare da un regime fascista uno o più aspetti, e lo si potrà sempre riconoscere per fascista. “.

    Il fascismo era sgangherato, confuso e contraddittorio, ma ciononostante si possono indicare delle caratteristiche che, pur non potendosi irreggimentare in un sistema, perché molte si contraddicono reciprocamente, o sono tipiche di altre forme di dispotismo o di fanatismo, coagulano una nebulosa fascista a partire anche soltanto di una di esse. L’ur-fascismo è esattamente questa nebulosa generata da una o più caratteristiche, come un codice genetico.

    Eco fa dunque la seguente lista di queste caratteristiche (che potete leggere integralmente qui  http://funkallero.altervista.org/wp-content/uploads/2013/02/fascismo_eco2.pdf ):

    • il culto della tradizione e il sincretismo,
    • il rifiuto del mondo moderno e del modernismo,
    • l’irrazionalismo, il culto dell’azione per l’azione il rifiuto della cultura e della critica (“Quando sento parlare di cultura, estraggo la mia pistola” Goebbels),
    • il sincretismo (“Per l’Ur-Fascismo, il disaccordo è tradimento) e la paura della differenza(“contro gli intrusi”),
    • l’appello alla frustrazione individuale o sociale (alle classi medie frustrate, compresi gli ex proletari divenuti piccola borghesia),
    • il nazionalismo (come “privilegio”  e ideologia offerti a chi non ha alcuna identità sociale, contro i nemici),
    • l’ossessione del complotto, (possibilmente internazionale, i seguaci debbono sentirsi assediati),
    • la xenofobia e l’antisemitismo,
    • l’umiliazione di fronte a nemici che appaiono allo stesso tempo “troppo forti e troppo deboli”,
    • la guerra permanente (“Siamo in guerra”) e il “complesso di Armageddon” (ci sarà una “battaglia finale”, a seguito della quale il movimento avrà il controllo del mondo; dopo la soluzione finale, ci sarà un’Era di pace, una nuova Età dell’Oro),
    •  l’elitismo popolare (Ogni cittadino appartiene al popolo migliore del mondo, i membri del partito sono i cittadini migliori, ogni cittadino può (o dovrebbe) diventare un membro del partito) (Ma non possono esserci patrizi senza plebei. Il leader, che sa bene come il suo potere non sia stato ottenuto per delega, ma conquistato con la forza, sa anche che la sua forza si basa sulla debolezza delle masse, così deboli da aver bisogno e da meritare un “dominatore”. Dal momento che il gruppo è organizzato gerarchicamente (secondo un modello militare), ogni leader subordinato disprezza i suoi subalterni, e ognuno di loro disprezza i suoi sottoposti. Tutto ciò rinforza il senso di un elitismo di massa),
    • il culto dell’eroismo e della morte (non solo quella “eroica”, propria, ma soprattutto quella degli altri, a cui si sopravvive, E.Canetti),
    • il machismo e i giochi di guerra;
    • il populismo qualitativo, il popolo come entità monolitica che esprime la “volontà comune”; ma dal momento che nessuna quantità di esseri umani può possedere una volontà comune, il leader pretende di essere il loro interprete (il Megafono):  Avendo perduto il loro potere di delega, i cittadini non agiscono, sono solo chiamati pars pro toto, a giocare il ruolo del popolo. Il popolo è così solo una finzione teatrale. Nel nostro futuro si profila un populismo qualitativo Tv o Internet, in cui la risposta emotiva di un gruppo selezionato di cittadini può venire presentata e accettata come la “voce del popolo”. A ragione del suo populismo qualitativo, l’Ur-Fascismo deve opporsi ai`putridi” governi parlamentari. (ciò veniva scritto nel 1995, e la scimmia genovese era ancora ben lungi dall’improvvisarsi arruffapopolo);  una delle prime frasi pronunciate da Mussolini nel parlamento italiano fu: “Avrei potuto trasformare quest’aula sorda e grigia in un bivacco per i miei manipoli.” Di fatto, trovò immediatamente un alloggio migliore per i suoi manipoli, ma poco dopo liquidò il parlamento. Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più la “voce del popolo”, possiamo sentire l’odore di Ur-Fascismo.
    • La “neolingua”, da 1984 (G.Orwell), tutti i testi scolastici nazisti o fascisti si basavano su un lessico povero e su una sintassi elementare, al fine di limitare gli strumenti per il ragionamento complesso e critico. Ma dobbiamo essere pronti a identificare altre forme di neolingua, anche quando prendono la forma innocente di un popolare talkshow (o del “comizio” di un comico).

    Dunque, questa è una possibile lista che ognuno può sviscerare e approfondire a piacimento. Se in questa lista vi sembra riconoscere alcuni aspetti familiari del berlusconismo e del leghismo prima, del grillismo poi, non vi preoccupate, è proprio così:

    “L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: “Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!”

    Ciò sarebbe folclore, direbbe la Lombardi.

    “Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo. Libertà e liberazione sono un compito che non finisce mai. Che sia questo il nostro motto: “Non dimenticate”.

  • Analfabetismo funzionale, cultura di massa e fascismo: Umberto Eco ci aveva avvisati

    Analfabetismo funzionale, cultura di massa e fascismo: Umberto Eco ci aveva avvisati

    Sarebbe bello dire che Umberto Eco (Alessandria, 5 gennaio 1932 – Milano, 19 febbraio 2016) si sbagliava, sarebbe come dare un po’ di speranza sul futuro di una società che ha smesso di essere popolo e ha ormai assunto la forma di uno sciame, una massa informe. Sarebbe bello, ma non sarebbe intellettualmente corretto.

    Chissà cosa avrebbe detto Umberto Eco quando alla sua morte iniziò a diffondersi capillarmente nella rete quella che doveva essere una sua citazione:

    Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro.

    Le abbiamo lette ovunque accompagnate dal suo volto, eppure non sono parole sue. Umberto Eco questo concetto l’ha espresso diversamente, e molto meglio, in La bustina di Minerva, l’ultima pagina che curava per L’espresso:

    Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all’analfabeta (o di chi, alfabeta, non legge) è che lui sta vivendo e vivrà solo la sua vita e noi ne abbiamo vissuto moltissime. Ricordiamo, insieme ai nostri giochi d’infanzia, quelli di Proust, abbiamo spasimato per il nostro amore ma anche per quello di Piramo e Tisbe, abbiamo assimilato qualcosa della saggezza di Solone, abbiamo rabbrividito per certe notti di vento a Sant’Elena e ci ripetiamo, insieme alla fiaba che ci ha raccontato la nonna, quella che aveva raccontato Sherazade.

    Chiunque abbia letto Il nome della rosa, il best seller uscito nel 1980, ha sicuramente presente la quantità di citazioni e riferimenti puntuali con cui Eco ha riempito il romanzo, perché in quanto intellettuale era suo compito pretendere una correttezza metodologica anche all’interno di un prodotto creato per la massa.

    Non gli farebbe piacere sapere che qualcuno gli ha messo in bocca parole che non ha mai detto, ma non ne sarebbe sorpreso. Nella citazione originale si percepisce il suo biasimo nei confronti di coloro che non leggono, un biasimo che è espresso senza mezze misure in quest’altra citazione, tratta da Quanti libri non abbiamo letto?:

    Si può essere colti sia avendo letto dieci libri che dieci volte lo stesso libro. Dovrebbero preoccuparsi solo coloro che di libri non ne leggono mai. Ma proprio per questa ragione essi sono gli unici che non avranno mai preoccupazioni di questo genere.

    La sua opinione sul fenomeno degli analfabeti funzionali e le sue critiche verso le «legioni di imbecilli» sono state percepite come offensive da coloro che si sono sentiti presi in causa. Il messaggio era chiaro, la comunicazione era riuscita perfettamente.

    Umberto Eco è stato il maggiore esperto di comunicazione in Italia, colui che ha capito l’importanza di quest’azione che si svolge quotidianamente con mezzi diversi, che siano orali o scritti. È stato lui a fondare il corso di Scienze della Comunicazione negli anni Ottanta e ancora prima, nel 1971, il DAMS dell’Università di Bologna, e a tenere corsi dedicati alla comunicazione in svariate università in Italia e all’estero.

    Di fronte al suo prestigio dovremmo fare un passo indietro e dare ascolto alle sue parole, alle sue raccomandazioni, perché «di qualsiasi cosa i mass media si stanno occupando oggi, l’università se ne è occupata venti anni fa e quello di cui si occupa oggi l’università sarà riportato dai mass media tra vent’anni».

    Prima di internet e dei social per parlare, o scrivere, ad un grande numero di persone bisognava prima averne acquisito il diritto. Ora è come se chiunque potesse salire su un palco di fronte a un pubblico potenzialmente illimitato, dire quello che vuole senza assumersene le responsabilità, essere acclamato o criticato, e tornare alla sua vita.

    Quello che dice potrebbe essere – e spesso lo è – una falsità, ma la maggior parte della massa, disabituata a un atteggiamento critico verso ciò che sente, gli crederebbe e contribuirebbe a diffonderla. Gli esempi sono sotto i nostri occhi ogni giorno.

    Umberto Eco, esperto della cultura di massa e dei mass media, è stato tra i primi ad avvisarci di questo pericolo e non solo. Nel libro Il fascismo eterno, edito dalla Nave di Teseo nel gennaio 2018 (precedentemente era uscito nel 1997 col titolo Cinque scritti morali), è contenuta una lezione che Eco tenne nel 1995 alla New York Review of Books, nella quale individuava una correlazione tra dittatura e cultura di massa.

    Le caratteristiche ricorrenti sono il culto dell’azione per l’azione, il disaccordo come tradimento, la paura delle differenze, l’appello alle classi medie frustrate, il populismo qualitativo e altre ancora, tutte forme smascherate nel loro riprodursi da sempre.

    Non penso sia un caso che questo libro sia stato riproposto in Francia durante le scorse elezioni e adesso in Italia, in un periodo storico in cui, tra accuse di esagerazione e dubbi, si sta assistendo alla ricomparsa di fatti dalle sembianze storicamente note.