rpAmbienti, colture, storia e storie, il tutto concentrato in un nome.
La commissione chiamata a realizzare, verso la fine del Settecento, il nuovo catasto dei terreni divise il territorio in quattro zone: Il Piano, Rovegliano, al di là del Fossato, al di qua del Fossato, ciascuna con le sue contrade. 74ASCMR, Verbali della Congregazione Catastale (1778-1781), la commissione era formata dai periti Lorenzo Moriconi, Domenico Mazzarini, Domenico Tesei, Francesco Tesei, Domenico Campana, Carlo Romagnoli, Giovanni Amatori, sotto la direzione di Don Francesco Antonelli. Calcolatori erano Serafino Salvati e Clemente Mazzarini. Molti di quei nomi sono scomparsi, altri rimangono ancora, tutti comunque erano antichi ed usati da secoli per indicare una parte specifica del territorio. Analizzandoli si possono ricostruire ambienti, colture, storia e storie, il tutto concentrato in un nome, unica reliquia forse e segno di un passato e di un vissuto di tante generazioni.
Queste le quattro zone con le relative contrade:
1) II Piano, comprendeva le contrade di: Avolante o Forsaneto o Pian della Torre, Campo maggio, Coste o Monte Cucco, Limiti, Monte Santo Pietro, Panicaglia, Passo dell’Imperatore, Pian della Cesola, S. Apollinare, S. Settimio o Varchio, Vallottone, Valcerreta.
2) Rovegliano nel piano, comprendeva: Pian di S. Luca, Schiete, Spescia, Trivio o Pianello, mentre Rovegliano nel Colle era formato dalle contrade di Chiusura, Ser Tomasso e Torre.
3) Al di là del Fossato c’erano le contrade di: Cantalupo, Campo Grasso, Cannuccia, Catalano, Castellano, Locora o Lucora, Passo di Ceccone, Pratacci, Ripa Corvara, Ranco, Savino, Sanguinetti, Selva.
4) Al di qua del Fossato invece le contrade di: Calapina, Ciampana, Chiesa Nuova, Contessa, Costa di Luccio, Fonte, Fontestate, Fonte di Berto, Forcone, Fornace, Fossatelli, Fosso Curto, Fosso Lungo, Lenze, Montali, Noceto, Olivella, Poggetto, Porcini o S. Settimio, S. Brigida o Sabbioni, S. Giorgio, S. Silvestro, Temperatura, Tremoni, Valle di Calapina, Villate.
Registrati in ordine alfabetico, di ogni toponimo proveremo a dare la spiegazione storicamente più attendibile situandolo nell’attuale toponomastica del comune. Innanzitutto il nome del capoluogo:
Monte Roberto, nella dizione popolare viene detto anche “Monteribèrto” o “Monteribè, è un evidente composto di “monte” e di un nome di persona “Roberto”(dal germanico “Hrodbert”), probabilmente all’origine del castello o se non altro proprietario della zona. [75]AA.VV., Dizionario di Toponomastica/Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, Utet 1990, p. 421.
Il Piano era, ed è, più della metà del territorio comunale delimitato dall’attuale via S. Pietro, dal corso del fiume Esino e dai confini con Jesi, San Paolo e Massaccio. Si estendeva verso Jesi, la maggior parte in pianura sotto la Torre dei Ghislieri, da cui i nomi di Piano, per tutta l’area, e di Piano della Torre.[76]I toponimi, quando non altrimenti segnalato, sono desunti sia dai citati Verbali della Congregazione Catastale (1778-1781) che da altri due Catasti, il primo redatto nel 1743 e l’altro verso la fine dello stesso secolo.
Piano della Torre, “tra la strada che va a S. Maria Nuova e la Cesola”; S. Maria Nuova era la chiesa di S. Maria di Rovegliano della metà. del Quattrocento, [77]Cherubini Alvise, Le antiche pievi della Diocesi di Jesi, Fano 1982, pp. 91-92.di questa piccola chiesa rimase fino agli inizi del Novecento il ricordo in una strada vicinale chiamata appunto “di S. Maria Nuova” che dalla strada provinciale, in territorio di Massaccio (Cupramoptana), presso il confine con San Paolo, costeggiando la Cesola, proseguiva verso il territorio di Monte Roberto.[78]Ceccarelli R., Le strade raccontano, cit., p. 197. È questa la zona industriale di Monte Roberto con le recenti denominazioni di via dell’Industria, via dell’Artigianato.
Avolante, toponimo oggi limitato all’omonima contrada, in passato indicava una zona più ampia arrivando ai confini con Massaccio i cui terreni limitrofi, nel Cinquecento, erano chiamati “fundus Finilium aut contrata Avolantis” o anche “Agulanti”.[79]Ivi, p. 198.
Forsaneto, è la zona limitrofa al fosso che scende da via Avolante e che divide il territorio di Jesi da quello di Monte Roberto.
Campo Maggio o S. Apollinare, anche questo “tra la strada che va a S. Maria Nuova e la Cesola”; da “campus”, luogo pianeggiante, un’aperta campagna, e “major”, più grande, maggiore,[80]Pellegrini G. B., Appunti di toponomastica marchigiana, in Istituzioni e Società, cit., p. 228. corrisponde alla zona attuale tra via Cesola, via dell’Industria e via S. Apollinare; poco oltre tra il torrente Cesola e l’abbazia c’era il Pian del Comune con prati e vegetazione di querce e pioppi.
Coste o Monte Cucco, oltre la Cesola, tra il confine con San Paolo e la strada di S. Maria Nuova che proveniva dal confine con Massaccio, “cucco” da “cucus”, altura tondeggiante.
Limiti: contrada della Moglia o delli Limiti, nei pressi del fiume, zona in parte acquitrinosa con vegetazione spontanea o ripariale, è sostanzialmente la zona dell’attuale via Planina.
Monte Santo Pietro, toponimo rimasto come via S. Pietro; è l’ultimo ricordo della chiesa di S. Pietro di Rovegliano, situata a sinistra del torrente Cesola sul colle chiamato fino al secolo scorso Monte S. Pietro, fu donata nel 907 dall’ex-imperatrice Ageltrude moglie di Guido da Spoleto, re d’Italia e imperatore, all’abbazia di S. Eutizio in Campi (Norcia).[81]Cherubini A., op. cit., pp. 66 e 84.Nel Settecento nella contrada c’erano ancora i beni della chiesa di S. Pietro, andata in rovina verso la metà del sec. XIV, i cui resti probabilmente erano nella boscaglia a monte dell’omonima attuale via. [82]Ceccarelli R., op. cit., p. 200.
Panicaglia o Trivio, indicava tutta l’ampia zona tra la strada che segnava e segna il confine con Castelbellino e l’abbazia di S. Apollinare, è gran parte dell’attuale centro abitato di Pianello Vallesina. Panicaglia, dal latino “panicalis”, da “panicum”, panico (pianta erbacea), i cui semi piccolissimi costituiscono un ottimo alimento per gli uccelli, costituiva in età medievale il cibo ordinario della gente di campagna.[83]Baldetti Ettore, Aspetti topografico-storici dei toponimi medievali nelle valli del Misa e del Cesano, Serra de’ Conti 1988, p. 127. Trivio, da “trivium”, incrocio di strade.
Passo dell’Imperatore, oggi è via Passo Imperatore. E’ un toponimo che risale al Quattrocento e al Cinquecento[84]ASCMR, Trasatti e Giuramenti (1569-1643), 31 ottobre 1569, c. 5r. e viene legato all’imperatore Federico II che avrebbe varcato il fiume in questo luogo, come riferiscono alcuni storici locali, nel corso della sua visita fatta a Jesi nel 1216, visita rivelatasi del tutto infondata in quanto Federico II in quel tempo era in Germania.[85]Pietro Gritio, Ristretto delle Istorie di Jesi, Macerata, Sebastiano Martellini 1578, pp. 23-24. Urieli Costantino, Jesi e il suo Contado, Jesi 1988, vol. I, tomo 2, pp. 118-119 e relativa bibliografia. Probabilmente invece il toponimo deriva da “paratore”, “paratura”, “strettoia”, in analogia a Campo Imperatore, in quel punto infatti il letto del fiume si restringeva e vi era posizionata la barca-traghetto per attraversarlo. La strada che vi arrivava, superava il fosso della Palombaretta, il nome del luogo era allora passo del fosso della Palombaretta o passo Imperatore,[86]ASCMR, Bollettini (1775-1790), 22 gennaio 1781, c. 63. più brevemente passo della Palombaretta. Anche la strada era chiamata strada della Palombaretta in contrada passo dell’Imperatore. [87]ASCMR, Registro delle Lettere dei Signori Superiori… , c. 211r e c. 226v. Indubbiamente una piccola costruzione per l’allevamento dei piccioni o palombi, “palombaretta”, dava il nome sia alla strada che al fosso. La contrada comprendeva anche l’attuale via I Maggio.
Pian della Cesola, da contrada passo Imperatore ai confini con Jesi, zona limitrofa al torrente Cesola, comprendeva l’attuale via S. Antonio, che ricorda la chiesa di S. Antonio di Antignano del sec. XIII/XIV.
S. Apollinare, toponimo identico all’attuale, fa riferimento all’area limitrofa all’abbazia.
S. Settimio o Varchio, zona nei pressi della piccola chiesa dedicata a san Settimio ricordata per la prima volta in una visita pastorale del 1726 situata nei pressi del torrente Cesola ed ora anche della nuova statale 76; varchio, da “varco”, stretto passaggio probabilmente sulla Cesola.
Vallatone, detto anche Vallattone o Vallettone, tra S. Apollinare, la Cesola ed i confini con San Paolo, è rimasto nella toponomastica attuale come via Vallettone.
Valcerreta, tra la strada che andava alla chiesa di S. Maria Nuova e S. Apollinare nei pressi della Cesola, il toponimo rivela la presenza di antichi boschi di cerri (specie di quercia) nella piccola valle.
Rovegliano, dalla denominazione romana di una proprietà fondiaria Ruvellianum, mutuato a sua volta dal nome del suo proprietario Rubellius.[88]Pellegrini GB., op.cit., p. 257.Altri spiegano il toponimo dall’antico pagus Veheianus ricordato da una iscrizione su un piatto ritrovato nel secolo XVIII in contrada Pieve di Massaccio (Cupramontana).[89]Mancia F., Lettera… intorno al sito di Cupra Montana, Faenza 1768, p. 84. Menicucci F., in Antichità Picene, vol. XV, p. 225. Tesei B., Cupra Montana antica città del Piceno, Monsano 1970, p. 43. Con questo nome si indicava un tempo una zona più ampia dell’attuale via Rovegliano sia in territorio di Monte Roberto che in quello di Cupramontana chiamato con la denominazione di contrada Rovejano.
Rovegliano nel Piano, era la zona limitrofa alle attuali via XXV Aprile e parte di via S. Pietro, dalla pianura alle prime propaggine del colle.
Pian di S. Luca, presso l’attuale via S. Pietro, il toponimo è presente solo nei “Verbali della Congregazione Catastale (1778-81)”, e si riferisce non ad una chiesa ma ad una edicola religiosa dedica al santo.
Schiete, antico toponimo presente nei catasti jesini della fine del Duecento come “fundus de Scletis seu Ysclete”,[90]Menicucci F., Estratti dai catasti jesini, cc. 79v, 80v, 84r/v. da “aesculetum” cioè “bosco di farnie”,[91]Pellegrini G.B., op. cit., p. 280. una specie di quercia di grandi dimensioni, detta anche eschia; di questa importante vegetazione in zone pianeggianti, ormai scomparsa, rimase per lungo tempo solo questo nome andato in disuso nell’Ottocento.
Spescia, da “spissus” cioè bosco fitto,[92]Ibidem. un nome anche questo che ricorda come la zona fosse stata per secoli ricoperta da boschi e selve.
Trivio o Pianello, da “trivium”, incrocio di strade – come abbiamo già visto e Pianello dal latino “planum”, distesa di terreno piano, pianura.
Rovegliano nel Colle, comprendeva una zona molto più ristretta da quella indicata oggi con lo stesso toponimo, sostanzialmente era l’attuale via Ponte Magno, anche se altri nomi venivano associati con “Rovegliano”.
Chiusura: era la parte media dell’avvallamento dove scorre il piccolo fosso che scende dalla collina di Rovegliano, si tratta con tutta probabilità dell’area chiamata anche Rovegliano o il Vallone, o anche Rovegliano o sia Forcone, più in basso c’era la strada che andava alla chiesa di S. Maria Nuova.
Ser Tomasso, dal nome di un proprietario del luogo, era la parte più bassa limitrofa alla strada che andava alla chiesa di S. Maria Nuova e S. Apollinare.
Torre, la parte immediatamente sotto villa Ghislieri-Marazzi o villa della Torre, delimitata dall’attuale via Torre e dalla strada provinciale (n. 9 Castelferretti-Montecarotto) denominata via Costa.
Al di là del Fossato: il torrente ha sempre avuto nel contesto del territorio di Monte Roberto una riconosciuta importanza, discriminando le contrade al di qua o al di là del corso d’acqua, per alcune questioni amministrative come ad es. per il diritto alla cavalcatura per il medico: solo se le famiglie erano “al di là del Fossato” il medico poteva esigere la cavalcatura altrimenti doveva andarci a piedi.[93]ASCMR, Consigli (1711-1735), 25 giugno 1713, c. 44r.
Cantalupo, a valle lungo il Fossato, nei pressi dei confini con il territorio di Massaccio (Cupramontana); il toponimo può ricordare l’antica presenza nella zona del lupo che fino ai primi decenni del Seicento veniva segnalato anche nei boschi e nelle selve nei pressi di Jesi, può essere tuttavia anche una espressione apotropaica, usata cioè per scongiurare ed allontanare la presenza dell’animale ritenuto malefico.[94]Ceccarelli R., Le strade raccontano, cit., p.27I e relativa bibliografia.
Campo Grasso, indicava un’area compresa tra contrada Torre, contrada Le Locora e contrada Sànguinetti: l’indicazione specifica non di rado veniva fatta anche con questi nomi; “grasso”, sta per fertile, ubertoso.
La Cannuccia o Le Selve, chiamata anche Cannuccia o Cantalupo, tra il fosso di Camoriano o il Fossato e il confine con Massaccio. Il fosso di Camoriano è un altro nome del fosso di San Giovanni o Fossato, deriva da “camurianum” antica proprietà fondiaria della gens Camuria o Cameria.[95]Ivi, p. 157.
Catalano, zona in contrada Torre, con tutta probabilità così chiamata da un lontano proprietario proveniente dalla Catalogna o più in generale dalla Spagna meridionale. Un forte movimento migratorio di catalani verso l’Italia si verificò tra il XI e il XIII secolo. In questa contrada la comunità di Monte Roberto aveva una delle sue proprietà fondiarie con relativa casa colonica. [96]ASCMR, Consigli (1665-1676), 13 febbraio 1667, c. 45v.
Castellano o il Castellaro, adiacente a Le Locora, da “castellanus” o “castellarium” dipendente del castello: è un probabile riferimento all’antico castello di Berempadria che sorgeva non lontano e che andò distrutto nel sec. XIV.[97]Menicucci F., Memorie istoriche della Terra di Massaccio, Fermo 1793, p.30. L’attuale via Castellaro “al di qua del Fossato”, tra via Calapina e via Fonteberto, non fa riferimento specifico a questo toponimo pur rimanendo lo stesso significato di dipendente dal castello.
Lucora o Le Lucora, da “lucus” bosco, nelle immediate vicinanze di contrada Sanguinetti con la quale non di rado si scambiava il nome, si estendeva fin verso la villa Ghislieri; l’area, ridotta quasi esclusivamente a coltivazione agricola, già alla fine del Settecento, nel toponimo rivela l’antica situazione boschiva.
Passo di Ceccone o Fossato, indicava l’area limitrofa al punto dove il torrente si poteva superare, nell’odierna via Fossato; dal nome di un lontano proprietario della zona.
Pratacci, lungo il torrente Fossato, con zone di vegetazione erbacea poco adatta al pascolo o non idonea al bestiame.
Ripa Corvara, area in pendio con notevole presenza di corvi; dal latino “ripa” riva, in particolare “pendio ripido” in zona collinare e appenninica; “Corvara” da “corvarius”, “corvus”, corvo.
Ranco, toponimo rimasto nell’odierna via Rango, ai confini con Cupramontana; da “runcare” dissodare, tagliare, terminologia propria del disboscamento: “ranco”, terreno dissodato, pronto per nuove colture. Lo stesso toponimo per le aree tra Monte Roberto e Massaccio risulta anche nei catasti cuprensi del Cinquecento e del Settecento.[98]Ceccarelli R., op.cit., pp. 194-195.
Savino o Rovegliano, la contrada è detta anche Saino, verosimilmente dal nome latino “Sabinus”; analogo toponimo Mollia de Savino, tratto di sponda palustre dell’Esino presso Jesi, viene registrato nel 1029. [99]Pellegrini GB., op.cit., p. 260.
Sanguinetti, il toponimo già presente nei catasti jesini del sec. XlV [100]Menicucci F., Estratti dei catasti Jesini, c. 84v. rimane nell’attuale via Sanguinetti che indica la zona su ambedue le sponde del Fossato, nel Settecento e nei secoli precedenti si limitava alla sponda destra; deriva dal nome di una pianta selvatica “sanguinella” che nella zona cresceva in abbondanza.
Selve o Fossato, indicava l’ampia zona boschiva tra le odierne via Fossato e via Torre dove era ubicata la selva della Comunità che ha rappresentato per secoli una notevole risorsa economica per la pubblica amministrazione, si usava anche la dizione contrada del Colle detto la Selva.
Al di qua del Fossato: tutto il territorio e le contrade tra il Fossato e i confini con Maiolati e Castelbellino, compreso il centro storico.
Calapina, era ed è un’ampia zona parallela al corso del Fossato, indicata anche oggi dallo stesso nome, via Calapina. Altre indicazioni si aggiungevano per meglio specificare le parti del territorio: Schiena d’Asino o Fossato, Piano di Calapina, Calapina o Pratacci, Valle di Calapina o contrada Valle ovvero Calapina; si usavano anche le dizioni Canapina e Fossato di Canapina, evidenziando così l’origine del toponimo e cioè dalla coltivazione della canapa praticata nella zona e molto importante nell’economia del medioevo. Già nel Settecento era diffusa l’attuale dizione popolare Calapigna.[101]ASCMR, Consigli (1756-1766), c. 133, 15 giugno 1760. La contrada comprendeva anche l’attuale via della Cupa e via S. Maria, probabilmente così chiamata per una edicola religiosa dedicata alla Madonna.
Ciampana, o contrada del Ciampano, dall’omonima fonte, è l’attuale via XXIV maggio; si diceva pure Ciampana o Borgo per la vicinanza al “borgo” che si snodava lungo l’odierna via Giacomo Leopardi da cui si diramava la breve via del Cipresso, per la presenza appunto di un grande cipresso, presente già in un dipinto del XVII secolo ed abbattuto verso la fine degli anni Sessanta del Novecento.
Chiesa Nuova, indicava l’area a nord-ovest, immediatamente sotto il castello, tra le attuali via Pace, via Noceto, via Fonte del Crocefisso, viale Giacomo Matteotti e piazza Serafino Salvati; dalla chiesa di S. Maria del Buon Gesù terminata nel 1567 e situata tra via Pace e viale Matteotti. Il nome “Chiesa Nuova” era unito di volta in volta ad altro termine di riferimento: Chiesa Nuova o Fonte (si tratta della fonte del Crocefisso, non molto lontana), l’Olivella o Chiesa Nuova (zona coltivata ad ulivo), Fosso Lungo o Chiesa Nuova, Fosso o Chiesa Nuova (riferimento al fossato presente un tempo lungo le mura castellane).
Contessa, contrada detta anche La Contessa o San Silvestro, è la zona dell’attuale via San Silvestro; “contessa” dai possedimenti in loco di una nobildonna, “San Silvestro”, dalla chiesa di S. Silvestro “de Curtis” che sorgeva nel “fondo di S. Silvestro”, per arrivarvi era necessario passare nella strada in contrada del Luto102ASCMR, Consigli (1735-1755), c. 73v, 14 agosto 1740. o Costa del Luto103ASCMR, Bollettini (1775-1790), c. 69, 5 agosto 1781. o contrada del Loto.104ASCMR, Consigli (1766-1780), c. 158r e c. 160v, 15 maggio 1774.
Costa di Luccio, zona in forte pendio, il nome deriva probabilmente dall’antroponimo latino Luttius.
Fontestate, dall’omonima fonte, è l’odierna via Fontestate; nelle vicinanze era ubicata contrada San Giuseppe, il nome derivava da un’edicola religiosa dedicata al santo che sorgeva, nella seconda metà del Seicento105ASCMR, Consigli (1676-1698), c. 49r, 10 dicembre1679. accanto alla strada. Questa edicola detta “figura” o “figuretta” diede il nome a contrada della Figura e all’attuale via Figura. Fonte di Berto, dall’omonima fonte, è l’odierna via Fonteberto, dal nome del proprietario o di chi sistemò la fontana, Berto o Roberto, nome di origine germanica, si tratta verosimilmente della stessa persona che è all’origine del castello. La contrada si estendeva fin verso Calapina per cui prendeva nome di Calapina o Fonte Berto.
Forcone, dal latino “furca”, “biforcazione” o gola, zona a valle nei pressi del Fossato di fronte alla contrada Cantalupo, veniva infatti chiamata anche Forcone o Cantalupo, e non lontana dall’omonima contrada cuprense. Curiosa anche la dizione Paglia Nuova o vero Forcone. Questa zona tra Forcone, Valle di Calapina e S. Settimio, era chiamata anche La Valle o sia S. Andrea per la vicinanza all’omonima contrada e chiesa in territorio di Maiolati; c’era altresì una contrada S. Martino, dalla chiesa di S. Martino che sorgeva tra Maiolati e Monte Roberto.
Le Lenze, ampia zona attorno ai fianchi della collina immediatamente prima del castello, sistemata e coltivata per lo più a superficie orizzontale, quasi a terrazzo; il toponimo veniva usato spesso con altri per meglio specificare le diverse parti del territorio, così. abbiamo: Lenze o via Fossatello o Fossatelli, S.Anna o Lenze (da un’edicola dedicata alla santa), La Figura o Lenze, Fornace o Lenze o solo Le Fornaci, Lenze o il Moro o solo II Moro, Le Lenze o il Colle (appresso il castello sopra la Chiesa Nuova), Le Lenze o il Noceto, Ciampana ovvero Lenze, Le Lenze detto Monterotto, in catasti più antichi, (proprio sotto il castello, confinante con la casa e con l’orto del Pievano). La strada, che l’attraversava, detta delle Lenze, prima di arrivare alla strada della Figura, era “necessaria per andare al molino della Cesola”.106ASCMR, Consigli (1766-1780), c. 118v; 1 maggio 1772.
Fosso Curto, dal fossato a sud del castello, comprendeva le attuali via Colle, via Ponte (che introduceva al ponte levatoio e all’unica porta per entrare nel castello), parte di via Gaspare Spontini, piazza Roma, via Roma e via Leonardo da Vinci.
Montali, limitrofa all’omonima contrada in territorio di Castelbellino, la strada che l’attraversava e l’attraversa arriva in via Fontestate.
Noceto, terreno coltivato a noci, è la zona a nord del castello limitrofa a contrada Fosso Lungo tanto che si poteva chiamare anche Noceto o Fosso Lungo; il toponimo Noceto o Cannetacci rivela la presenza di vegetazione spontanea di canne. La strada via Noceto, ormai ridotta ad un viottolo, univa via S. Marco, che scendeva da Monte Roberto verso Castelbellino, con via Boccolina.
Poggetto, contrada indicata anche come Le Villate o via Poggietto “con [alla fine del Settecento] tre case per lavoratori, Palazzo e Chiesa”, è la chiesa della Madonna della Neve ricostruita nel 1697 il cui ricordo rimane nell’odierna via Madonna della Neve che da via Roma (strada provinciale dei castelli) si congiunge con via S. Atanasio (altro patrono di Monte Roberto)” e via Villarella.
Porcini o S. Settimio, è l’attuale via S. Settimio così chiamata da una proprietà appartenuta al Capitolo della Cattedrale di Jesi dedicata appunto a S. Settimio; Li Porcini o Porcini da un allevamento di maiali che doveva trovarsi verso via Fonteberto e via S. Silvestro se troviamo anche il toponimo San Silvestro o vero Porcini. La presenza di quest’allevamento fu all’origine altresì del toponimo Li Porcini o sia Temperatora, o soltanto La Temperatora o Temperatura.
S. Brigida o Sabbioni, il toponimo rimane nell’odierna via Sabbioni. La contrada era chiamata anche S. Brigida o la Valle per la presenza, poco oltre la metà del Settecento, di una “figuretta di S. Brigida nel terreno di Carlo Mancini” situato presso il confine con Maiolati scendendo un po’ a valle lungo l’attuale via Villarella.107ASCMR, Consigli (1756-1766), c. 334v, 1765. “Contrada S. Brigida [era] nomata i Sabbioni” per la presenza di terreni sabbioso-arenacei da noi chiamati “tufo” o “sabbione”. La strada di S. Brigida, ora appunto via Sabbioni, imboccava la strada della Boccolina che andava al molino della Torre.
S. Giorgio, il toponimo rimane nell’odierna via S. Giorgio con la sostanziale ed immutata indicazione della zona nei secoli, deriva infatti dall’omonima chiesa monastica, in territorio di Castelbellino (Borghetto), ricordata per la prima volta nel 1105. Ricostruita poi verso la seconda metà del Settecento un po’ più in alto in contrada Montali, nella zona veniva ugualmente segnalata la “chiesa diruta detta San Giorgio Vecchio”. La zona è limitrofa e parallela al corso del Fossato per cui era chiamata anche Fossato o sia S. Giorgio. Contrada Tremoni era ubicata nella stessa zona “vicino ai beni di S. Giorgio”. In contrada Tre Noci o sia S. Giorgio, poco sopra il Fossato, aveva una proprietà don Gianfrancesco Lancellotti, storico e letterato di Staffolo (1721-1788). In contrada della Serra o fondo della via della Serrai108Cherubini A., Le antiche pievi della Diocesi di Jesi, Edizioni Studia Picena, Fano 1982, p. 67. la chiesa di S. Giorgio possedeva altri beni. Gambasilla, dal nome della ripida strada che veniva da Castelbellino, è “sita sotto S. Giorgio [Nuovo] ove l’acqua del Fossato, laterale alla detta strada, fa continuo scavo”.109ASCMR, Consigli (1766-1780), c. 169v, 22 settembre 1774.Da via S. Giorgio si diparte via Quaternara per congiungersi a monte con via Torre, il toponimo è segnalato nei catasti jesini della fine del Duecento come “fundus Quartanarie”.110Menicucci F., Estratti dai catasti Jesini, c. 84v.
La Villa, rimane nell’attuale via Villa, ridotta a poco meno di un viottolo di campagna, che partendo da via S. Marco e attraversando la strada provinciale dei castelli arriva fino a via Figura, che oltre la metà del Settecento era chiamata Strada Lenze o pure Villa. 111ASCMR, Consigli (1780-1793), c. 85v, 26 novembre 1786.
A – CENTRO STORICO DI MONTE ROBERTO
Ai toponimi già descritti che riguardano il territorio rurale e le immediate vicinanze del castello di Monte Roberto, dobbiamo aggiungerne pochi altri presenti nell’antico agglomerato urbano.
All’esterno del castello tra Fosso Curto (via G. Spontini) e Fosso Lungo (viale Matteotti), via Francesco Giuliani, già via Poggetto, ricorda un valoroso garibaldino di Monte Roberto (1846-1931), combattente con Garibaldi nel 1866. 112cfr. Il Giornale d’Italia, 15 agosto 1931, p. 3. Via Giacomo Leopardi, così denominata il 24 aprile 1898, è “il borgo” sviluppatosi nei secco XVII/XVIII con la traversa di via Concordia che sbocca su piazza Roma.
ad un eroico carabiniere di Monte Roberto (1912-1937) medaglia d’argento morto nella regione di Datj alta (Eritrea) il 21 agosto 1937. Prima si chiamava piazza Castello e prima ancora piazza S. Carlo per la presenza dell’omonima chiesa. L’attuale via Guglielmo Marconi, dal 4 marzo 1939, era via Castello, antecedentemente via S. Carlo, fu chiamata via Roma il 4 agosto 1931. Era stato lo stesso capo del governo, Benito Mussolini, a dispone che con l’inizio dell’anno X dell’Era Fascista (28 ottobre 1931) tutti i centri urbani dovessero avere una via non secondaria con il nome di via Roma. 114ASCMR, Deliberazioni Podestarili (1930-1932), p. 91.La denominazione fu trasferita successivamente ad un tratto della strada provinciale dei castelli, mentre piazza Roma fu così chiamata nel contesto di una revisione generale della toponomastica comunale fatta il 12 settembre 1935115ASCMR, Deliberazioni Podestarili (1935-1936), n. 134 e seguenti. Via Ponte introduce da via Spontini in piazza S. Silvestro.
L’attuale viale Giacomo Matteotti, già denominato il 25 luglio 1936 viale Arnaldo Mussolini (1885-1931) in onore del fratello dell’allora capo del governo, 116ivi, n. 131. nel primo tratto, tra la strada provinciale e via Pace, già via del Cimitero, fu chiamato via XXVIII Ottobre (anniversario della Marcia su Roma, 28 ottobre 1922). 117Ivi, n. 143.
L’antico nome di Pianello era S. Maria del Trivio o S. Maria del Pianello, dall’omonima primitiva chiesa costruita attorno alla metà del Seicento. 118Ceccarelli R., L’antica chiesa della Madonna del Trivio, in Voce della Vallesina, n. 22/23 del 15 giugno 1986. L’aggiunta di Vallesina fu fatta negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale. 119Negli atti comunali la dizione Pianello Vallesina si trova per la prima volta il 23 maggio 1948, cfr. ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1946-1950), n. 61. Le vie più antiche, definite ufficialmente il 12 settembre 1935, sono quelle del primo nucleo abitato: via S. Benedetto, via Esino che con via San Giorgio segna il confine con il Comune di Castelbellino, piazza della Vittoria, in ricordo appunto della vittoria nel primo conflitto mondiale; a questa memoria sono dedicate anche via IV Novembre (già via Tempesta) e via Trento; laterale a via Trento c’era la piazzetta Dante Alighieri dove il 24 maggio 1936 fu innalzata l’antenna della vittoria, 120ASCMR, Deliberazioni Podestarili (1935-1936), n. 44 del 2 maggio 1936. l’odierno monumento ai caduti. L’attuale via XXV Aprile, in onore della Liberazione d’Italia (25 aprile 1945), dal settembre 1935 era chiamata via XXI Aprile, anniversario della fondazione di Roma.
Sulla sinistra di via San Giorgio è ubicata via del Colle.
La demolizione (2002) della secolare fornace con la costruzione del primo lotto funzionale del complesso residenziale e commerciale (2005-2009) ha originato piazzale della Fornace e via Giovanni Paolo II (1920-2005), pontefice dal 1978 al 2005.
Le altre vie seguono lo sviluppo della frazione con intitolazioni a noti personaggi della storia politica e sociale nazionale, ad esponenti della Resistenza o ad altre figure di notevole rilievo.
Via Bruno Buozzi sindacalista socialista (1881-1944), fu costruita nel 1948 ed intitolata il 7 gennaio 1953; 121121 ASCMR, Deliberazioni di Giunta (1950-1954), pp. 245-246. via Giovanni Amendola, giornalista e uomo politico antifascista (1882-1926); via Alcide De Gasperi, statista italiano (1881 – 1954); via Giacomo Brodolini, uomo politico marchigiano (1920-1969); via Benedetto Croce, filosofo (1866-1952); via Palmiro Togliatti, uomo politico (1893-1964), tra i fondatori nel 1921 del Partito Comunista Italiano; via Antonio Gramsci (1891-1937), uomo politico e studioso anch’esso tra i fondatori del Partito Comunista Italiano; piazza della Repubblica; via Martiri della Resistenza; via don Giovanni Minzoni, vittima della violenza fascista (1885-1923); via Fratelli Cervi; 122122 Erano agricoltori di Campegine (Reggio Emilia). Si trovavano in carcere con il loro padre Alcide incolpati di aver ospitato prigionieri alleati evasi, quando i sette fratelli, Ettore, Ovidio, Agostino, Ferdinando, Aldo, Antenore e Gelindo, furono prelevati e fucilati il 27 dicembre 1943 a Reggio Emilia dai fascisti per rappresaglia all’uccisione di Vincenzo Onfiani segretario del Comune di Bagnolo in Piano. via Francesco Contuzzi, partigiano jesino morto in uno scontro con i tedeschi, a 21 anni, nei pressi di Santa Maria Nuova il 10 giugno 1944. 123123 AA.VV., Dall’antifascismo alla Resistenza. Le origini del P.C.I. a Jesi, Jesi 1984, p. 89. Via Gino Tommasi, comandante partigiano (“Annibale”) della V Divisione Marche (1895-1945); via Amato Vittorio Tiraboschi (1901-1948), vice comandante (“Primo”) delle formazioni clandestine delle Marche; 124124 Giuseppe Luconi, L’anno più lungo. 25 luglio 1943-20 luglio 1944. Jesi 1975, pp. 44,76, 99. Bocca Giorgio, Storia dell’Italia partigiana, Laterza, Bari 1966, p. 209. La Resistenza nell’anconitano, Anpi, Ancona 1963, pp. 303-305. Salvadori Max, La Resistenza nell’Anconitano e nel Piceno, Cassino 1962. Edizione anastatica, Jesi 2005, pp. 189:190. via II Giugno; via Giuseppe Garibaldi che si snoda lungo il Terrone dove si trovano via Camillo Benso Cavour, via Fabio Filzi, martire ed eroe trentino della prima guerra mondiale (1884-1916); via Aldo Moro (1916-1978), statista italiano ucciso dalla Brigate Rosse il 9 maggio 1978; via Sandro Pertini (1896-1990), presidente della Repubblica dal 1978 al 1985; via Guido Rossa (1934-1979), sindacalista ucciso dalle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979.
Nella lottizzazione tra via Esino e villa Salvati le nuove strade sono via Agabito Salvati (1829-1897), sindaco di Monte Roberto dal 1861 al 1897 e combattente nella battaglia di S. Martino il 24 giugno 1859; via Europa e via Papa Giovanni XXIII (1881-1963), pontefice dal 1958 al 1963.
Nella lottizzazione in zona Terrone sorta tra il Novecento e il Duemila la nuove strade sono via Giovanni Falcone (1939-1992), magistrato ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992; via Carlo Alberto Dalla Chiesa (1920-1982), generale dei Carabinieri e prefetto di Palermo ucciso dalla mafia il 3 settembre 1982; via Madre Teresa di Calcutta (1910-1997), missionaria di origine albanese, premio Nobel per la Pace nel 1979, beatificata il 19 ottobre 2003; via Paolo Borsellino (1940-1992), magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992.
In Località Ponte Pio, che ricorda la costruzione del ponte (1830) dedicato all’allora papa Pio VIII (Francesco Saverio Castiglioni di Cingoli), la strada che attraversa il rione sorto alla fine del Novecento, è via Jesi, quella lungo la provinciale è via Planina.
Nella zona industriale invece troviamo via del Commercio, via del Lavoro, via dell’Artigianato, via dell’Industria.
Il parco pubblico nei pressi di Villa Salvati è stato dedicato nel primo centenario dello scoutismo (2007) al fondatore degli scout Robert Baden-Powell (1857-1941).