Categoria: Politica

  • Sull’esportazione della democrazia

    Sull’esportazione della democrazia

    Il precipizio della sinistra che nega l’esportabilità della democrazia (msn.com)

    Dacia Maraini: «Cosa ci insegna il coraggio degli afghani in quelle piazze colme di giovani e di donne»- Corriere.it

    Sì, la democrazia si esporta, ma non sempre, non ovunque | L’HuffPost (huffingtonpost.it)

    di Mattia Feltri

    Il problema dell’Afghanistan è che preferisce la legge di Dio a quella degli uomini

    18 Agosto 2021 alle 11:22

    Il 10 luglio qui su Huffpost ci chiedevamo con plateale scetticismo se la democrazia fosse un bene esportabile come scarpe Nike o pollo del Kentucky. Lo spunto arrivava da Kabul, dove il ritiro delle forze militari dei Volenterosi induceva a pronosticare il ritorno dei talebani nella capitale entro fine anno. È invece bastato poco più di un mese, e una decina di giorni di marcia senza sparare un colpo. Non lo si sottolinea per darci un tono: eravamo già in ritardo anche noi. Ma vale la pena sottolinearlo per restituire il giusto apprezzamento a una politica capace di cogliere la portata del disimpegno in Afghanistan fuori tempo massimo, guardando al Var le immagini disperanti dell’aeroporto e commentandole in stile rubicondo, perché prima, secondo recente e ubertosa tradizione, era troppo impegnata a spremere in quotidiane frivolezze le sue migliori energie. Questo abbiamo, perché è quanto sappiamo produrre: leadership che non sapevamo guardare oltre il domani, poi solo all’oggi e adesso dedite allo ieri. Bell’affare.

    Scrivevamo, allora, che la democrazia non è un bene esportabile, riferendoci all’Afghanistan e in parte al malsicuro Iraq, perché la democrazia non è soltanto un insieme di regole ma soprattutto una disposizione mentale e culturale (Robert Conquest) nata in Europa due millenni e mezzo fa nell’Atene di Pericle, passata dalla Magna Carta, da Oliver Cromwell e poi dalla Gloriosa rivoluzione in Inghilterra, dalla Guerra d’Indipendenza americana (caso interessante di importazione della democrazia con uso di armi), dalla Rivoluzione francese, dalle svariate dichiarazioni dei diritti dell’uomo, insomma un lunghissimo, dibattutissimo, sanguinoso percorso in fondo al quale le democrazie occidentali oggi non sono una soluzione finale ma un esperimento in cammino, talvolta in evoluzione altre in involuzione, e messo a faticosa prova dagli accidenti della vita, come ora il virus. 

  • Michele Serra

    Michele Serra

    DI TUTTO DI PIU SENZA PELI SULLA LINGUA E SENZA FAKE.

    Nuovi tempi, vecchi errori in forma nuova.Non sono nè un giornalista, nè un cronista, sono un cittadino ITALIANO che scrive come la vede. Che esprime semplicemente il suo punto di vista, che non siete obbligati a condividere. Libero io e liberi tutti, il pensiero non è un canarino.

    Vai al contenuto

    Caro Michele Serra …

    Visualizza immagine di origine

    Caro Michele,
    debbo riportare verbatim le parole che hai appena pubblicato sulla tua posta del Venerdì:
    “Venendo a Draghi: io mi sentivo un elettore del governo giallo-rosso, con tutti i limiti del caso, e non mi sento un elettore di questo governo, che è frutto di una lecita alchimia istituzionale (ha i voti in Parlamento), non certo di un risultato elettorale. Ma non posso non vedere e non sentire che il prestigio di Draghi poggia su solide basi. Quando parla, di solito poco, è preciso e semplice, il contrario del politicante. È un uomo di centro, laico anche se credente. È un uomo di mercato, eccome, ma anche un uomo di Welfare. Un democratico legalitario. Un forte e credibile europeista. Una specie di Prodi conservatore, ammesso che i conservatori se ne accorgano.
    E dunque penso che sarebbe il leader ideale di un centro-destra finalmente civilizzato.”

    Non ho saltato neanche una virgola.
    E resto di sasso …

    Perché mi sento improvvisamente diverso, estraneo, tagliato fuori da una storia che credevo comune, che mi pareva comune, e che invece ora, alle soglie dei miei (e anche tuoi, tra un po’…) settant’anni, mi proietta violentemente da un’altra parte. E non so più quale!

    Io credevo di avere una storia ed anche una pratica di sinistra (tessera del PCI di Berlinguer, voto sempre, disciplinatamente, alla filiera PCI/PDS/DS/PD in ogni tipo di elezione e referendum, fondazione e militanza nel PD, il partito lungamente atteso, desiderato, mai compiuto, strapazzato dalle sue infinite traversie, infine grato a Matteo Renzi per quanto ha fatto e fa ancora…).
    Ahi! Qui si apre la prima faglia: infatti oggi io sostengo l’azione di Italia Viva e sono riconoscente a Renzi per avere indirizzato abilmente ed efficacemente la politica di questo Paese, fino a Mario Draghi, in un frangente molto complesso e delicato.

    Ma a parte questo “grave difetto”, mai mi ha nemmeno sfiorato l’idea di poter sostenere un qualsiasi centrodestra, fosse anche “finalmente civilizzato”, e per un fatto quasi antropologico, sul qual adesso non serve che mi dilunghi. Credimi, è così e tanto basta.
    Ora scopro che uno come te, una specie di fratello coetaneo culturale e politico, con un percorso ideale non dissimile dal mio, ed in più dotato di mezzi intellettuali nonché di successo e popolarità incommensurabili ai miei, si sente elettore del Governo Conte2 (tu lo chiami gentilmente giallo-rosso, ma era il Conte2, che veniva dopo il Conte1 con Salvini), ma non del Governo Draghi.
    Cioè, elettore del Governo nato dall’emergenza di fermare le mire agostane del Capitano, guidato da un improbabile “avvocato del popolo”, con Bonafede, Azzolina, Arcuri, il prof. Mimmo “Navigator” Parisi, arrivato dal Mississippi “a miracol mostrare”, con “incapaci” o “miracolati” (Beppe Grillo dixit), e non di quello dell’italiano più apprezzato al mondo da tempi immemorabili, che sta ottenendo risultati strabilianti, e tutti fortemente politici, mica tecnici o emergenziali …, con l’aiuto di un pugno di collaboratori eccellenti del calibro di Colao, Cingolani, Franco, Cartabia, Giovannini, …
    Anzi, tu dichiari, “papale papale”, che Draghi sarebbe ideale per un “centro-destra finalmente civilizzato”.

    E io mi perdo, vado nel pallone.
    Ma allora, chi sarebbe adatto al centrosinistra, Che Guevara, Allende oppure, più prosaicamente, Bertinotti, Bersani, Zingaretti, Bettini, Provenzano, oppure addirittura Giuseppe Conte, improbabile “punto di riferimento del progressismo europeo”?
    Che razza di centrosinistra hai in mente, con quali riferimenti politici e culturali, forse Corbyn, Sanders, Ocasio-Cortez, Elly Schlein? Quale elezione puoi mai pensare di vincere con persone (tutte rispettabilissime, per carità!) così? Quando mai governerai un Paese occidentale negli anni Venti del Terzo Millennio?

    Tu, in sostanza, e scusa se azzardo una interpretazione temeraria, ti auguri che uno come Draghi sia il leader di un centro-destra del tutto teorico, solo perché questo ti permette di coltivare un assurdo sogno utopistico di una sinistra idealista ed inconcludente, che sta all’opposizione, comoda, tranquilla, magari a discettare e far convegni, tanto a scavare nella merda e guidare la baracca ci pensa uno bravo come Mario Draghi, ma con un centrodestra civilizzato!

    Eh, no, Michele, no! Troppo comodo! Direi persino “irresponsabile”.
    Governare, e cambiare un Paese, richiede non “anime belle” ma anime capaci, competenti, altamente professionalizzate, guidate da sani principi democratici e civili. Possibilmente e sperabilmente di sinistra.
    Ma in ogni caso “maggioranze”: altrimenti fai solo opposizione ed a governare ci pensano gli altri. E il Paese così lo cambiano gli altri, e a modo loro.
    Io credo che la sinistra debba avere la capacità di aprirsi, di allargarsi, di diventare maggioranza, includendo anche incerti ed indecisi, od anche pencolanti dell’altro campo; debba sapere accogliere istanze ampie, e non rinchiudersi in una ridotta di utopisti acchiappanuvole. La sfida è quella.
    E uno come Mario Draghi oggi è il più attrezzato per farvi fronte, inutile girarci intorno. Anche se non viene dalle sezioni del PCI o dagli oratori dei gesuiti, ma dalla scuola di Federico Caffè. E scusa se è poco.

    Su Wikipedia c’è ancora scritto che Mario Draghi si è definito un “socialista liberale”.
    E tu vuoi regalarlo alla destra?

    Forse stai scherzando ed io non ho capito niente. Vorrei che fosse così.
    Perché se non così fosse, dovrei constatare “definitivamente” che la sinistra non governerà MAI nulla, nemmeno un condominio, e quella che di tanto in tanto “casualmente” va al Governo, come Obama, Biden, o come fecero Blair, Palme, … Renzi …, è una destra camuffata. Spietati poteri forti, nel loro migliore travestimento, organizzati per imbrogliare i poveri scemi come me che ci cascano come pere cotte.

    Scusa, ma a settant’anni non posso accettarlo.
    Non mi capacito di come possa accettarlo tu…
    Con (un po’ dubbioso) affetto,

  • Brunetta risponde a Cacciari

    https://www.micromega.net/green-pass-e-liberta-lettera-aperta-a-massimo-cacciari/

    Ma quale dispotismo! Il Green pass è libertà. Lettera a Cacciari, con un invito al confronto in pubblico

    “Tenere a distanza chi non vuole vaccinarsi non ha nulla di discriminatorio, è una misura elementare minima di difesa della libertà (e vita) degli altri”. Il direttore di MicroMega replica al testo firmato dal filosofo in coppia con Giorgio Agamben.

    Paolo Flores d’Arcais 27 Luglio 2021

    Caro Massimo,
    perché mai, nel tuo testo (in coppia con Agamben), diramato dall’“Istituto di studi filosofici di Napoli” col titolo “A proposito del decreto sul green pass”, non hai speso una sola parola di indignazione, vituperio, condanna, per la “pratica di discriminazione” che non consente di guidare liberamente un’automobile (ma eventualmente anche un Tir, se aggrada), e impone di passare per le forche caudine di esami orali e scritti, solo al termine dei quali il cittadino (ma non è ormai così ridotto a suddito?) riceve un “green pass” definito “patente di guida”?

    E perché mai non hai stigmatizzato l’insopportabile “regime dispotico” con cui in Italia si pretende un “green pass”, chiamato burocraticamente “porto d’armi”, per il libero cittadino (ridotto con ciò a suddito) che voglia girare con una P38 in tasca, mentre liberamente e gioiosamente un cittadino statunitense può acquistare al negozio d’angolo anche una Beretta pmx, una Skorpion Vz 61, una Thompson, e altri gingilli di libera autodifesa?

    E perché non hai ricordato che queste nefaste pratiche discriminatorie hanno il loro antefatto nell’odiosa volontà (Legge 11 novembre 1975, n. 584, poi Legge 16 gennaio 2003, n 3, rafforzata dieci anni dopo con la “legge Sirchia”) di “purgare” i fumatori, discriminandoli col divieto d’ingresso nei cinema, teatri, ristoranti, caffè, treni, aeroporti, uffici, ghettizzandoli sui marciapiedi e in molti paesi cacciandoli infine anche dai luoghi aperti?

    A me queste leggi antifumo sono sempre sembrate invece civilissime, e anzi libertarie. Perché mai dovrei essere costretto a inalare nicotina e catrame se voglio frequentare un luogo pubblico chiuso (o devo lavorare in uno spazio comune)? Ma in un luogo pubblico chiuso il fiato di un contagiato Covid è molto ma molto più dannoso degli sbuffi delle più micidiali Marlboro rosse o Gitanes papier mais.

    Che senso ha trincerarsi dietro un generico “il dibattito scientifico è del tutto aperto”? Va da sé: il dibattito scientifico è sempre aperto, per definizione. Ma i dati delle ultime settimane sono costanti e inoppugnabili: contagi, ricoveri (e morti) dei non vaccinati sono, in proporzione al loro numero, dieci volte superiori a quelle dei vaccinati. La “libertà” di impestare il prossimo non è ancora stata introdotta tra i diritti umani e civili inalienabili, riforma costituzionale che il tuo testo solfeggia in filigrana, continua anzi a costituire una forma insopportabile non già di libertà ma di violenza, prepotenza, sopruso.

    Le democrazie nascono impegnandosi a garantire l’endiadi “vita e libertà” dei cittadini, ma che vita e che libertà sono garantite a cittadini costretti a rischiare, in ogni luogo pubblico chiuso o all’aperto ma molto affollato, l’alito impestato di chi per privata prepotenza non vuole prendere l’unica misura che abbatte tale rischio: il vaccino? In realtà vi è, come noto (da secoli) un’altra misura: il distanziamento. Tenere a distanza chi non vuole vaccinarsi non ha perciò nulla di discriminatorio, è una misura elementare minima di difesa della libertà (e vita) degli altri. Ai governi (il nostro compreso) si può e deve imputare – semmai – di non averla difesa e non difenderla abbastanza, questa comune libertà.

    Che il “green pass” costringa a essere controllati e “tracciati” è infine pura menzogna. Vieni “tracciato” se lo usi sul telefonino con localizzatore, ma se te lo stampi (ci vuole un “clic”, appena più del teologico “fiat”), lo presenti dove è richiesto e nessuno ti “traccia”.

    Infine, non è solo davvero fuori misura, ha piuttosto qualcosa di indecente e ingiurioso, evocare il passaporto interno di staliniana e brezneviana memoria o le misure di controllo del maoturbocapitalismo di Xi Jinping. Un’offesa sanguinosa ai milioni e milioni di vite umane che il totalitarismo comunista lo hanno subito davvero, carne e ossa, gulag e sangue. Spero che le righe in proposito siano uscite dalla penna del tuo sodale Agamben, che suona questo mostruoso refrain da anni, e tu le abbia accolte solo per momentanea debolezza.

    Un abbraccio
    Paolo

    p.s.

    Caro Massimo, vedo che in una intervista a “La Stampa”, ripresa da Huffington Post e Dagospia, insisti, con argomentazioni che mi sembra restino più che mai claudicanti e infondate. Dato l’interesse del tema per tutti i cittadini, ti propongo di discuterne in pubblico e col pubblico, in una delle tante occasioni di controversie che stanno riprendendo “in presenza” (Convegni, Festival, Saloni, ecc.). Sono certo che, convinto come sei della forza delle ragioni che hai addotto, non ti sottrarrai al confronto.

    Un abbraccio
    Paolo

  • Riforme: ecco chi rema contro

    6 Aprile 2021, 8:10 | di Franco Locatelli | 0

    Perché in Italia è tanto difficile fare le riforme e modernizzare il Paese? Perché c’è un blocco conservatore, non solo politico, che ostacola il cambiamento – Sul banco degli imputati, l’illustre giurista Sabino Cassese mette quattro forze, indicate per nome e cognome: ecco quali

    Ma perché in Italia è tanto difficile fare le riforme e modernizzare il Paese? Colpa di Salvini o colpa dei Cinque Stelle e dei loro pregiudizi ideologici? Sì, certamente il conservatorismo di alcune forze politiche – che offrono una lettura surreale dello stato del Paese e che se ne infischiano dell’interesse generale, inseguendo solo il consenso elettorale a breve – conta eccome, ma non è tutto. In realtà, sotto l’avversione al nuovo di alcuni partiti c’è dell’altro: un blocco di interessi che ostacola il cambiamento, come si vide anche in occasione del referendum costituzionale del 2016, salvo ora dover sopportare le litanie tardive e spesso ipocrite di chi lamenta le distorsioni del rapporto tra Stato e Regioni, venute clamorosamente alla luce durante la gestione della pandemia.

    Ma, uscendo dalle denunce generiche e perciò inutili, in un editoriale pubblicato giovedì scorso dal Corriere della Sera, l’illustre giurista e giudice costituzionale emerito Sabino Cassese non è andato tanto per il sottile e ha fatto nomi e cognomi delle forze che bloccano il rinnovamento del Paese. Con tanto di esempi.

    “Elencare i titolari del potere di interdizione, oggi, in Italia, sarebbe lungo”, scrive Cassese, che però non si sottrae all’indicazione delle forze della conservazione. Dello schieramento che blocca il Paese “fanno parte i sindacati, che hanno sviluppato un atteggiamento esclusivamente rivendicazionistico”. E pensare che negli anni Settanta la Cgil di Lama e Trentin, la Cisl di Carniti e la Uil di Benvenuto guidavano la battaglia delle riforme: altri tempi e altri leader.

  • Caro Matteo

    Caro Matteo, figlio mio, chè figlio mi puoi essere, te lo devo dire a cuore aperto. Tu sei ESAGERATO, sei TROPPO esagerato e se tanta gente ti odia ha i suoi buoni motivi! E ti spiego perché. Il tuo difetto principale è che appena ti si presenta un problema ti butti testa e piedi a risolvere il problema. Vedi che questo è un pregio nella considerazione di molti ma queste iniziative inevitabilmente scontentano anche quei pochi che dalle tue soluzioni ricevono un danno. I tuoi nemici, che tali sono, mica avversari, sfruttano proprio il malcontento di quei pochi che hai danneggiato per fartene una colpa. Non sono bravo nella teoria allora ti faccio qualche esempio.
    1) Ti ricordi di quando hai voluto stabilizzare gli insegnanti? Quanti erano? 140 o 150 mila? Bene! Hai fatto un piacere alla maggioranza degli insegnati ma non hai considerato una cosa. Che molti precari lo erano da anche una decina d’anni. Magari nel frattempo si erano sposati, avevano messo su casa. Avevano avuto figli. Con l’altro coniuge che lavorava il loro stipendio serviva ad avere qualcosa in più ed era tutta manna dal cielo. Tu li hai obbligati ad avere una cattedra. Inevitabilmente, esauriti i posti vicino casa, gli altri avrebbero dovuto accettare cattedre sempre più lontane dalla propria residenza. Gli hai creato un problema e ti sei creato dei nemici.
    2) Dopo la tua esperienza come presidente di Provincia hai deciso di eliminare le province. Capisco che lo hai ritenuto un organo burocratico inutile ed un costo aggiunto per la comunità ma dovevi anche esserti accorto che quello è anche uno dei tanti bacini elettorali che i politici utilizzano per “comprare” consenso. Pure tu ti sarai dovuto sedere a quel tavolo prima delle elezioni e decidere come incrementare le assunzioni con: “tanti a me, tanti a te e tanti a quell’altro”. Nel momento in cui le elimini ti sei fatto altri nemici sia da parte dei politici che da quelli che dovevano essere assunti.
    3) Ma come t’è venuto in mente di mettere un tetto agli stipendi dei dipendenti pubblici? Capisco il motivo. Non è giusto che un giudice, per esempio, possa avere uno stipendio superiore a quello del Presidente della Repubblica che è anche il Presidente dell’organo giudiziario. E mica ti sei limitato a quello! Non ti andava giù che i tribunali, con tanti procedimenti arretrati, chiudessero dal 15 luglio fino al 15 settembre. Due mesi di ferie! Ed anche li ti sei fatto dei nemici. Tanti nemici. Perché pensi che non si dovrebbero vendicare?
    4) Hai voluto che tutti pagassero il canone RAI per ridurlo a quelli che lo pagavano anche per i “dritti”. Il canone è stato ridotto ed anche rateizzato ma hai colpito quasi 5 milioni di utenti che nella loro vita mai avevano pagato il canone. Altri nemici.
    5) Hai dato a 10 milioni e 500 mila dipendenti i famosi 80 euro mensili con una drittata pazzesca. Apparentemente allo Stato costa circa 10 miliardi l’anno ma fra IVA in più, consumi in più, assunzioni in più, cassa integrazione e indennità di disoccupazione in meno e contributi INPS in più quei 10 miliardi tornano tutti indietro (ed anche più dei 10 miliardi erogati). Ma come t’è venuto in mente di mettere un limite massimo e, peggio ancora, quello minimo per averne diritto? Lo sai o no quanti lavorano in aziende stagionali per cui assumono per 6 o 7 mesi e poi licenziano (tanto i dipendenti poi prendono la disoccupazione e arrotondano col lavoro in nero). Mettere il limite minimo significa scoprire chi, sia datori che lavoratori, usano questi “escamotage” per scaricare sullo Stato i periodi di inattività. Altri nemici ancora.
    6) E poi il tuo Jobs act! E’ vero che hai raddrizzato un rapporto di lavoro distorto dove il “padrone” o il dipendente (assistito dal sindacato) entravano in conflitto spesso e volentieri e vinceva dove il padrone poteva ricattare (lettere di licenziamento in bianco) o essere ricattato dagli scioperi quando era nel pieno della produzione. Ma così hai scontentato sia i padroni disonesti che i lavoratori, ma soprattutto i sindacati, che si sono visti ridimensionati i poteri di veto e di ricatto. Altri nemici!
    7) L’art. 18 dello Statuto dei lavoratori che in realtà difendeva solo i dipendenti pubblici scorretti. Quando c’era una vertenza nel settore privato le forze contrapposte erano equilibrate. Da una parte i datori e dall’altra i lavoratori con evidenti interessi realmente contrapposti e si arrivava ad una conclusione che accontentava (o scontentava) tutti in maniera equilibrata. Nel settore pubblico invece la vertenza finiva sempre con la vittoria del lavoratore perché a rappresentare l’Azienda c’era un funzionario dello stesso ente che prima di essere tale era un normale subalterno che, spesso, aveva commesso le stesse scorrettezze del dipendente da giudicare. Solo così si sono scoperti i famosi “furbetti del cartellino” che, sottratti alla trattativa (inter nos), dovevano e devono rispondere di “danno erariale” stabilito da un giudice. Una caterva di nemici visto che nel pubblico dove ne servono 10 ce ne stanno 40 che si pestano i piedi l’un l’altro per cui è ovvio che spesso decidano di fare altro fuori dall’ufficio, tanto non se ne accorge nessuno (tranne le telecamere della polizia).
    8) Di errori che hai commesso ce ne sono altri che al momento non mi vengono in mente ma uno è quello fondamentale. Quando hai un problema lo risolvi secondo logica e giudizio mai badando, però, se la soluzione è di destra o di sinistra. Quindi di volta in volta ti accusano di essere o troppo di destra o troppo di sinistra ma non hanno interesse a capire che non sei né l’una né l’altra cosa, l’importante è darti addosso.
    9) Tranquillo, non sto elencandoti un altro errore che mi è venuto in mente. Diciamo che è un tuo difetto che non devi però correggere. Essere “troppo” per cui quelli che sono nella “norma” non hanno spazio per concorrere con o contro di te. Capisco Calenda, tanto per essere chiaro. Come può pensare di essere un leader (di centro) se ci sei già tu? Togli ossigeno a tutti!

  • La borghesia è nuda di fronte a Draghi | Il Foglio

    https://www.ilfoglio.it/politica/2021/02/25/news/la-borghesia-e-nuda-di-fronte-a-draghi-1936471/

    La borghesia è nuda di fronte a Draghi

    Il presidente del Consiglio si trova lì non grazie all’establishment italiano, ma nonostante esso

    CLAUDIO CERASA  25 FEB 2021

    L’ascesa dell’ex capo della Bce è uno schiaffo rifilato ai borghesucci che, con i giornali e le tv, avevano puntato non sul modello Draghi ma sul modello Casta. La classe dirigente e quel reset necessario

    Si è detto spesso in questi giorni che l’arrivo di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio, per la sua storia, per la sua competenza, per il suo percorso, per il suo curriculum, per la sua fama, per la sua rete di relazioni, rappresenta qualcosa di simile a una straordinaria vittoria per l’establishment italiano.

    Ma quest’affermazione, apparentemente lineare e in teoria difficile da contraddire, in realtà corrisponde a una mezza verità, o se volete a una mezza bugia, e se ci si riflette un istante si capirà facilmente che l’ascesa di Draghi, a ben vedere, è uno schiaffo micidiale rifilato a quel pezzo di borghesia che negli ultimi anni, giocando con la cultura anti casta, cavalcando le guerre a favore dell’antipolitica, demonizzando l’uomo solo al comando, aveva scommesso  su un modello di classe dirigente che, se si ha l’onestà di riconoscerlo, si trova agli antipodi rispetto a quello rappresentato dal nuovo presidente del Consiglio.

    Draghi, in questo senso, è il riflesso perfetto di una classe dirigente che oggi, mentre esulta per l’arrivo al potere di un pezzo da novanta della classe dirigente italiana, non può non essersi resa conto di aver fatto il possibile per combattere ciò che oggi rappresenta il nuovo presidente del Consiglio e non può non essersi resa conto di aver fatto in questi anni, con i suoi giornali, le sue case editrici, le sue televisioni, i suoi talk-show, le sue voci, una scommessa precisa: avvicinare l’establishment al popolo non guidando il popolo ma facendosi guidare da esso.

    La borghesia italiana, che oggi si dice entusiasta e commossa per il modello Draghi, è la stessa che negli ultimi anni, per provare a rinnovare le élite, ha puntato con passione sul populismo giudiziario. È la stessa che negli ultimi anni, per non perdere contatto con il famoso paese reale, ha scommesso con tenacia sulla cultura delle manette. È la stessa che negli ultimi anni, per provare ad avere una politica più debole grazie alla quale contare di più, ha scommesso con coerenza sull’agenda dell’anti politica. Ed è la stessa che negli ultimi anni, per provare a far sentire la sua voce più vicina a quella del popolo, ha goduto senza imbarazzo lanciando libri come “La casta” (Rcs), ha fiancheggiato senza imbarazzo ogni possibile campagna giustizialista (Repubblica), ha promosso senza vergogna programmi come “La gabbia” (Cairo), ha chiuso gli occhi di fronte alle deferenti interviste ai guru della medicina alternativa (le Iene di un tempo) e ha sponsorizzato (e spesso editato) senza pudore un ricco mercato di instant book giudiziari (“Sanguisughe”, “Avvoltoi”, “Vampiri”, “Impuniti”, “Nati corrotti”, “Chiamiamoli ladri”, “Se li conosci li eviti”) costruiti appositamente per assecondare l’osceno spirito del tempo.

    Draghi, se proprio dobbiamo dirla tutta, è lo specchio di una borghesia che, in realtà, negli ultimi anni è stata ben poco rappresentata nel paese e non è solo un caso che lo stesso establishment un tempo anti casta che oggi considera Draghi uno di casa dimentichi un dettaglio che forse meriterebbe di essere ricordato: se Draghi è diventato Draghi lo si deve in buona parte anche a una serie di figure storiche che l’establishment che oggi si riconosce in lui nel passato ha fatto di tutto per infilare nel cestino della storia.

        
    Nel 1983 fu il ministro del Tesoro del governo Craxi (dicasi Craxi) a scegliere Draghi come suo consigliere economico (il ministro era Giovanni Goria). Nel 1991 fu il settimo governo Andreotti (dicasi Andreotti) a nominare Draghi come direttore generale del ministero del Tesoro. Nel 2005 fu il governo Berlusconi (dicasi Berlusconi) a scommettere su Draghi come governatore di Bankitalia. Nel 2011 fu ancora il governo Berlusconi (dicasi Berlusconi) a lanciare Draghi come presidente della Bce. Nel 2021 è stato Renzi (dicasi Renzi) a creare le condizioni giuste per far arrivare Draghi dove si trova oggi.

    Tutto questo per dire che Draghi è certamente un pezzo da novanta della nostra classe dirigente ma la verità è che il modello di borghesia che incarna il presidente del Consiglio è un modello che la borghesia italiana negli ultimi venticinque anni ha fatto di tutto per non avere. In altre parole, Draghi si trova lì non grazie all’establishment italiano, ma nonostante esso. E anche per questo la grande stagione del reset, imposta dal nuovo presidente del Consiglio, vale non solo per la politica ma prima di tutto per la borghesia italiana. Che, costretta a guardarsi allo specchio, ha finalmente l’occasione, forse, di uscire dall’epoca della lagna, di farsi in quattro, di cambiare schema, di diventare un esempio e di essere una classe un po’ meno digerente e un po’ più dirigente. Claudio Cerasa

  • Per far scomparire i poveri è bastato riformare l’ISEE – Linkiesta.it

    Per far scomparire i poveri è bastato riformare l’ISEE – Linkiesta.it

    https://www.linkiesta.it/2021/02/francesco-vecchi-scrocconi/

    Miracolo italiano
    Per far scomparire i poveri è bastato riformare l’ISEE.

    Francesco Vecchi

    Come spiega Francesco Vecchi in “Gli scrocconi” (Piemme), a partire dal 2015 lo Stato ha potuto incrociare i dati di chi chiedeva le prestazioni sociali con quelli degli istituti bancari e dell’Agenzia delle Entrate. Risultato? Magicamente i patrimoni sono lievitati e la ricchezza cresciuta.

    Di Jack Pritchett, da Unsplash

    Se sapeste che un Paese è stato capace di far lievitare il conto in banca della sua popolazione più povera da un anno all’altro di quasi 20.000 euro per ciascuna famiglia, ci credereste? Se scopriste che in quel Paese i nuclei famigliari privi di patrimonio sono passati da 4 milioni a soli 360.000 nell’arco di pochi mesi, non gridereste al miracolo economico? Non la definireste la più grande politica di aiuti sociali mai vista nella storia? Non citereste quel Paese come esempio a ogni discussione politica? Non vi piacerebbe visitarlo?

    State comodi, perché quel Paese è l’Italia e il miracolo appena descritto è avvenuto a cavallo tra il 2014 e il 2015. Soltanto che nessuno ne ha parlato ed è facile capire come mai.

    Ovviamente non si tratta di una crescita reale di ricchezza, ma solo della più clamorosa emersione dal nero che sia mai stata misurata. A provocarla: la riforma dell’ISEE.

    ISEE sta per «Indicatore della Situazione Economica Equivalente» ed è uno strumento fondamentale per accedere a un grande numero di aiuti da parte dello Stato: social card, esenzione ticket sanitario, bonus libri, dentista sociale, assegni famigliari, sconti in bolletta, canone Rai ridotto e ora reddito di cittadinanza, solo per citarne alcuni.

    Serve per stabilire quali sono le famiglie che hanno più bisogno di aiuto, misurazione che è tutt’altro che facile. Ha più bisogno di aiuto una famiglia che possiede la casa ma non ha redditi, o una famiglia che ha qualche reddito ma non possiede casa? Oppure è più urgente aiutare una persona sola che guadagna 400 euro al mese o una persona che ne guadagna il doppio ma ha due figli?

    L’ISEE è una formula matematica che mette dentro tutti questi elementi (reddito, patrimonio, figli a carico, disabilità in famiglia ecc…) e sputa fuori un numero. Quanto peso si debba dare ai redditi, al patrimonio, ai figli è naturalmente una scelta arbitraria. D’altronde, qualche tipo di classifica va fatta…

    L’ISEE non è obbligatorio: se lo fa calcolare chi vuole accedere alle prestazioni sociali che lo richiedono. In Italia le famiglie che ce l’hanno sono appena 6 milioni e certamente non ci si può aspettare che siano le più benestanti. Perciò queste 6 milioni di famiglie, che corrispondono a circa 14 milioni di cittadini, rappresentano una mappatura della fascia più fragile della popolazione, o almeno di quella che si dichiara tale.

    Alcune delle cifre che servono per calcolarlo sono il frutto di autocertificazioni: se sotto il materasso tengo 10.000 euro in contanti sarei tenuto a dirlo, ovviamente sulla fiducia, dal momento che nessuno può saperlo.

    Fino al 2014 però era frutto di autodichiarazione anche l’entità del mio conto in banca. Quanti soldi hai nel conto corrente? Scrivi una cifra…

    Il nostro stato era talmente desideroso di farsi fregare che si era addirittura impedito per legge (la privacy!) di andare a controllare in banca se le dichiarazioni fossero veritiere o no. Al primo italiano o straniero residente che bussasse alla sua porta dicendo di non avere soldi da parte, ecco che Pantalone pagava. Asili nido, bonus bebè, bollette, ticket sanitari, tasse universitarie, bonus affitto… una tavola imbandita degna di Aladino.

    Solo che non ci voleva un Genio per capire che in questo modo molte autocertificazioni sarebbero state false: fino al 2014, quasi l’80% delle famiglie con ISEE dichiarava di non avere nemmeno un euro di patrimonio e non c’era modo di controllare se fosse vero.

    Non fa ridere? Tu vieni da me a chiedere l’aiuto di cui hanno diritto i più poveri ma io, per rispetto della tua riservatezza, non posso verificare se lo sei oppure no…

    A partire dal 2015, per fortuna, si è deciso però di dare allo stato almeno la facoltà di incrociare i dati con quelli degli istituti bancari e dell’Agenzia delle Entrate. Risultato? Magicamente i patrimoni sono lievitati e la ricchezza cresciuta. Da un anno all’altro quasi 2 milioni e mezzo di cittadini non si sono fatti più vivi: risolti all’improvviso i loro problemi economici. E i nuclei famigliari con 0 euro di patrimonio sono passate dall’essere la stragrande maggioranza a un misero 6%. Altro che magie e tavole imbandite… i tesoretti delle famiglie sono spuntati come funghi. Da 0 euro, a una media di circa 20.000 euro per ciascuna.

    La riforma dell’ISEE del 2015 è stata meritoria. Eppure ne è stata data molto poca pubblicità: perché? Forse per non raccontare quanto fessi fossimo stati a farci prendere in giro così facilmente? Forse perché se i cittadini onesti scoprissero quanto poco facciamo per beccare gli scrocconi, rischierebbero di arrabbiarsi pure loro? Se lo stato chiude un occhio, anzi due, davanti a delle dichiarazioni palesemente false e lo fa per avere il voto di questi falsari, possiamo parlare di voto di scambio? Di corruzione?

    Il tesoro sul quale si possono mettere le mani è molto più ricco di quello che non si dica. Non è vero infatti che in Italia vengono destinati pochi soldi all’assistenza. Anzi, con l’aggiunta del reddito di cittadinanza, la somma di tutti gli aiuti fa del nostro Paese uno dei più generosi d’Europa: più di noi solo Francia e Danimarca.

    da “Gli scrocconi. Per ogni italiano che lavora dieci vivono sulle sue spalle”, di Francesco Vecchi, Piemme, 2021, pagine 144 euro 17,50

  • Il Power Play di Renzi è un “capolavoro”. Sarà il primo a dirtelo. – Il New York Times

    https://www.nytimes.com/2021/02/09/world/europe/italy-renzi-interview.html

    SALTA AL CONTENUTOPASSA ALL’INDICE DEL SITO

    Il Power Play di Renzi è un “capolavoro”. Sarà il primo a dirtelo.

    Con una serie di manovre che avrebbero potuto far arrossire Machiavelli, l’ex premier ha dato all’Italia un nuovo governo. Non aspettarti che nessuno lo ringrazi per questo.

    "Questa era la mia strategia", ha detto Matteo Renzi, di centro, che ha fatto cadere il premier Giuseppe Conte e ha aperto la strada all'ex banchiere centrale Mario Draghi per sostituirlo.
    “Questa era la mia strategia”, ha detto Matteo Renzi, di centro, che ha fatto cadere il premier Giuseppe Conte e ha aperto la strada all’ex banchiere centrale Mario Draghi per sostituirlo.Credito…Alessandra Tarantino / Associated Press
    Jason Horowitz

    Di Jason Horowitz

    • 9 febbraio 2021

    ROMA – Quando Matteo Renzi, l’ex primo ministro italiano attualmente con sondaggi intorno al 3 per cento, ha innescato il crollo del governo italiano il mese scorso, è diventato l’obiettivo di uno stupore e di uno smarrimento quasi universali per aver gettato il paese nel caos politico nel bel mezzo di un pandemia.

    Ora sta facendo il giro della vittoria.

    La mossa di Renzi non solo ha causato la caduta di un primo ministro e di un governo che aveva condannato come pericolosamente incompetente. Il risultato è stato anche uno straordinario aggiornamento che ha portato Mario Draghi , un titano d’Europa ampiamente accreditato per aver salvato l’euro, a mettere insieme un ampio governo di unità nazionale, che dovrebbe prendere forma questa settimana .

    In Europa, la fama di Draghi ha immediatamente accresciuto la statura e la credibilità dell’Italia nell’assorbire e spendere un enorme pacchetto di aiuti che potrebbe determinare il futuro sia dell’Italia che dell’Unione Europea. In patria, la gravità dell’arrivo di Draghi ha riorganizzato il panorama politico italiano e minato i nemici populisti di Renzi.

    “Questa era la mia strategia. Ho fatto tutto da solo, con il 3 percento! ” ha detto il signor Renzi, un tempo sindaco di Firenze che non è timido sulla sua capacità di azionare le leve del potere e sconfiggere la concorrenza. “È tutto un gioco di tattiche parlamentari. E diciamo che lavorare per cinque anni nel palazzo dove lavorò Machiavelli ha aiutato un po ‘. “

    Gli ammiratori di Renzi si sono meravigliati del suo trucco magico, con il quale ha in qualche modo creato le condizioni perché il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tirasse fuori il nome di Draghi dal cappello. Hanno guardato al signor Draghi – che in qualità di presidente della Banca centrale europea ha detto che avrebbe fatto “tutto il necessario” per salvare l’euro – come un salvatore dopo tre anni del primo ministro Giuseppe Conte.

    • Sblocca altri articoli gratuiti.

    Crea un account o accedi

    “La scelta spetta al presidente Sergio Mattarella, il merito è di Matteo Renzi e di tutto ciò che serve”, ha scritto Christian Rocca, direttore di Linkiesta , testata filoeuropea e anti-populista.

    L'arrivo di Draghi, al centro, ha immediatamente aumentato la statura e la credibilità dell'Italia nell'assorbire e spendere un enorme pacchetto di aiuti europei.
    L’arrivo di Draghi, al centro, ha immediatamente aumentato la statura e la credibilità dell’Italia nell’assorbire e spendere un enorme pacchetto di aiuti europei.Credito…Angelo Carconi / EPA, via Shutterstock

    I tifosi del signor Renzi raccontano come abbia fatto il lavoro sporco, tacitamente voluto da varie forze politiche, per allontanare il signor Conte. Così facendo, dicono, ha almeno temporaneamente abbassato il sipario su un periodo di politica populista, inaugurato dal Movimento Cinque Stelle anti-establishment e dalla Lega nazionalista di Matteo Salvini.

    Ma l’elogio più effusivo del signor Renzi può venire dal signor Renzi.

    “E ‘un capolavoro della politica italiana”, ha detto degli eventi che hanno portato Draghi a Roma.

    Il narcisismo e la nuda ambizione del signor Renzi lo hanno reso insopportabile a molti italiani.

    “Renzi resta il problema”, ha detto Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienze politiche all’Università di Bologna. L’insaziabile bisogno di attenzione del signor Renzi era “l’unica costante” nella politica italiana, ha detto.

    Amarlo o odiarlo – e molti ora rientrano in quest’ultima categoria – ciò che è difficile contestare è che Renzi è il principale operatore politico italiano, uno che non si lascia sfuggire un’opportunità politica, un virus impetuoso o nessun virus impetuoso.

    “ Perché adesso? Perché ora? Perché ora?” Il signor Renzi ha detto che persino i suoi amici gliel’hanno chiesto mentre staccava la spina proprio mentre l’Italia iniziava il lancio del vaccino. Ma ha detto che la pandemia ha messo a fuoco terrificante il rischio di rimanere sulla stessa rotta, soprattutto perché il Paese doveva decidere cosa fare con oltre 200 miliardi di euro di fondi di soccorso europei. “Se non l’avessimo fatto durante la pandemia, non l’avremmo mai fatto.”

    ANNUNCIO PUBBLICITARIOContinua a leggere la storia principale

    Il signor Renzi ha fatto pratica in questo genere di cose.

    In 2014, he infamously tweeted that the prime minister, from his own party, should “be serene,” and then took his job. The “demolition man” of Italian politics, as he was called, seemed unstoppable.

    But in 2016, Mr. Renzi bet his office and ambitious reform agenda on a referendum to change the Italian Constitution, and all of his enemies aligned against him. He lost, resigned and promised to quit politics. Instead he stayed on as leader of the center-left Democratic Party.

    Italiani contro i cambiamenti costituzionali che celebrano i risultati del referendum di Roma 2016.
    Italians against constitutional changes celebrating the results of the referendum in Rome in 2016.Credit…Filippo Monteforte/Agence France-Presse — Getty Images

    That foothold mattered. In 2018, Five Star had the strongest showing in national elections, but lacked enough support to form a government on its own. It wooed the Democratic Party but Mr. Renzi wouldn’t allow the marriage. Instead, Five Star joined with the nationalists of Mr. Salvini’s League, forming an aggressively anti-European coalition. They chose Mr. Conte as their prime minister.

    ADVERTISEMENTContinue reading the main story

    Mr. Renzi seemed yesterday’s news. But in 2019, Mr. Salvini, surging in popularity, jettisoned the coalition, seeking to prompt elections and grab what he called “full powers.” That’s when Mr. Renzi struck. He reversed himself and forged an alliance between his party and Five Star, icing Mr. Salvini out into the opposition.

    To increase his leverage in the new government, Mr. Renzi formed a new party, Italia Viva, which had just enough support to force Mr. Conte to rely on him for the government’s survival. Mr. Renzi hoped his party’s support would grow. It shrank.

    In the meantime, Mr. Conte led Italy through the early months of the pandemic. His popularity skyrocketed and ate into the centrist atmosphere where Mr. Renzi’s future ambitions resided. He took Mr. Renzi’s support for granted. Always a mistake.

    In January, as Covid-19 deaths racked up, curfews fell and economic frustration mounted, Mr. Renzi made a move that many considered unthinkable.

    ADVERTISEMENTContinue reading the main story

    But even as many chalked up his felling of the government to a craven attempt to win more cabinet positions and influence, they acknowledged Mr. Renzi had some strong critiques on his side.

    He blamed the government for failing to reform a glacial justice system that scared away outside investment. He criticized the government for a lack of vision in spending hundreds of billions of euros in European relief money. He demanded that Italy apply for up to €36 billion in cheap E.U. loans earmarked for health systems.

    Dopo la sconfitta del referendum, Renzi si è dimesso da primo ministro ma è rimasto un leader del partito.
    After his referendum defeat, Mr. Renzi resigned as prime minister but remained a party leader.Credit…Filippo Monteforte/Agence France-Presse — Getty Images

    It was a poison pill, as populists in Mr. Conte’s base of support in Five Star would never stomach giving Brussels too much power. The government fell, but Mr. Conte seemed confident he could replace Mr. Renzi’s support with other lawmakers. Mr. Renzi told him good luck.

    ADVERTISEMENTContinue reading the main story

    Mr. Conte became increasingly desperate and offered Mr. Renzi “a ton” of cabinet posts to join the government again, Mr. Renzi recounted. Instead, he strung Mr. Conte along and then, at the last minute, when he was convinced Mr. Draghi would come in, walked.

    Mr. Renzi said his near rock-bottom popularity “absolutely” gave him the freedom to maneuver because instead of fearing losing support, “I was worried about losing the opportunity.”

    Days later Mr. Mattarella summoned Mr. Draghi.

    That game of chicken played out in public. The question is: Did Mr. Renzi play a role behind closed doors in striking alliances to bring Mr. Draghi in?

    Mr. Renzi said it was always his tacit desire to replace Mr. Conte with Mr. Draghi, whom he said he spoke to often about Italy’s economic situation, including during the crisis. But he insisted that Mr. Draghi “never spoke to me” about getting into the position. Asked whether he, Mr. Renzi, had spoken to Mr. Draghi about such an outcome, Mr. Renzi replied, “Next question.”

    ADVERTISEMENTContinue reading the main story

    “I didn’t do anything, it was all Mattarella. Smile emoji,” Mr. Renzi said mischievously, adding that out of all the political maneuvers he had made over his career, “This operation was the hardest.”

    Tellingly, Mr. Renzi’s once adamant call for the loans from Europe has softened.

    Asked whether Italy would take the loan under Mr. Draghi, he said, “Could be. Draghi will decide.”

    L’importante è che il signor Draghi fosse arrivato. Five Star, già in contrazione, rischia l’implosione poiché i suoi populisti irriducibili si rifiutano di unirsi a Draghi mentre altri accorrono a lui. Il signor Salvini, la cui base settentrionale di uomini d’affari è entusiasta del signor Draghi, deve moderare, essenzialmente gettando via anni di demagogia anti-Bruxelles.

    Renzi non avrà la leva per tenere in ostaggio la grande coalizione, e non avrà neanche lontanamente tanti posti di gabinetto quanti gli ha offerto Conte. Invece, ottiene tempo e un nuovo vento favorevole politico che potrebbe farlo volare da qualche parte meglio.

    ANNUNCIO PUBBLICITARIOContinua a leggere la storia principale

    Nel frattempo il signor Conte ha tenuto una conferenza stampa la scorsa settimana dietro una scrivania in mezzo a una piazza, come se sollecitasse i passanti a firmare una petizione.

    Il signor Renzi ha detto che il signor Conte, come il signor Salvini prima di lui, aveva superato se stesso.

    “Adesso,” disse. “Game Over.”

    Newsletter suggerite per te

    La newsletter del mattino

    QUOTIDIANO

    La mattina

    Dai un senso alle notizie e alle idee della giornata. I giornalisti di David Leonhardt e del Times ti guidano attraverso ciò che sta accadendo e perché è importante.IscrivitiVedi le ultime

    Newsletter di Breaking News

    COME NECESSARIO

    Ultime notizie

    Avvisa quando arrivano notizie importanti in tutto il mondo.IscrivitiVedi le ultime

    La newsletter dell'interprete

    SETTIMANALMENTE

    L’interprete

    Approfondimenti originali, commenti e discussioni sulle principali notizie della settimana.IscrivitiVedi le ultimeNon mostrarmelo di nuovo

    Altro in Europa

    Nicolas Tucat / Agence France-Presse – Getty ImagesQuasi 117 anni, una suora francese abbatte il Covid-1923m faIl Regno Unito annuncia miliardi per la crisi del rivestimento, ma i critici dicono che non è abbastanza23m faBiden’s Top Challenge Abroad Is Something No One Wants to Talk About37m ago

    Ashleigh CorrinSan Valentino è stato annullato?6 ore faKevin Garnett non è sicuro che la sua generazione possa giocare nell’NBA di oggi8 febbraioIn “Gay Bar”, istantanee saltellanti di vita notturna queer2 febbraio

    Le tue impostazioni del tracker

    Utilizziamo cookie e metodi simili per riconoscere i visitatori e ricordare le loro preferenze. Li usiamo anche per misurare l’efficacia delle campagne pubblicitarie, indirizzare gli annunci e analizzare il traffico del sito. Per saperne di più su questi metodi, incluso come disabilitarli, visualizza la nostra Cookie Policy .A partire dal 20 luglio 2020, ti mostreremo annunci che riteniamo pertinenti ai tuoi interessi, in base ai tipi di contenuti a cui accedi nei nostri Servizi. Puoi obiettare . Per maggiori informazioni, consulta la nostra informativa sulla privacy .Toccando “accetta” acconsenti all’uso di questi metodi da parte nostra e di terzi. Puoi sempre modificare le preferenze del tracker visitando la nostra Cookie Policy.ACCETTAREGESTISCI TRACKER

    Indice del sito

    Vai alla pagina principale “NOTIZIAOPINIONEARTSVITAANNUNCI E ALTRO

    Navigazione delle informazioni sul sito

    https://news.google.com/swg/_/ui/v1/serviceiframe?_=448050