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  • Intervento Carlo Calenda in confindustria

    Intervento Carlo Calenda in confindustria

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  • Cosa lasciano i governi di Renzi e Gentiloni

    Cosa lasciano i governi di Renzi e Gentiloni

    Viviamo nel pantano di tanta politica inconcludente, dove anche i nani riescono a stiracchiare la propria ombra. Buona parte del popolo si accontenta di percepire ciò che accade intorno a sé solo attraverso i pori della pelle e non attraverso la razionalità. La politica fa di tutto per intricare la realtà dei fatti e il popolo si sente appagato rimanendo nella superficie di ciò che gli viene propinato da taluni sparvieri della stampa, da politici manipolatori, da variopinti falsari della rete.

    A pochi interessa conoscere esattamente lo stato delle cose, approfondirlo, valutarlo e giudicarlo serenamente e poi scegliere cosa gli è conveniente. Manipolazione e disincanto viaggiano appaiati. Si scelgono bersagli, Renzi in primo luogo, e su questa scelta si dimensionano strategie di attacco. Nessuno valuta obiettivamente i risultati conseguiti dai governi Renzi – Gentiloni. E tanto meno ci si preoccupa di confrontarli con i disastri dei governi Berlusconi e Monti, soprattutto se i risultati del centro sinistra sono positivi e documentati da enti terzi come l’Istat e l’Ocse.

    E questi sono i provvedimenti verità del centro sinistra:

    Dirittiunioni civili; divorzio breve; dopo di noi; rilancio del fondo per la non autosufficienza e politiche sociali.

    Lavoro:Jobs act (-58% di cassa integrazione, disoccupazione nel 2013 all’11,1% e nel 2017 scende al 10,2%); riordino degli ammortizzatori sociali; dimissioni in bianco (tutela della donna); stabilizzazione dei precari nella Pubblica Amministrazione; tutele per i lavoratori autonomi; sostegno alla genitorialità; riduzione tasse e ridistribuzione del reddito (960 euro l’anno per 11 milioni di lavoratori); incentivi all’occupazione dei giovani; Ape Social (diritto alla pensione anticipata).

    Meno tasse più crescita: via le tasse sulla prima casa; riduzione dell’Irap (imposta regionale sulle attività produttive) e dell’Ires; azzeramento dell’Irpef agricola; esenzione totale dei contributi per agricoltori under 40 che avviano un’impresa agricola e azzeramento dei costi della garanzia bancaria; riforma Banche popolari e Banche di Credito Cooperativo; sblocca Italia (3,8 miliardi di cantieri sbloccati); nuovo codice degli appalti; Industria 4.0 (piano per facilitare la quarta rivoluzione industrial); auto riciclaggio (adeguamento normativa interna sulla corruzione; abolizione Equitalia.

    Ambiente: Ratifica accordo di Parigi sul clima, già in vigore; Eco reati (tutela legale del territorio, ambiente e salute); Eco bonus (risparmio energetico).

    Sociale: riforma terzo settore e servizio civile; nuova legge sulla cooperazione internazionale allo sviluppo; politiche a sostegno della natalità (bonus asilo nido, congedi obbligatori, fondo natalità, bonus mamma, buoni baby sitting), spreco alimentare (evitare macero di 5,6 milioni di tonnellate di alimenti; continuità affettiva del minore con la famiglia affidataria; legge sull’autismo; immigrazione, rifugiati e protezione internazionale (sezioni specializzate, velocizzazione delle procedura, svolgimento di attività di utilità sociale, centri di permanenza per i rimpatri, potenziamento degli organici concordati con il CSM, vaccini, bando periferie per la riqualificazione urbana, sport – fondo sport e periferie).

    Giustizia: processo civile telematico, reato di depistaggio (soprattutto per le stragi), chiusura ospedali psichiatrici, sovraffollamento carcerario, tribunale delle imprese, responsabilità civile dei magistrati.

    Sicurezza e legalità: Introduzione dell’omicidio stradale, fondo di garanzia per le vittime della strada, scambio elettorale politico-mafioso (scambio tra promessa di voto con altre utilità), falso in bilancio (cancellato da Berlusconi nel 2002), anticorruzione (poteri affidati all’ANAC) che ha consentito di ridurre di 250 mila unità i reati dal 2010, legge contro il caporalato che ha permesso il sequestro di 7.591 aziende in cinque anni.

    Cultura: Direttori musei (riforma del sistema museale), Art bonus (collaborazione pubblico-privato nel settore culturale), riforma cinema e audiovisivo, editoria (pluralismo editoriale e sostegno alla stampa locale e ad enti no profit), 18app (bonus di 500 euro agli studenti per aiutare la loro formazione), turismo sostenibile.

    Riforma Scuola: (investimenti in nuovi edifici e ristrutturazione dei vecchi, 115.800 i precari stabilizzati, 52.000 i nuovi insegnanti assunti, alternanza scuola lavoro, contratti di apprendistato, 500 euro annui per aggiornamento e formazione del singolo docente.

    Riforma Pubblica Amministrazione e applicazione, in dirittura di arrivo, del contratto per 3.200.000 pubblici dipendenti. Fonte, On. Lia Quartapelle.

    Alla luce della lettura di questi provvedimenti, ciascuno di noi potrà misurare obiettivamente, senza pregiudizi e con senso di responsabilità, bagaglio civile di qualsiasi persona, se tutto ciò sia di giovamento o meno alla nostra comunità. Per fare di più c’è filo per tutti. Ciascuno tessa la propria tela con il rispetto che merita la dignità di chiunque lo faccia in buona fede.

  • Complottisti, signoraggisti e nostalgici della Lira: ecco i sottosegretari del governo Conte

    Complottisti, signoraggisti e nostalgici della Lira: ecco i sottosegretari del governo Conte

    C’è Sibilia che non crede allo sbarco sulla luna, Bitonci che parla di “negritudine” e decine di altre assurdità. Abbiamo raccolto le più incredibili dichiarazioni dei 45 politici nominati nel “governo del Cambiamento”

    Complottisti, signoraggisti e nostalgici della Lira: ecco i sottosegretari del governo Conte
    Manlio Di Stefano e Carlo Sibilia

    Nostalgici della Lira. Signoraggisti poco avvezzi alla lettura di qualsivoglia testo macroeconomico. Complottisti di vecchia data, della serie “mai stati sulla Luna” e “dietro alle stragi di Stato c’è il gruppo Bilderberg!”. Statisti capaci di giustificare una delle pagine più vergognose nella storia del Parlamento italiano, l’accostamento orango-Kyenge. Bene, la squadra di governo è completa: con la nomina di 45 tra sottosegretari e viceministri l’esecutivo Conte ha finalmente gli strumenti per mettersi all’opera. Noi nel frattempo possiamo farci un’idea di quello che ci aspetta attraverso le peggiori dichiarazioni dei membri che lo compongono.

    PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

    Senatore Vincenzo SANTANGELO, M5s

    Forza Etna
    “Con un po’ di impegno l’Etna risolverebbe tanti problemi” (Tweet poi cancellato, 4 dicembre 2015).

    Sta festa della Liberazione…
    “Oggi, 25 aprile, settantesimo anniversario della Liberazione, come ogni anno vedremo sfilare cortei di ex partigiani e bandiere tricolori in presenza di autorità istituzionali e di tanti bei discorsi! Mi chiedo, oggi, a settant’anni di distanza, questa ricorrenza ha ancora un significato che va oltre la vuota retorica e l’ostentazione di vessilli e bandiere?” (Facebook, 25 aprile 2015).

    Postando l’immagine di un cielo pieno di scie (chimiche?).
    “Sicilia, cosa vi fa pensare questo cielo?” (Facebook, 18 aprile 2015).

    Prof. Luciano Barra CARACCIOLO (Affari Europei)

    La nuova Norimberga.
    “‘Bisogna fare le riforme’ diverrà una frase come ‘il lavoro rende liberi’ quando sarà il momento della nuova Norimberga” (Twitter, 27 marzo 2014).

    Onorevole Mattia FANTINATI, M5s(Pubblica Amministrazione)

    Mica a caviale e champagne.
    “Dal sito Tirendiconto.it risulta che lei ha speso in vitto, ovvero in pranzi e cene, 46.391 euro. “Guardi, la voce vitto è una voce tecnica. All’interno della quale sono state inserite altre spese. Le ripeto, non ho pasteggiato a caviale e champagne. Ho solo inserito all’interno del vitto altre cose… Ma sono davvero questi i problemi degli italiani?”” (Corriere della Sera, 14 febbraio 2018).

    Vito Crimi, sottosegretario alla...
    Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria

    Senatore Vito Claudio CRIMI, M5s (Editoria)

    I giornalisti gli stanno sul cazzo.
    “I giornalisti e le tv li sto rifiutando tutti perché mi stanno veramente sul cazzo, cercano solo il gossip”, “Non facciamo un cazzo, passiamo un mese e mezzo a scegliere nomi” e poi “Zero rispetto a chi finora ha frequentato le istituzioni”. È sempre Crimi che parla, intervistato da RadioLuiss per La Zanzara su Radio 24. “Noi finora non abbiamo fatto un cazzo, abbiamo solo votato per scegliere cariche. Passiamo un mese e mezzo senza fare un cazzo con uno stipendio che è quello che è” (Repubblica.it, 21 marzo 2013).

    Il presidente Napolitano non si è addormentato.
    “Napolitano è stato attento, non si è addormentato. Beppe è stato capace di tenerlo abbastanza sveglio” (Sul colloquio tra il presidente della Repubblica e la delegazione del Movimento al Quirinale, 21 marzo 2013).

    Siamo nuovi.
    “Crimi assente in Giunta: “È stata una giornata intensa, mi sono perso, è la prima volta che venivo qui… non trovavo il palazzo”” (Corriere.it, 6 giugno 2013).

    Pasta vs. merda.
    “Italiani popolo strano. Dopo aver ingoiato merda per decenni sono capaci di dire no ad un buon piatto di pasta solo perché non è ben cotta” (Facebook, 6 settembre 2013).

    Commentando il manifesto elettorale del Pdl “Silvio non mollare”.
    “Ma vista l’età, il progressivo prolasso delle pareti intestinali e l’ormai molto probabile ipertrofia prostatica, il cartello di cui sopra con “Non mollare” non è che intende “Non rilasciare peti e controlla l’incontinenza (cit. Paola Zanolli)” (Facebook, 4 ottobre 2013).

    Il “complotto” dei piedi sporchi.
    “LEGGETE, PRIMA DI RIDERE. Un amico che risiede a Ghedi, in provincia di Brescia, ci ha inviato questa lettera. Vi invito a leggerla. ‘Ciao a tutti, molti di voi rideranno guardando l’immagine allegata (i piedi sporchi del figlioletto, ndr). Penserete forse che il caldo di questi giorni mi abbia dato alla testa o che si tratti semplicemente di uno scherzo di cattivo gusto. Purtroppo la realtà supera spesso la fantasia e in questo caso la realtà potrebbe essere più grave di quello che si pensi. (…) Ma veniamo ai fatti. Dopo le vacanze al mare siamo ritornati a casa a Ghedi. Premetto che prima di andare via la casa era in perfetto ordine. Come è normale tutti gli scuri erano chiusi ma dietro qualcuno di essi qualche porta è rimasta socchiusa per favorire un minimo di ricambio dell’aria di casa. Ebbene dopo due settimane ecco quello che si è depositato sul pavimento di casa e raccolto dai piedini di mio figlio. Quello che mi spaventa è che non si tratta della normale polvere. È una polvere nera e sottile, più fine della fuliggine. Sembrano i piedi di uno spazzacamino. Peccato che questa volta le polveri sono contenute nell’aria che respiriamo e che finisce nei nostri polmoni.
    C’è da dire che non viviamo nei pressi di una fabbrica o di una fonderia per cui credo che sia effettivamente quello che circola nell’aria. E questo fa paura (…)’” (Facebook, 28 luglio 2015).

    Oggi alleati di governo.
    “Umberto Bossi e il figlio Renzo condannati per aver abusato dei fondi della Lega Nord. Da “Roma ladrona” a #LegaLadrona. #VotateliAncora” (Twitter, 11 luglio 2017).

    INTERNO

    Carlo Sibilia
    Carlo Sibilia

    Onorevole Carlo SIBILIA, M5s 

    VEDI ANCHE:

    Carlo Sibilia

    Il meglio del peggio del Carlo Sibilia pensiero

    Confonde la partenza e l’arrivo dell’impresa dei Mille e ha “riscritto” a suo modo alcuni importanti fatti di cronaca, le basi della macroeconomia, e parti considerevoli della storia dell’umanità. Ecco una summa del pensiero del responsabile Scuola e università del M5S

    Sbarco sulla luna? Quando mai.
    “Oggi si festeggia l’anniversario dello sbarco sulla luna. Dopo 43 anni ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa…”. E ancora: “Scusate. Rettifico. Siamo andati sulla luna, Berlusconi è onesto, la riforma del senato è cosa buona e giusta e Repubblica è un giornale” (Twitter, 20 luglio 2014).

    Le stranezze sulla strage di Charlie Hebdo.
    “Incredibile che a Charlie Hebdo sia rimasto ucciso l’economista Maris che denunciava irregolarità su emissione moneta” (Twitter, 8 gennaio 2015).

    La ragione ritrovata. Sibilia dopo la sparatoria avvenuta nel Parlamento canadese di Ottawa, in cui hanno perso la vita due persone.
    “(…) I politici spesso prendono a modello i governo del nord. Norvegia, USA e Canada. Eppure dov’è che hanno iniziato a sparare i politici… proprio in un paese come il Canada. Opera di un pazzo o di qualcuno che ha ritrovato la ragione?” (Facebook, 23 ottobre 2015).

    L’onestà della dittatura.
    “Hai ragione @Beatrix_Bix, la dittatura è più onesta. Almeno lo sai, invece democrazia italiana è subdola” (Twitter, 14 dicembre 2013).

    Dalle stragi di Falcone e Borsellino.
    “Cosa dire di una stampa che oscura il Restitution Day?, l’evento politico più rivoluzionario dagli omicidi di Falcone e Borsellino” (Facebook, 7 luglio 2013).

    Ha stato il Signoraggio.
    “Ebbene, signor Letta, mi spiega oggi qual è il nesso tra banche e stati? Se la Banca centrale europea è di fatto di proprietà delle banche centrali nazionali – e diremmo benissimo!, se le banche centrali nazionali fossero di proprietà dei cittadini, dello stato. (…) E se la moneta è dei cittadini, degli stati, allora perché ce la prestano? Caro Letta, ha mai sentito parlare di Signoraggio Bancario? Ne avete mai parlato alle riunioni del Club Bilderberg?” (Intervento alla Camera, 22 maggio 2013).

    Non fatevi fregare!
    “Esiste una crisi idrica, quando c’è scarsità d’acqua.
    Esiste una crisi geologica, quando c’è scarsità di suolo.
    Esiste una crisi d’aria, quando è troppo inquinata.
    Non può esistere una crisi monetaria perché manca la moneta.
    Infatti acqua, terra e aria sono risorse naturali e pertanto sono finite. La moneta è un’unità di misura e può essere creata in qualsiasi momento.
    Dire che esiste una crisi monetaria è come dire che non c’è la lunghezza perché mancano i metri. NON FACCIAMOCI FREGARE!” (Facebook, 19 settembre 2016).

    Vuoi mettere l’aifon?
    “Oggi la Apple presenta l’#iPhone8 noi in parlamento siamo costretti dal #PD a discutere di #fascismo vs #comunismo… #fatevoi” (Twitter, 12 settembre 2017).

    La proposta-simbolo di Carlo Sibilia, prima di diventare deputato.
    “Matrimonio omosessuale, di gruppo e tra specie diverse (Postato da Carlo Sibilia il 26/11/2012). Discutere una legge che dia la possibilità agli omosessuali di contrarre matrimonio (o unioni civili) , a sposarsi in più di due persone e la possibilità di contrarre matrimonio (o unioni civili) anche tra specie diverse purché consenzienti” (Proposta di legge postata nello spazio che il blog di Grillo dedicava alle “idee” per il programma delle liste civiche).

    Senatore Stefano CANDIANI, Lega

    La zingara.
    “Una zingara, FALSA, ladra, schifosa e bastarda, mi ha rubata il telefono” (Facebook, 13 febbraio 2015).

    Rispondendo su Twitter al titolo dell’Unità “Roma città chiusa. Alle mafie”.
    “Totò Riina è pseudonimo di Antonio De Curtis, detto Totò” (Twitter, 22 agosto 2015).

    La7: Stefano Candiani (Lega Nord) commenta il video shock che ha suscitato polemiche di una bimba che piange di gioia dopo aver ricevuto in regalo un fucile.
    “Non bisogna banalizzare con questo video la legittima difesa. Il concetto deve essere chiaro, se una persona viene aggredita deve potersi difendere e l’aggressore paga il prezzo, se mi entra in casa e ho anche una famiglia da difendere non ci si deve stupire se quel qualcuno entra in un modo ed esce in un altro” (2 febbraio 2017).

    AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

    Onorevole Manlio DI STEFANO, M5s

    Incapaci al potere.
    “Se ci troveremo presto in guerra o se diverremo l’obbiettivo di attentati (senza esserlo mai stati prima) avrete due nomi da ringraziare, Renzi e Gentiloni, due pericolosi incapaci al potere” (Facebook, 15 febbraio 2015).

    Chi appoggia l’Isis.
    “GUERRA ALL’ISIS? NO, IMPERIALISMO. Gli USA e l’Unione Europea appoggiano l’ISIS.
    Questo è un dato di fatto riscontrabile in centinaia di testimonianze influenti (senatori americani) nonché in video che mostrano droni sorvolare i convogli neri senza attaccarli. (…) Il M5S, quando governerà l’Italia, la trascinerà fuori dalla sudditanza atlantica per restituirla alla sua dignità e sovranità nell’azione internazionale. Ascoltate questa mia intervista ad una TV iraniana. È solo questione di tempo…” (Facebook, 16 settembre 2015).

    L’intervista di Vespa a Riina Junior.
    “È SOLO DISTRAZIONE DI MASSA. Basta! Basta! Basta! Non fatevi fregare dal sistema! Vespa ne è parte da sempre, avete già dimenticato le mille occasioni in cui si è prestato a distrarre le masse dai veri problemi del paese? Per quanti mesi è andato in onda il plastico del Delitto di Cogne mentre in Parlamento ci toglievano il futuro? L’equazione è semplice: il Governo Renzi è in crisi perché pescato con le mani nel petrolio dalla magistratura e sotto mozione di sfiducia e, in 24h, mette su un teatrino a tutto campo…” (Facebook, 7 aprile 2016).

    E allora Guantanamo?
    “Gli arresti a Mosca? E allora Guantanamo? Non tocca a me valutare la democrazia in un altro Paese” dice Manlio Di Stefano per levarsi dall’impaccio di una domanda che in tanti fanno ai 5 Stelle: cosa dite della retata di massa di Vladimir Putin? (La Stampa, 30 marzo 2017).

    “M5S, Lista di ebrei sul profilo Facebook di Di Stefano”
    “Come riporta il Corriere della Sera, sul profilo Facebook di Manlio Di Stefano è apporso un post chiamato “Complici di Israele”, relativo al voto contrario dell’Italia alla risoluzione Unesco su Gerusalemme, che ha dato vita ad un dibattito acceso tra chi appoggiava il parlamentare 5 stelle e chi, invece, si dichiarava contrario. Tra i commenti, un altra lista di Vip tra giornalisti, attori e personalità con il titolo “Influenza sionista nei media italiani”, con i nomi, tra gli altri, di Roberto Saviano, Paolo Mieli, Enrico Mentana, Gad Lerner” (Lineapress, 7 maggio 2017).

    Onorevole Guglielmo PICCHI, Lega (ex Forza Italia)

    Quando c’era Silvio.
    “Con Berlusconi quanto avvenuto in #Crimea non sarebbe semplicemente successo” (Twitter, 17 marzo 2014).

    DIFESA

    Onorevole Angelo TOFALO, M5s

    Boia chi molla!
    “Boia chi molla, presidente Boldrini, boia chi molla! E noi non molleremo!” (Intervento alla Camera, 29 gennaio 2014).

    Si scherza.
    “Abbiamo kalashnikov, mitra, mine da posizionare su ogni scranno di questi politicanti della casta, e poi male che vada abbiamo una zizzona di Battipaglia come bomba per far saltare tutto in aria. Ovviamente sto scherzando…” (YouTube, 7 gennaio 2015).

    Alto tradimento.
    “#GENTILONI ANDREBBE PROCESSATO PER ALTO TRADIMENTO! invece accade che gli viene addirittura affidato l’incarico” (Twitter, 11 dicembre 2016).

    Traffico d’armi
    “Traffico d’armi con la Libia, spionaggio, Isis. Un triangolo quanto mai insidioso, tanto più che sullo sfondo c’è un rappresentate dello Stato. Angelo Tofalo, deputato grillino e membro del Copasir – il comitato di controllo parlamentare sui servizi segreti – ha ammesso di aver pagato un viaggio in Turchia ad Annamaria Fontana, la donna napoletana arrestata nei giorni scorsi per traffico internazionale di armi insieme con il marito, Mario Di Leva, convertito all’Islam (…)” (La Stampa, 26 febbraio 2017).

    ECONOMIA E FINANZE

    Onorevole Laura CASTELLI, viceministra, M5s

    Le ricette della nonna.
    “Olio di ricino per i mafiosi!” (Dibattito in Aula, 4 giugno 2013).

    Come ti permetti di non votare 5 Stelle?
    “Da una parte questo è un Paese che fa fatica a comprendere, dall’altra c’è ancora una grande fetta legata a lobby e poteri forti. Non dico che chi non ha votato 5 Stelle sia da condannare, ma non lo giustifico” (26 maggio 2014).

    Quanto ha ucciso il governo Renzi?
    “Secondo voi quanta gente hanno ucciso i cattivi governi? Quanti il governo #Renzi? Per me più di 150….” (Twitter, 27 marzo 2015).

    Una buona parola per tutti.
    “#Marino ha appena ritirato le dimissioni… Pagliaccio criminale” (Twitter, 29 ottobre 2015).

    Un curriculum che nemmeno il premier Conte.
    “(…) A 14 anni comincio ad innamorarmi della palestra e li conosco la danza HipHop che poi seguirò per oltre 10 anni. E poco dopo, durante una estate di colonia aziendale, scopro l’amore per la barca a vela e il vento; amore che mi accompagna ancora moltissimo. Alle scuole superiori scelgo di frequentare la scuola di Ragioneria più complessa è severa di tutta la provincia di Torino. (…)” (Dal curriculum pubblicato sul sito ufficiale di Laura Castelli).

    “La favolosa figuraccia di Laura Castelli al convegno dell’Ordine dei Commercialisti”.
    “Qualche giorno fa la Castelli era ospite degli Stati Generali della professione dei Dottori Commercialisti. Professione per esercitare la quale è necessario essere iscritti ad un apposito albo professionale al quale si accede dopo aver superato un esame di Stato. La Castelli si deve essere sentita davvero a casa perché si è presentata così: «Sono laureata in Economia, non sono un commercialista ma nella vita ho avuto un mio studio, ho lavorato nello studio di famiglia che si occupa di contabilità, paghe, e conosco…». L’onestà e la trasparenza dell’onorevole pentastellata però non sono state apprezzate dalla platea che ha iniziato a vociare e sogghignare. Ed in effetti è curioso che ad un convegno nel quale si è discusso anche di chi esercita abusivamente la professione arrivi una persona a dire che pur non essendo commercialista ha esercitato la professione e ha avuto pure uno studio…” (Next Quotidiano, 16 febbraio 2018).

    Onorevole Massimo BITONCI, Lega

    La negritudine.
    “Signora Presidente, onorevoli colleghi, la gente ormai ha paura ad uscire la sera e lei vuole favorire la negritudine come in Francia” (Intervento in aula, 14 gennaio 2014).

    Da sindaco leghista di Padova.
    “E ora in tutti gli edifici e scuole un bel crocifisso obbligatorio regalato dal Comune. E guai a chi lo tocca!” (Facebook, 24 giugno 2014).

    Lotta dura ai kebabbari.
    “Abbiamo deciso di emettere un’ordinanza per la zona della stazione: è giunta l’ora di far chiudere entro le ore 20 tutta una serie di negozi etnici, tipo quelle dei kebabbari” (30 marzo 2016).

    SVILUPPO ECONOMICO

    Senatore dott Andrea CIOFFI, M5s

    Il tweet-shock subito dopo le prime scosse sismiche.
    “A Roma due forti scosse di #terremoto in due ore. Il Senato ha retto benissimo. Reggerà anche alla deforma di Renzi. #IoVotoNo” (25 ottobre 2016).

    Onorevole Davide CRIPPA, M5s

    Priorità.
    “Oggi pomeriggio dovevo partecipare al torneo beach waterpolo ad Arona, ma qualche genio del Pd ha deciso che questa sera alle 19 si doveva votare in commissione attività produttive e finanze per il ddl concorrenza (…)” (Facebook, 2 agosto 2015).

    INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

    Michele DELL’ORCO, M5s

    Mafia-Pd.
    “‘Oggi Pd in piazza contro la mafia’: come se i #Casamonica manifestassero contro se stessi” (Twitter, 3 settembre 2015).

    Edoardo RIXI, Lega

    Dopo l’attentato di Nizza
    “Edoardo Rixi punta il dito contro il governo italiano: “L’Italia deve chiudere le frontiere e smetterla di traghettare sul territorio nazionale migliaia di clandestini che con i loro viaggi finanziano l’Isis – scrive sulla propria pagina Facebook -. Il nostro Governo è moralmente responsabile di quanto sta accadendo in Europa”” (Huffington Post, 15 luglio 2016).

    “Spese pazze, Rixi: ‘Così facevan tutti, ci siamo adeguati’”.
    “Così facevan tutti. Acquistavano le loro cose personali e le facevano pagare ai contribuenti liguri. “C’era una prassi consolidata, che abbiamo seguito e che mai aveva creato problemi – spiega Edoardo Rixi, assessore regionale allo Sviluppo Economico della Liguria e segretario della Lega Nord ligure” (Repubblica.it, 19 settembre 2017).

    Armando Siri e Matteo Salvini
    Armando Siri e Matteo Salvini

    Senatore Armando SIRI, Lega

    VEDI ANCHE:

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    Esclusivo: la flat tax di Matteo Salvini è un’idea di un bancarottiere

    Armando Siri, l’ideologo dell’aliquota unica al 15 per cento,  ha patteggiato una condanna a un anno e 8 mesi per un crac. Due società in cui il guru del leader leghista ha avuto ruoli di spicco hanno trasferito la sede legale in un paradiso fiscale. E uno dei suoi soci è indagato dall’antimafia di Reggio Calabria

    “Lega, L’Espresso: ‘L’ideologo della Flat Tax Armando Siri patteggiò per bancarotta fraudolenta‘”.
    “Prima della campagna elettorale Matteo Salvini, segretario della Lega, pensava per lui a un ruolo di governo, magari un ministero economico. Eppure, stando a quanto riporta L’Espresso, Armando Siri, 46 anni, eletto al Senato, ideologo della flat tax, ha patteggiato una pena per bancarotta fraudolenta. Tre anni e mezzo fa un giudice ha accolto l’accordo tra accusa e difesa per il fallimento della MediaItalia, società che avrebbe lasciato debiti per oltre 1 milione di euro. Nelle motivazioni, riporta il settimanale, i magistrati che hanno firmato la sentenza scrivono che, prima del crack, Siri e soci hanno svuotato l’azienda trasferendo il patrimonio a un’altra impresa la cui sede legale è stata poco dopo spostata nel Delaware, paradiso fiscale Usa” (Fatto Quotidiano, 12 marzo 2018).

    LAVORO E POLITICHE SOCIALI

    Onorevole Claudio COMINARDI, M5s

    È Stato il Bilderberg.
    “Il mandante della bomba di Piazza della Loggia è lo Stato italiano. Una strage di Stato. C’era di tutto. I servizi segreti deviati, la politica, la Cia, e come dice Imposimato, anche il gruppo Bilderberg. Dietro alla strategia della tensione e alle stragi c’è anche il gruppo Bilderberg” (Intervento alla Camera, 28 maggio 2014).

    Androidi.
    “Un androide dotato di intelligenza artificiale è in grado di vedere, sentire, conversare, camminare, svolgere attività manuali, interpretare immagini, elaborare calcoli estremamente complessi e molto altro ancora. (…) Ritengo fondamentale un dibattito politico su questi mutamenti (…)” (Facebook, 7 gennaio 2016).

    BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E IL TURISMO

    Onorevole Gianluca VACCA, M5s

    Porcelli Pd.
    “I porcelli democratici hanno sempre hanno votato l’Italicum” (Twitter, 4 maggio 2016).

    Assassini Pd.
    “#labuonascuola è legge. Gli assassini #PD della scuola pubblica italiana hanno vinto una battaglia, ma non vinceranno la guerra! #M5S” (Twitter, 9 luglio 2016).

    Spazzatura Unità.
    “L’Unità è tornata a infangare le edicole. Le discariche sono sature, non c’era bisogno di nuova spazzatura” (Twitter, 12 luglio 2015).

    SALUTE

    Onorevole dott. Maurizio FUGATTI, Lega

    La cara vecchia lira.
    “Alla festa leghista di Avio si pagheranno cibo e bevande con le vecchie lire, sarà l’occasione per dimostrare a Monti i danni causati dall’euro” (13 agosto 2012).

    Reich.
    “Grazie ad Angela Merkel ormai non siamo più in Europa, ma nel Quarto Reich” (18 ottobre 2012).

    AMBIENTE, TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

    Onorevole Vannia GAVA, Lega Nord

    Quando vedo la Kyenge penso ad un orango”, disse Calderoli. E la Gava… 
    “Calderoli? Ha detto quello che pensano quasi tutti gli italiani. “I tratti somatici di alcune popolazioni è innegabile evochino da sempre sembianze animali se non peggio (cosa dovrebbero dire i poveri abitanti della Mongolia?). Chi non riconosce questo è palesemente in malafede e usa strumentalmente un falso perbenismo degno delle più squallide ipocrisie. È ora di finirla di puntare il dito contro i pochi che hanno il coraggio di dire quello che pensano tutti” (Messaggero Veneto, 15 luglio 2013).

  • Renzi, il Malaussène italiano

    Renzi, il Malaussène italiano

    Come è nato tutto questo odio verso Renzi?

    Come si è costruito, al netto degli errori, lo stigma contro Matteo Renzi? Come e perché è stato possibile che quel ragazzo di 39 anni che aveva fatto sognare il centrosinistra con la straordinaria vittoria alle europee è precipitato bruscamente nel consenso e viene dipinto da tutti come il male assoluto? Ecco come è stata pazientemente fabbricata, pezzo dopo pezzo, l’immagine negativa del giovane fiorentino. E vi spiego anche perché questo è avvenuto.

    I problemi del nostro paese si sono accumulati in decenni di malgoverno (clientelismo, statalismo nepotistico, mancata costruzione di una pubblica amministrazione efficiente, consenso conquistato e mantenuto, soprattutto negli anni 80, con l’aumento del debito pubblico etc.etc. corruzione endemica, evasione fiscale altissima).

    Eppure oggi il bersaglio principale per gli italiani si chiama Matteo Renzi, omettendo di dire che il giovane fiorentino è stato protagonista solo degli ultimi 4 anni, un periodo troppo breve per aver combinato i disastri che gli si addebitano. Gli rimproverano di tutto, manca solo l’accusa (ma prima o poi arriverà) di essere un complice del mostro di Firenze. Da sinistra a destra, dal nord al sud l’80% degli italiani non lo sopportano, lo giudicano antipatico, indirizzano contro di lui ogni loro malessere incolpandolo di ogni cosa, perfino del fatto che la sera prima hanno litigato furibondamente con la moglie mettendo in crisi il proprio matrimonio.

    Matteo Renzi, suo malgrado, è diventato una specie di signor Maulaussene, una specie di capro espiatorio che serve ad assolvere tutti gli altri, e la storia di questo paese, per le difficoltà in cui ci troviamo.

    Ma come e perché è stato possibile che quel ragazzo di 39 anni che aveva fatto sognare il centrosinistra con la straordinaria vittoria alle europee quando è arrivato alla soglia dei 43 anni è precipitato bruscamente nel consenso e dipinto da tutti, dal professore universitario al barista sotto casa, come il male assoluto?

    C’è qualcosa di più profondo e di più strutturale della sua semplice antipatia e di un carattere non certamente facile oscillante tra la battuta salace immediata e l’egocentrismo esasperato.

    Non si diventa così impopolari e così odiati in così poco tempo per questi motivi, le storie delle leadership sono piene di leader vincenti egocentrici e presuntuosi.

    La distruzione dell’immagine positiva di Matteo Renzi, che sembrava vincente dopo la vittoria delle primarie e soprattutto dopo il 40% delle Europee, è stata pazientemente fabbricata da una macchina potente al servizio di chi si è sentito minacciato in vari modi dall’affermazione di una leadership che rompeva il politicamente corretto e gli schemi attraverso i quali la politica italiana ma anche l’economia e i media hanno letto e soprattutto interpretato la realtà.

    Non può essere altro che questo. Non può giustificarsi l’eclisse di popolarità di Matteo Renzi con questo o quello errore commesso in questa o quella riforma soprattutto quando i più autorevoli commentatori internazionali (lontani dalle passioni della lotta politica quotidiana italiana) descrivono gli ultimi anni come anni di buon governo e di tante buone leggi.

    Cosa è allora? E, perché, soprattutto? Non basta neanche incolpare il populismo grillino che ha portato l’insulto e la tecnica della distruzione dell’avversario in politica, non basta perché della ossessione contro Matteo Renzi si sono fatti interpreti pezzi importanti delle elites riflessive italiche che semmai hanno usato l’amplificazione delle campagne vaffamediatiche dei grillini per colpire il nuovo leader del PD e la classe dirigente giovane che tentava di farsi strada.

    Si è mosso contro Matteo Renzi un mondo molto variegato dai membri privilegiati dell’ancien regime al vaffanculismo grillofascio,da quel mondo omofobo e razzista perfettamente rappresentato dal nuovo ministro della Famiglia Lorenzo Fontana e dal pistolero di Macerata a tutti coloro che si sono sentiti colpiti dalle riforme portate avanti dal governo del PD (dai magistrati a cui si sono ridotte le ferie ai professori che non vogliono essere oggettivamente valutati, dai dirigenti dello Stato cui è stato messo un tetto agli stipendi ai caporali colpiti da una legge efficacissima, dai furbetti del cartellino a quelli che non pagavano il canone Rai, etc. etc. etc., la lista sarebbe lunghissima). E non ho dubbi che oltre alla ribellione dei poteri deboli e diffusi anche quelli che hanno davvero il potere di comando della economia e della finanza si sono preoccupati che il giovane fiorentino ridesse il ruolo che gli spetta alla Politica, quella che Aristotele chiamava, se non ricordo male, la regina delle arti, potenziando lo Stato democratico unico modo per tenere a bada gli spiriti selvaggi di un capitalismo che negli ultimi 30 anni grazie alla globalizzazione solo economica e finanziaria ma non politica, ha mandato a monte (senza costruire una più avanzata alternativa al passo con le mutate situazioni sociale) quel compromesso welfaristico che aveva garantito il benessere del secondo dopo guerra.

    Ed una mano importante a questa azione di demolizione mediatica l’hanno data i perdenti della “ditta” che non hanno mai accettato l’esito delle primarie ed hanno sempre trattato il ragazzo fiorentino come un estraneo barbaro. Quella sinistra che veniva ospitata ogni giorno, in maniera ossessiva e sovradimensionata rispetto al loro peso elettorale effettivo, in tutti i talk show per parlare male di Renzi e del PD, utili idioti che hanno lavorato per il re di Prussia.

    Una sinistra che apparentemente parlava di merito e di valori (jobs act, buona scuola, disuguaglianza, povertà) ma che era animata solo da uno spirito di rivalsa nei confronti di chi l’aveva estromessa dai centri di potere dopo decenni in cui in quei centri di potere (stesse al governo o stesse all’opposizione) aveva fatto il bello e cattivo tempo.

    Questo fronte ampio della restaurazione si è trovato compatto per la prima volta ai tempi del referendum costituzionale quando per il NO si è schierato un arco di forze politiche e sociali amplissimo dalla CGIL a Casa Pound passando per tutto lo spettro delle forze politiche italiche vecchie e nuove.

    La campagna sulla deriva autoritaria è stata un capolavoro mediatico che ha dimostrato una inesauribile capacità di ribaltamento della verità. Una Riforma che non toccava la forma dello Stato, che manteneva integro il Parlamentarismo costituzionale efficientando nello stesso tempo i percorsi decisionali e rafforzando così il ruolo della democrazia (quella democrazia che come dicono in tanti è in pericolo quando non riesce a decidere) è stata fatta passare per un attentato alle libertà costituzionali.

    È stata una campagna condotta per evitare quello che per loro era il pericolo maggiore. Il pericolo mortale cioè che una nuova classe dirigente si rafforzasse grazie alla vittoria del SI, con Matteo Renzi che consolidava la sua leadership potendo così continuare senza più nessun ostacolo quell’azione di profondo rinnovamento appena iniziato. Provate ad immaginare come sarebbe cambiata la storia del nostro paese se il SI avesse vinto (ma il popolo, come spesso gli accade, ha scelto Barabba)!!!

    Ma il capolavoro mediatico costruito per combattere la Riforma costituzionale è solo un aspetto (e non certo il più incisivo) di unaazione a largo raggio avviata per distruggere la credibilità di Renzi ed era necessario dopo il referendum completare l’opera ed impedire che quel 40% di SI diventasse un fronte politico compatto.

    Mentre la sinistra interna ed esterna al PD continuava nel suo bombardamento del quartier generale (con l’effetto di far perdere di credibilità agli occhi di tanti elettori che assistevano esterrefatti a liti da pollaio) veniva costruito un altro capolavoro mediatico che ha portato la grande maggioranza degli elettori ad identificare in Matteo Renzi e nella sua giovane classe dirigente i complici di un sistema bancario che aveva provocato la crisi delle 8 banche.

    Cioè il contrario, radicalmente il contrario, di quello che era effettivamente accaduto.

    Ed in un periodo in cui il sistema bancario nel suo complesso non gode del massimo di popolarità essere stigmatizzato come l’amico dei banchieri è stato un colpo mortale alla immagine di Matteo Renzi.

    La “character assassination” di Maria Elena Boschi, una delle più importanti collaboratrici di Renzi, la giovane donna che era riuscita a far votare al Parlamento una Riforma costituzionale che ridimensionava privilegi e costi, è un esempio di scuola di come questo capolavoro mediatico è stato costruito.

    Il frame “Renzi amico dei banchieri che hanno speculato sulla vita delle persone” e quello di “Boschi Madonna Etruria” è penetrato ovunque ed inutilmente il PD provava a spiegare che la crisi delle 8 banche era maturata quando Renzi era ancora sindaco a Firenze e la Boschi una giovanissima avvocatessa del foro fiorentino, inutilmente provava a spiegare che l’azione di governo ha salvato non i banchieri (che invece sono stati estromessi da tutti i consigli di amministrazione compreso l’incolpevole, come ha stabilito la magistratura, Pierluigi Boschi) ma correntisti e risparmiatori compresi gli obbligazionisti ingannati da troppo solerti funzionari bancari, inutilmente provava a spiegare che con la riforma delle popolari sono state eliminate all’origine le cause per cui quelle crisi sono potute scoppiare e che forse c’è stato un intreccio malmostoso tra chi doveva vigilare e le banche sottoposte a vigilanza (nel caso delle banche venete tutto questo è evidentissimo).

    Ed il capolavoro mediatico è stato completato trasformando la Commissione di indagine sul sistema bancario in un palcoscenico dove rafforzare, contro ogni evidenza, questi frame (surclassando il PD che per ingenuità dello stesso Renzi credeva invece di trasformare quel palcoscenico in uno strumento di accusa verso chi effettivamente aveva lucrato).

    Questa sulle banche è stata la campagna mediatica più invasiva e più penetrante ma contemporaneamente sono stati costruiti e fatti girare ampiamenti tra gli oltre 30 milioni di cittadini che usano i social straordinarie fake news molto efficaci.

    Pensiamo alla notizia diffusa ovunque (con foto) della Lamborghini che aveva regalato una sua automobile a Renzi che ci era andato in vacanza ad Ibiza.

    Pensiamo al battage sul famoso aereo di Stato di Renzi che Renzi non ha mai usato e che invece in questi giorni il neopremier anticasta Conte ha usato per andare in Canada.

    Ma pensiamo soprattutto a quella campagna, molto più insidiosa e molto ben costruita, fatta sulla applicazione della Direttiva europea riguardante l’uso dei sacchetti biodegradabili nei supermercati. Per settimane e settimane i social sono stati invasi dacentinaia di migliaia di post in cui si dava per certo che una amica di Renzi aveva il monopolio nella produzione di questi sacchetti e che la norma era stata approvata per favorire questa signora che era appunto una amica del premier. Tutto falso. Ma tutto virale e quindi reso verosimile per milioni di persone.

    Per parecchio tempo prima delle elezioni politiche è stato uno stillicidio di fake aventi come oggetto la demolizione della moralità di Matteo Renzi, direttamente o attraverso persone a lui legate.

    E lo hanno fatto utilizzando tutta l’odierna potentissima strumentazione social molto più invasiva ed individualizzante della già invasiva potenza televisiva. Qualcuno adombra addirittura che, allo scopo ultimo di far vincere in tutta Europa i populisti per indebolirne la forza politica ed economica, i russi abbiano concentrato in grandi capannoni migliaia di persone con il compito di pattugliare il web ed introdursi sotto mentite spoglie nella vita di tutti noi raccontando frottole che diventavano verità per la maggioranza della popolazione che non ha né strumenti né il tempo per difendersi. Uno scenario spaventoso se fosse vero e che rende veritiera la frase di Mark Twain il quale parlando delle menzogne diceva che “una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”.

    Io non so, non ne ho le prove che tutto questo sia vero. So però che è molto verosimile. E so che se una potenza straniera o una potenza economica oggi vuole inondare la mediasfera con notizie tendenziose o fasulle, le tecnologie informatiche e la rete dei social gli facilitano enormemente il compito.

    In passato la controinformazione a fini destabilizzanti contro un Partito, un movimento, uno Stato era già stata usata ma ci volevano risorse sul posto, bisognava scalare giornali (come fu per il Corriere all’epoca della P2) o televisioni (come è stato a cavallo tra prima e seconda repubblica per Berlusconi). Oggi quella azione destabilizzante si può fare a distanza da Mosca, Washington o da qualsiasi periferia dell’impero, senza rischio alcuno.

    La macchina del fango di cui abbiamo parlato finora era poi anche alimentata da quello che Piero Sansonetti, direttore del Dubbio, chiama il circo mediatico giudiziario, una specie di corto circuito tra alcuni uffici giudiziari e media.

    In questi anni sono decine e decine le inchieste giudiziarie che dalla scrivania della procura passano nelle prime pagine dei giornali. Una regia sapiente che centellina le informazioni dando risalto alle aperture delle inchieste ma nascondendo quando quasi sempre si risolvono con l’archiviazione o per l’assoluzione per inesistenza di ogni presupposto.

    È stato così per il parlamentare lucano Salvatore Margiotta, per la clamorosa inchiesta Tempa rossa finita in un nulla di fatto, per il Presidente del PD campano Stefano Graziano, per il governatore De Luca, per il Sindaco di Ischia Giosi Ferrandino, per il Sindaco di Mantova Palazzi e tantissimi altri casi.

    La notizia delle indagini su di loro ha fatto più volte il giro del mondo, la verità della loro assoluzione si sta ancora allacciando le scarpe.

    Forcaioli e giustizialisti di ogni risma scrivono centinaia di migliaia di post sui social, il PD viene descritto come una associazione a delinquere, il Fatto quotidiano (e non solo) batte la grancassa (e i padri nobili del PD tacciono).

    Il frame dei renziani corrotti entra in tutte le case, nei piccoli paesi, nei bar e nei mercati non si parla d’altro ed il prestigio di Renzi viene pian piano buttato a terra. Ogni giorno, ogni ora, incessantemente.

    E che questo sia l’obiettivo viene fuori clamorosamente quando i bravi magistrati della Procura di Roma scoprono che sul caso Consip c’è un capitano dei carabinieri che taroccava le intercettazioni per mettere in mezzo il padre di Renzi. Una roba che in altre epoche avrebbe provocato uno sciopero generale e la scesa in piazza di grandi masse a difesa della democrazia.

    In questo caso scende solo il silenzio. I grandi organi di informazioni relegano la notizia tra le non rilevanti. E tacciono, lo ripeto, i padri nobili del PD, quelli sempre con il ditino alzato ad indicare gli errori di Matteo Renzi ed a piangere retoricamente sul presunto abbandono dei valori della sinistra.

    Nessuna solidarietà viene al giovanotto fiorentino dai suoi stessi compagni di Partito che sono in minoranza, ed è evidente che le finte prove contro la famiglia di Renzi facevano comodo pure a loro.

    Ma la campagna di delegittimazione quotidiana di Matteo Renzi e quindi del PD è fatta anche di un altro tassello oltre che della furibonda campagna condotta attraverso ingegnose ed efficaci fake news e dell’attivazione del circo mediatico giudiziario.

    Parliamo della azione falsificante compiuta sugli atti di governo tendente a dimostrare non solo l’inefficacia di una politica ma addirittura la complicità di questa politica con coloro che detengono effettivamente il potere economico e finanziario.

    Così è accaduto con il Jobs act di cui non viene messo in risalto quello che è la vera novità della riforma del mercato del lavoro e cioè la nuova e moderna rete di protezione sociale che ingloba figure fin ad ora mai interessate a nessuna protezione ma si amplifica la battaglia ideologica di un piccolo nucleo di sinistra e si taroccano o si nascondono i dati sull’aumento della occupazione parlando di un aumento dei rapporti di lavoro precario quando invece, come spiego QUI in maniera più dettagliata è vero il contrario.

    Si alimenta la fake news della diminuzione delle ore lavorate per spiegare, e quindi sminuire, l’inversione di tendenza del tasso di disoccupazione, fake news smentita dai dati ufficiali che non solo segnalano l’aumento delle ore lavorate complessive ma anche l’aumento delle ore lavorate per dipendente.

    O come è accaduto con la riforma della scuola dove vengono messi in risalto solo i problemi (fisiologici quando si mette mano ad un sistema di nomina dei professori incancrenito da decenni) e si tace sul fatto che il governo Renzi ha fatto uno sforzo enorme in termini finanziari sul comparto scuola dopo i tagli selvaggi degli anni precedenti ad opera di Gelmini e Monti.

    Per non parlare della lotta alla povertà che è stato un chiodo fisso in questi anni e che ha visto oltre al Reddito di inclusione l’approvazione di tante misure indirizzate ad incidere sugli indici di povertà presenti nel nostro paese (cito soltanto, l’elenco potrebbe essere lungo, l’eliminazione delle tasse universitarie per i più poveri e l’abbattimento progressivo per gli altri oppure la cosiddetta quattordicesima per i pensionati al minimo). Uno sforzo che ha visto aumentare gli investimenti sul sociale sia rispetto ai governi Berlusconi ma anche ai governi Prodi e che nessuno però raccontava. (trovate QUI una analisi più dettagliata di questo tema)

    Si poteva e doveva fare di più? Non c’è alcun dubbio. Ma dal dovere e potere fare di più al descrivere Renzi come colui che ha ampliato la precarietà del lavoro, ha distrutto la scuola pubblica e fatto aumentare la povertà, ce ne corre.

    E ritorniamo da dove eravamo partiti.

    Dalla domanda su come e perché è stato possibile che quel ragazzo di 39 anni che aveva fatto sognare il centrosinistra con la straordinaria vittoria alle europee quando è arrivato alla soglia dei 43 anni è precipitato bruscamente nel consenso e dipinto da tutti, dal professore universitario al barista sotto casa, come il male assoluto.

    Renzi ha fatto sicuramente degli errori dei quali sicuramente il più grave per un politico è quello di non aver capito la disposizione delle forze in campo contro di lui (errore evidentissimo al referendum ma che è continuato) e molte riforme sicuramente andavano fatte meglio.

    Ma non per questo di solito si cade così vertiginosamente nella considerazione popolare. Si possono perdere le elezioni ma non è questa la spiegazione del crollo di considerazione e della vera e propria aurea negativa che circonda Matteo Renzi.

    La spiegazione sta in tutto quello che ho provato a raccontare in questo articolo, sta nella paura che, all’establishment debole e forte, ha fatto questo giovanotto di Rignano sull’Arno, paura che non fanno neanche i 5 stelle la cui impreparazione fa dormire sonni tranquilli ai vecchi volponi della economia e della politica e della burocrazia, volponi che nelle situazioni di caos si ingrassano mentre soffrono se qualcuno, come hanno avuto l’ambizione di fare i governi del PD, quel caos lo vuole governare fissando dei limiti.

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    Enzo Puro

    ENZO PURO

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    Aggiornato al 31 marzo 2018www.facebook.com/pensieropuro

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  • Uno vale uno

    Uno vale uno

    Mariacristina Ferraioli

    Il movimento 5 Stelle presumibilmente vincerà le elezioni e non lo farà per via della tanto decantata onestà. Parliamoci chiaro, se l’onestà fosse un valore diffuso e condiviso per questo paese non avremmo il tasso più alto di lavoro nero d’Europa né il più alto numero di evasori fiscali. I 5 Stelle vinceranno perché hanno sedotto quella parte del paese inetta e rancorosa con l’idea che siamo tutti uguali e che lo studio, l’impegno e il sacrificio nella vita siano in fondo un dato relativo. Perché uno vale uno, come nella Fattoria degli animali di Orwell, in nome di una libertà che è in realtà la peggiore forma di dittatura. Così ci ritroviamo un Di Maio che si sente De Gasperi, pur senza averlo mai sentito neanche nominare De Gasperi, una cloaca di sprovveduti che discute di economia o di politica internazionale senza mai aver aperto un manuale di storia e soprattutto una società di persone che pensano di potersi sedere di fronte a chiunque per discutere di qualsiasi cosa. Le conseguenze sociali del movimento 5 Stelle vanno oltre la barzelletta di avere un premier come Di Maio che coniuga i verbi peggio dello studente che ho bocciato lo scorso anno. Il vero dramma causato dai cinque stelle è che hanno offerto la spalla a qualsiasi persona di sentirsi all’altezza di parlare di ogni cosa. Oltre la medicina, oltre chi ha passato la vita nei laboratori e a studiare, oltre i premi Nobel. È gente che non ha coscienza di cosa sia lo studio e quanto sacrificio ci sia dietro ad una ricerca, dietro ad una professione, che non pensano ai ragazzi che hanno passato la vita sui libri per far progredire questo paese. È la presunzione fine a se stessa. L’onestà di cui il movimento si riempie la bocca continuamente non è un vanto. È il grado zero della civiltà cosa che sarebbe nota perfino a loro se avessero studiato un po’ di latino. Occupare un posto che non si è in grado di occupare, essere pagati per un lavoro che non si è grado di fare quella è la peggiore forma di disonestà civile. E come diceva quel vecchio saggio di Seneca “la vergogna dovrebbe proibire a ognuno di noi di fare ciò che le leggi non proibiscono”.

  • Immaginate una scuola.

    Immaginate una scuola.

    Francesco Brescia

    Immaginate una scuola.

    La UE è una classe.
    Una classe nella quale ognuno fa quello che vuole. L’unico professore temuto è quello di economia, soprattutto quando chiede le quote per la gita. Gli altri professori parlano, parlano, ma in fondo nessuno li ascolta. Però i ragazzi tornano a casa e chiedono sempre ai genitori “dobbiamo portare i soldi per la lavagna multimediale, ce lo chiede la scuola. Dobbiamo portare i soldi per l’uscita didattica, ce lo chiede la scuola”.
    Il materiale per studiare costa tantissimo, nella classe della UE. E lo custodisce la Germania, che è la prima della classe in queste cose di cancelleria.
    L’Italia se ne sta un po’ per i fatti suoi, nella classe della UE.
    Non se la passa tanto bene, a casa.
    Ha dei nuovi genitori adottivi, che faticano a comprendersi e a mettersi d’accordo. Un po’ perché sono troppo diversi tra loro, un po’ perché c’è di mezzo il nonno, un uomo vecchio, col parrucchino, basso e rattuso che rompe continuamente il cazzo e ogni tanto si mette a contare con le dita, fa le corna e vuole parlare delle cose del passato. Il nonno tra l’altro dovrebbe pure stare in galera, per questioni di nipotine, ma nessuno ha capito perché giri ancora a piede libero.
    Italia ha il banco vicino alla porta della classe. Ogni giorno un sacco di bambini delle altre classi vogliono entrare, e spintonano Italia, la sbattono di qua e di là, e Italia li farebbe anche entrare, ma il banchetto è piccolo e la sediolina non regge tutti.
    Certo, meglio di Grecia, che la sediolina non ce l’ha nemmeno più e se ne sta seduta per terra, in un angolo della classe della UE.
    Poi c’è Francia.
    Quanto mi sta sul cazzo Francia.
    Francia fa quello che vuole, ha dei libri specifici che usa solo lei, e vorrebbe decidere pure il programma di studi. Francia pure sta vicino alla porta, ma lei non fa sedere nessuno.
    Francia è amica di quello che se ne è andato via dalla scuola, Gran Bretagna.
    Gran Bretagna fa quello fico, ma solo perché sa di avere le spalle coperte da suo cugino. Suo cugino ogni tanto arriva, sagnellone, alto, grosso, sempre prepotente e violento, e rompe il cazzo a tutti.
    Il cugino bullo di Gran Bretagna si chiama Stati Uniti.
    Non ci va nemmeno più a scuola, questo.
    Quando arriva Stati Uniti, tutti stanno zitti.
    Gran Bretagna lo affianca, e dalla classe della UE si stacca e li accompagna sempre Francia. E i tre vanno a rompere i coglioni in altre classi.
    Soprattutto nella classe Medioriente.
    Quanto rompono i coglioni a Medioriente questi tre.
    Quella classe già è un casinò da anni per colpa della professoressa di religione, che cambia sempre programma e li fa litigare.
    Litigano, non fanno altro.
    Però hanno spesso delle aule più soleggiate di quelle degli altri, e allora Stati Uniti va, ogni tanto, e se la prende con qualcuno di loro. Così.
    Come se non bastassero i problemi.
    Tanto il preside ONU dorme. Lui beve, chatta con le cinquantenni fake, si fa le pippe e dorme.
    Tempo fa Iraq sputava con la cerbottana a Kuwait. Stati Uniti arrivò e distrusse lo zaino di Iraq. Poi il banco. Poi il femore. Poi la faccia. Iraq sta là, in classe, ma non si è ripreso e sanguina ancora.
    Un’altra volta Stati Uniti decise di entrare nella classe Nordafrica, per spezzare il braccio di Libia. Francia era tutta contenta. Italia no, ma si accodò lo stesso.
    Il banco di Libia è ancora in fiamme.
    E adesso Stati Uniti vogliono il motorino di Siria.
    Madonna, quanto vogliono quel motorino.
    E sopra al motorino di Siria ci vogliono fare un giro pure Francia e Gran Bretagna.
    Ma Siria è pure amica dei bulli di altre classi, soprattutto Russia, che è un altro che vi raccomando, e Turchia.
    Turchia ha il professore di sostegno, perché è irrequieto e tutti hanno paura di come reagisce.
    E pure loro, Russia e Turchia, vorrebbero farsi un giro sullo stesso motorino di Siria.
    Ma Stati Uniti se ne fotte.
    Quando vuole una cosa, Stati Uniti non si tiene.
    E appresso ci stanno sempre Gran Bretagna, che pure a scuola non ci vuole andare più da un paio d’anni, e non si sa cosa voglia fare da grande. E Francia, che non ho capito cosa ci rimanga a fare nella classe della UE, visto che decide sempre da sola e non sta mai a sentire gli altri.
    Soprattutto nessuno ascolta Italia, che poi si ritroverà attorno alla sedia un sacco di studenti che vorranno andare via dalle altri classi, perché Stati Uniti e gli altri bulli quando vogliono una cosa non si tengono.
    Molti ci dicono che dobbiamo essere riconoscenti a Stati Uniti e che, se non fosse stato per lui, la classe UE tanti anni fa non avrebbe potuto avere fondamenta, mura e finestre.
    Probabile.
    Ma dopo 70 anni, direi che il debito con il bullo sia stato abbondantemente pagato.
    Con gli interessi.
    Alle volte penso che in quella scuola chi stia meglio di tutti è il bidello.
    Quello fa il saggio, ha un sacco di figli, e se ne sta spaparanzato a leggere il giornale e fumare, mentre tutto intorno le classi fanno un casino infernale.
    Il bidello è l’India. Con tutto quello che succede nella scuola, qualche anno fa ha deciso di avere una discussione proprio con Italia.
    Strano proprio, il bidello.

    La classe della UE nemmeno quest’anno finirà il programma di studi, per colpa sua e per quello che succede nelle altre classi, anche quelle del piano di sotto, come Estremo Oriente, Sudamerica, o Centrafrica.
    Ma tanto, nella classe della UE, per i professori l’importante è solo che ogni anno tutti versino la quota della gita, poi ognuno può fare quello che gli pare.

    E alla fine, come sempre, nessuno imparerà mai nulla.

  • Come le intelligenze artificiali imparano a diventare sempre più intelligenti

    Come le intelligenze artificiali imparano a diventare sempre più intelligenti

    Il termine intelligenza artificiale potrebbe far pensare a macchine dotate di vera conoscenza, in grado di ragionare e consapevoli di ciò che stanno facendo; le cose, invece, sono molto diverse: il fatto che un software impari a riconoscere se in una foto sono presenti dei gatti non significa che sappia che cosa sia un gatto; allo stesso modo, il computer che ha battuto Lee Sedol, il maestro di Go, non aveva la più pallida idea di che cosa stesse facendo (e lo stesso vale per lo storico esempio riguardante le partite a scacchi tra Deep Blue di IBM e Gary Kasparov).

    Questi software, insomma, non sono in grado di pensare; sono semplicemente capaci di processare una quantità tale di dati da riuscire a metterli in relazione tra loro, identificando collegamenti e differenze in un paniere di dati o calcolando statisticamente, per esempio, quale mossa di un determinato gioco ha la maggior probabilità di avere successo.

    I metodi utilizzati per ottenere questi risultati sono principalmente due: il machine learning (apprendimento automatico) e la sua più recente evoluzione, il deep learning (apprendimento approfondito), un sistema dalle enormi potenzialità che si basa sugli stessi princìpi ma che, a differenza del machine learning, lavora su numerosi strati di “reti neurali” che simulano il funzionamento del cervello, organizzando l’analisi dei dati su diversi livelli e raggiungendo così una maggiore capacità di astrazione.

    Le origini di questa branca dell’intelligenza artificiale risalgono agli anni ’50 e al lavoro di scienziati come Marvin Minsky, Frank Rosenblatt, Seymour Papert e Arthur Samuel (quest’ultimo ha coniato una importante definizione di machine learning: “una branca dell’intelligenza artificiale che fornisce ai computer l’abilità di apprendere senza essere stati esplicitamente programmati”). Per decenni, però, il fatto che questa tecnica non consentisse di raggiungere una vera e propria intelligenza artificiale, ma solo una sorta di calcolo statistico estremamente evoluto, le ha impedito di ottenere grande popolarità nel mondo accademico.

    Nel caso del machine learning, la macchina scopre da sola come portare a termine un compito che le è stato dato

    L’atteggiamento generale ha iniziato a cambiare solo negli anni ’90, quando è diventato evidente come il machine learning consentisse di risolvere parecchi problemi di natura pratica; il salto di qualità che l’ha infine imposto come strada maestra nel mondo della AI è avvenuto più recentemente, grazie alla crescente potenza di calcolo dei computer e a una mole senza precedenti di dati a disposizione, che ne hanno aumentato esponenzialmente le potenzialità.

    Alla base di questa tecnica, c’è l’utilizzo di algoritmi che analizzano enormi quantità di dati, imparano da essi e poi traggono delle conclusioni o fanno delle previsioni. Per questo, nella definizione di Arthur Samuel, si parla di “abilità di apprendere senza essere stati esplicitamente programmati”: a differenza dei software tradizionali, che si basano su un codice scritto che spiega loro passo dopo passo cosa devono fare, nel caso del machine learning la macchina scopre da sola come portare a termine l’obiettivo che le è stato dato.

    Un software che deve imparare a riconoscere un numero scritto a mano, per esempio il 5, viene quindi sottoposto a centinaia di migliaia di immagini di numeri scritti a mano, in cui è segnalato solo se sono dei 5 oppure non lo sono. A furia di analizzare numeri che sono o non sono dei 5, la macchina impara a un certo punto a riconoscerli, fornendo una percentuale di risposte corrette estremamente elevata. Da qui a essere davvero intelligenti, ovviamente, ce ne passa: basti pensare che, per imparare a riconoscere un certo numero, un’intelligenza artificiale deve essere sottoposta a migliaia e migliaia di esempi; a un bambino di quattro anni basta vederne cinque o sei.

    Lo stesso metodo probabilistico è alla base di una quantità di operazioni che quotidianamente ci semplificano la vita: il machine learning viene impiegato dai filtri anti-spam per eliminare la posta indesiderata prima ancora che arrivi nelle nostre caselle, per consentire a Siri di capire (più o meno) che cosa le stiamo dicendo e a Facebook per indovinare quali tra i nostri amici sono presenti nelle foto; permette ad Amazon e Netflix di suggerirci quali libri o film potrebbero piacerci, a Spotify di classificare correttamente le canzoni in base al loro genere musicale. Già oggi, insomma, utilizziamo quotidianamente l’intelligenza artificiale, spesso senza nemmeno rendercene conto.

  • CASTELLUCCIO SI È ABBASSATA DI 18 CM E IL MONTE VETTORE È SCIVOLATO 10 CM

    CASTELLUCCIO SI È ABBASSATA DI 18 CM E IL MONTE VETTORE È SCIVOLATO 10 CM

    L’evoluzione geologica dell’area interessata dal sisma riflette quella dell’Appennino umbro-marchigiano – risponde – comprende tre fasi principali, che ne hanno determinato l’assetto tettonico attuale. L’attuale crisi sismica è riferibile alla FASE 3 della tettonica distensiva che prosegue riattivando le faglie presenti e già attive in passato. Per il caso della Piana di Castelluccio bisognerà valutare se questi terremoti hanno alterato l’idrologia carsica dell’area. In particolare che se continuerà a funzionare l’inghiottitoio del fosso dei Mergani e tutto il sistema delle doline che bordano la piana a SW. In caso di alterazione del sistema carsico si potrebbero avere problemi di accumulo idrico durante lo scioglimento delle nevi”. 

    Intanto, il geologo Dignani precisa: ” Per capire quello che sta succedendo va ricordato che nella fase 1 la deposizione della successione umbro-marchigiana nella sua prima fase, dal Giurassico inferiore (Hettangiano) al Miocene inferiore (-200 – 20 Milioni anni fa) , avviene  sul margine continentale passivo della paleo-Africa, in un ambiente marino inizialmente di piattaforma carbonatica, poi contraddistinto da una notevole variabilità nelle caratteristiche degli ambienti deposizionali e negli spessori delle formazioni: nel Giurassico medio-superiore, infatti, la tettonica estensionale produsse la frammentazione della piattaforma carbonatica, determinando il suo annegamento e la formazione di alti e bassi strutturali. Poi, arriva la fase 2. Ossia l’orogenesi appenninica. Tra il Miocene superiore e il Pliocene inferiore ( -10 – 3 Milioni anni fa) si ha una fase di tettonica compressiva che, coinvolgendo la sequenza di margine continentale, determina la formazione dell’edificio appenninico, caratterizzato da pieghe maggiori con andamento assiale NNO-SSE, dislocate da sovrascorrimenti e faglie traspressive con andamento NNE-SSO. Infine la fase 3, quella della Tettonica estensionale recente. Dal Pleistocene inferiore – medio (-1 -0.8 Milioni anni fa) l’area, della catena umbro- marchigiana, è interessata da un costante sollevamento e da deformazioni di tipo estensionale con direzione NO-SE, che hanno tagliato le precedenti strutture compressive e che hanno determinato la formazione di bacini fluvio-lacustri intermontani (conche di Norcia, Monteleone di Spoleto, Cascia e Castelluccio di Norcia, Graben della Valcasana) con rigetti massimi (spostamenti verticali) di 900- 1200 m come nel chiaro caso della Piana di Castelluccio. La tettonica estensionale è ancora in atto e ad essa è riferibile la intensa e diffusa sismicità della zona, che è stata colpita in epoca storica da numerosi terremoti di magnitudo moderata (compresa tra 5.5 e 6.5).”

  • LA FINE DELLE ÉLITE intervista a Zygmunt Bauman

    LA FINE DELLE ÉLITE intervista a Zygmunt Bauman

    Da “L’Espresso”

    LA FINE DELLE ÉLITE
    Perché i demagoghi hanno successo
    La Brexit. L’incubo Trump, Le Pen in Francia e non solo. Viviamo in un’epoca in cui la gente si ribella alle scelte delle classi dirigenti. E favorisce i populisti che con linguaggio semplice e greve attaccano il sistema. Parla Zygmunt Bauman
    DI WLODEK GOLDKORN
    04 luglio 2016

    Perché i demagoghi hanno successo
    Mettiamo in ordine tutto quello a cui stiamo assistendo. La Brexit. La crescita dei consensi di Donald Trump, un personaggio che fino a ieri sarebbe stato il protagonista di una commedia di non ottimo gusto e non il candidato serio alla presidenza degli Usa. Il centro Europa che dimentica di essere cuore del Continente e predilige il ripristino dei muri eretti per separare Paesi come Ungheria o Polonia dall’agognato Occidente. La rivolta contro l’”Europa di Bruxelles e dei banchieri”. L’accettazione della volgarità come linguaggio corrente.

    Forse tutto questo è, semplicemente, la fine di un mondo. In altre parole: è probabile che lo sgomento, l’incapacità di capire le cose che accadono sotto i nostri occhi perché contrarie alla nostra razionalità occidentale (rapporto causa-effetto; il potere della parola e del sapere; il rispetto, se non per l’altro, almeno per il proprio benessere e per quello dei figli e nipoti) siano la prova del fatto che siamo davanti a un passaggio d’epoca, una rivoluzione nell’universo della modernità. Tanto che il rapporto tra le élite e ciò che viene chiamato “popolo” è come se si fosse interrotto, come se al posto della fede in un progresso che comporta e lega insieme elementi come democrazia, libertà, benessere, visione del futuro, fosse subentrata la nostalgia di un passato mitico e inventato; una specie di utopia retrograda. Insomma, Farage e Trump, il populismo demagogico di un Orbán (ungherese) o un Kaczynski (polacco), di una Le Pen o un Salvini, come versione laica della reinvenzione del passato, che finora abbiamo attribuito solo all’Islam politico. Ossia: davanti alla prospettiva di un domani che non è migliore prediligiamo uno “ieri” usato, un po’ ammaccato, ma rassicurante.

    Lo spiega, in questa intervista con “l’Espresso”, Zygmunt Bauman, il più filosofo tra i sociologi e il più sociologo tra i filosofi, il quale proprio in questi giorni ha consegnato al suo editore inglese un testo dedicato alla nostalgia come forma di utopia. Significa grosso modo questo: quando il presente si manifesta come una vita priva di senso e senza qualità; quando le nostre città sono piene di gente considerata superflua, quando il futuro suscita angoscia anziché speranza, siamo propensi a inventarci una specie di “passato migliore”. Nella volontà di uscire dalla Ue, manifestata dal referendum britannico, c’è un elemento di nostalgia (quindi di invenzione del passato) verso un Regno Unito, simpatico, civile, ordinato, dove il bobby disarmato aiuta la vecchietta ad attraversare la strada e il lattaio lascia il latte in una bottiglia fuori porta, e nessuno lo ruba. Bauman assume questa impostazione e allarga l’analisi: «Stiamo assistendo a una moltiplicazione delle crisi. Ogni giorno le pagine dei quotidiani, così come i nostri apparecchi radio e schermi di tv e computer, traboccano di notizie sulle nuove crisi, su situazioni che fino a ieri ignoravamo, su Paesi di cui a malapena sapevamo il nome. Ho il sospetto che dietro a tutte queste crisi (o dietro la maggior parte di esse) ci sia una specie di meta-crisi».

    Cosa è la meta-crisi, Zygmunt Bauman?

    «È la crisi del nostro modo di essere nel mondo, un modo di vita dominante (nella nostra “moderna” parte del globo terrestre) negli ultimi secoli. Lo chiamerei “una vita per l’avvenire”, la speranza di un futuro migliore del presente. Il presente, così abbiamo pensato, non era altro che un momento del divenire di un futuro. Un futuro, che, a sua volta, sarebbe arrivato inevitabilmente, aiutato dallo sforzo e dalle azioni degli umani, ma rispondente alle ferree leggi del progresso. Pensavamo a un movimento dallo stato attuale, di disagio, verso una vita più agevole e più consona ai desideri degli umani. Ecco, penso che la fiducia nella bontà del futuro stia svanendo, gradualmente ma impietosamente».

    E il progresso?
    «È cambiato di segno. Oggi evoca più paura che speranza. Paura a causa della nostra ignoranza, indolenza, incapacità di far fronte alle nuove richieste ed esigenze, alle sfide della vita. In altre parole, il progresso si associa al timore di restare indietro, di perdere la posizione sociale e il benessere guadagnati con fatica. Vorrei richiamare l’Angelus Novus».

    È il quadro di Klee, che servì a Walter Benjamin per definire il concetto del progresso. Vale la pena di citarlo per esteso: “C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta che spira dal paradiso, si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta”.

    «Ecco, questo angelo oggi è rovesciato: è spinto all’indietro dalla forza degli incubi della decadenza di cui è foriero l’avvenire minaccioso. Le esperienze del passato, imperfette ma sperimentate e quindi ben conosciute, ci appaiono molto più sopportabili delle invenzioni imprevedibili del futuro».

    Ancora ieri, e basti pensare a un Clinton, un Prodi, un Mazowiecki, un Havel, le élite politiche si caratterizzavano per una visione del mondo e dell’avvenire. E grazie alla rappresentanza di questa visione riuscivano a mobilitare l’elettorato. L’elettorato a sua volta non era una clientela da conquistare, ma consisteva in classi con interessi razionali da difendere e desideri conformi alla realtà da proiettare nel futuro. Oggi, abbiamo invece Trump, Le Pen. La paura dell’avvenire segna una sconfitta delle élite?
    «Negli ultimi anni si è verificato qualcosa che forse non è una separazione totale, ma sicuramente un disturbo serissimo nella comunicazione tra le élite politiche e gli “oi polloi”».

    Cioè la moltitudine, la massa amorfa.
    «L’élite politica, nel suo modo di pensare (e di agire) è sempre più globalizzata, perché costretta a confrontarsi con potenze e poteri indipendenti dalla politica e sempre più extraterritoriali. Si tratta di un’élite che ha altre preoccupazioni e diverso linguaggio rispetto alle angosce che attanagliano la gente che essa in teoria dovrebbe rappresentare. I vari Trump, Orbán, Boris Johnson, Kaczynski o Le Pen (è un elenco che cresce ogni giorno) hanno il vantaggio di dire pane al pane. E sanno quanto sia facile appellarsi alle emozioni degli “oi polloi”.

    Basta descrivere la realtà adattando il modo di raccontare agli orizzonti mentali dei propri ascoltatori; usare lo stesso idioma che utilizzano i commensali al pub quando dopo un paio di boccali di birra condividono i sentimenti di rabbia e di odio nei confronti dei presunti colpevoli delle proprie angosce».

    Solo difficoltà di comunicazione, o invece furbizia e dei nuovi leader senza scrupoli?
    «C’è una seconda parte della mia analisi, forse più significativa. Per quale motivo Trump e i suoi simili trovano così numerosi e grati ascoltatori? Qui dobbiamo tornare alla prima domanda di questa conversazione. Il voltare le spalle alle autorità politiche che definirei “ortodosse” o tradizionali, con tutti i loro innati difetti, è dovuto principalmente all’uso ormai abituale delle autorità statali a non mantenere le promesse. I demagoghi hanno quindi un’ottima base per attribuire l’incapacità delle autorità di mantenere la parola data alla corruzione, all’ignoranza, alla viltà o addirittura alle cattive e perfide intenzioni. È sempre più diffusa quindi la convinzione che la democrazia abbia fallito e tradito i suoi compiti. Che sia inefficiente e indolente. Che è debole e incapace di agire. In parole povere: è da buttar via. Meglio rivolgersi ai demagoghi».

    E cosa chiediamo a loro?
    «Il ritorno a un certo passato, per quanto i nostri ricordi siano avvolti nella nebbia, o artificialmente colorati. In concreto: vogliamo un capo potente in grado di imporre il governo della mano forte. Vogliamo un potere che si assuma la responsabilità per le conseguenze delle proprie azioni, togliendola dalle nostre spalle. Bentornato quindi, grande capo, e tutto il passato sarà dimenticato o comunque, perdonato (direbbe Nietzsche: abbasso tu, Apollo con la tua disgraziata predilezione per l’armonia delle diversità; torna dal tuo esilio Dioniso a capo di una massa che avanza ballando a righe serrate)».

    Quali sono le contromisure che possiamo prendere?
    «Non commettere l’errore, mortale, di sottovalutare, o peggio disprezzare il fenomeno dei demagoghi e la nostalgia per il governo della mano forte. Non si tratta di un’idea stramba prodotta da pazzi marginali: siamo invece di fronte a una conseguenza prevedibile e quasi inevitabile del divorzio tra il potere e la politica (un divorzio da me tante volte descritto e segnalato). Abbiamo a che fare col confronto tra un potere globalizzato e svincolato dal controllo della politica da un lato e la politica locale e sofferente per la cronica deficienza del potere, dall’altro».

    C’è anche l’elogio dell’ignoranza. Un tempo i politici cercavano di mostrarsi come persone colte. Non molti anni fa, invece, l’ex ministro Tremonti a un comizio disse: “Siamo gente che raramente prende in mano un libro”. Il premier Renzi si fa fotografare mentre gioca alla Playstation e mai assorto in lettura di un classico della letteratura. Perché l’ignoranza è diventata un valore?
    «Una volta (fino a poco tempo fa) una grande e non scrivente maggioranza dell’umanità leggeva ciò che gli altri scrivevano. Questa divisione del lavoro è stata abolita, grazie a Facebook, Twitter e i loro simili. È bastata un’operazione facile: abbassare significativamente l’asticella del livello della scrittura e della pubblicazione. Non si tratta di una svolta del tutto negativa. Milioni di persone sono oggi in grado di porgere liberamente e direttamente, a milioni di altri esseri umani, materiali da leggere. Ma si è trattato di un “package deal”, un affare in cui c’è uno scambio. In cambio di questa libertà di comunicazione, l’esercizio della scrittura è slegato dal dovere della lettura. L’uomo che scrive, oggi, non ha tempo per leggere, e tantomeno avverte la necessità di leggere. Un drammaturgo russo del Settecento, Denis Fonvizin, fa dire a un suo protagonista, detto Il minorenne: “Io non leggo. Io stampo da me i miei testi”. Oggi tutti possiamo (anche se grazie a dio non tutti lo vogliamo) diventare come quel personaggio. Però non sono d’accordo con l’ipotesi che l’ignoranza sia diventata un valore. La verità è che l’ignoranza non è più un ostacolo alla carriera, all’ambizione di diventare famosi e all’appagamento della propria vanità (e nei sogni di molte persone al perseguire i profitti molto concreti). Anche per insultare anziché argomentare ci vuole una certa preparazione e qualità non indifferenti».

  • Il reddito di cittadinanza…?

    Il reddito di cittadinanza…?

    Bocciato in Svizzera con una percentuale del 78 per cento. La proposta prevedeva contributi mensile, dalla nascita alla morte, di 2.500 franchi elvetici (circa 2.250 euro) per gli adulti e di 625 franchi (560 euro) per i minorenni.

    E se in Svizzera, un’ipotesi del genere è stata bocciata, magari un minimo di analisi sul perché andrebbe fatta.

    Tanto per fissare i termini della questione.

    L’idea alla base della misura è tutt’altro che nuova. Addirittura nel 1797, Thomas Paine, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America rifletteva sul fatto che per “comprare” consenso sociale per i diritti della proprietà privata, i governi avrebbero dovuto pagare a tutti i cittadini 15 sterline all’anno.
    Il concetto non è né di sinistra né di destra. Si sono mostrati favorevoli al reddito di cittadinanza economisti ed intellettuali dalla più diversa formazione. Dal notissimo Milton Friedman della Scuola (ultraliberista) di Chicago a Charles Murray, libertario dell’American enterprise Institute; a Andy Stern, un noto rappresentante delle Unions americane, fino a Paul Mason visionario autore del recente saggio Postcapitalismo.

    Il reddito di cittadinanza è un termine molto generico e ricomprende varie misure.

    Sotto la generica definizione di reddito di Cittadinanza ricadono ipotesi molto diverse fra loro.

    Il Reddito Minimo Garantito: lo Stato corrisponde ad ogni cittadino (indipendentemente dal fatto che abbia una occupazione o meno) una somma pari alla differenza tra l’importo del reddito minimo garantito stabilito per legge ed il suo reddito, se il suo reddito è inferiore a tale importo.

    Il Reddito di Cittadinanza Condizionato secondo il quale, ogni cittadino riceve una somma maggiore o uguale ad un certo importo (che è generalmente individuato come livello di povertà relativa o assoluta). L’importo però tiene conto dei mezzi patrimoniali e reddituali del richiedente.

    Il Reddito di Cittadinanza Incondizionato che prevede che ogni individuo riceva una somma indipendentemente dal suo reddito, indipendentemente dalla sua situazione patrimoniale e reddituale. Quest’ultimo esempio ha avuto rarissimi casi di applicazione concreta come in alcuni paesi dell’Alaska ed è stato testato anche in altri stati degli USA, Brasile, in alcuni paesi dell’Africa e in alcuni stati dell’India.

    Il concetto di base del dibattito politico è però chiaro. Si tratta di una forma di integrazione del reddito che garantisca a tutti i cittadini un reddito minimo di sopravvivenza. O anche qualcosa di più.

    Comunque è implicito che, se tale ipotesi venisse presa in considerazione da qualche governo, in Italia,  un referendum diventerebbe obbligatorio.

    La più ampia idea di un reddito di cittadinanza universale incondizionato non ha avuto grande fortuna in nessun sistema politico. E questo perché i vari modelli di welfare oggi esistenti sono fondati su modelli e principi totalmente differenti. Ovvero si tratta sempre di programmi di assicurazione diretti a garantire sostegno a chi si viene a trovava in condizione di difficoltà temporanea tale da impedire la prestazione lavorativa: limiti di età (la “pensione di anzianità o vecchiaia”); malattia o infortunio (da noi garantite da INPS e INAIL) e più di recente, stati di disoccupazione involontaria (trattamento di disoccupazione, oggi NASPI e trattamenti simili).

    Inoltre, questo modello, si scontrerebbe con tutti i principi di uguaglianza. Nel momento in cui si dovesse prendere in considerazione la ricchezza effettiva di ogni singolo cittadino, si evidenzierebbero tutte le anomalie del sistema Italia, e senza prima rimuoverle, si creerebbe un caos tale da vanificare qualsiasi intervento.

    L’esistenza di quello che di fatto è un reddito di cittadinanza in Europa spiega molte cose che in Italia vengono riproposte in modo del tutto assurdo. Spiega l’assenza di lavoro nero,  l’assenza delle massicce raccomandazioni, spiega anche il fatto che le persone competenti occupino in genere il posto che compete loro (mentre così non è in Italia), le case abusive (chi ne calcola il valore?), l’evasione fiscale ecc.ecc..

    e che portare in Italia l’ipotesi di reddito di cittadinanza, senza un serio e pluriennale recupero delle inefficienze del sistema paese, significa cercare una scorciatoia facile facile per raccattare voti, e come è noto le soluzioni facili sui problemi complessi, puzzano sempre di populismo.