La fedeltà alle proprie radici è anche fedeltà alle testimonianze storiche oltre che rispetto verso coloro che tali testimonianze hanno lasciato: esperienze certamente non riproponibili la cui ricchezza di umanità è però segno indelebile, fonte di ammirazione e non disprezzabile termine di confronto. (1995) Riccardo Ceccarelli

193 7.2C – IL GRANO E “L’ABBONDANZA”

La normativa per il grano era più capillare, il relativo bando era ripubblicato anch’esso   ogni   anno con pochissime    varianti. Essa    prevedeva la precisa conoscenza delle persone da sfamare in ogni comunità (entro “li 8 agosto haver data giusta assegna di tutte le bocche effettive, che mangino quotidianamente   il pane ancorché    non avesse raccolto   grano”), disposizioni sulla battitura, la raccolta, la   conservazione, il   commercio e l’esportazione del grano   e la proibizione di farne incetta, seguivano    norme per i fornai, l’Abbondanza   ed i loro responsabili gli “abbondanzieri”. [24] Ivi, Editto del Governatore Jacopo Angeli del 15 luglio 1651.  Ceccarelli Riccardo, Grano, pane e riso nella Marca di Ancona, Provincia di Ancona, Ancona 2009. 4′ edizione.  ” L’Abbondanza”, Magazzini dell’Abbondanza    o   Monte Frumentario, era il luogo dove veniva raccolto e conservato il grano per sopperire alla sua eventuale mancanza durante l’anno, per distribuirlo alle famiglie più povere in tempo   di Natale e fornirlo a chi ne avesse bisogno al momento della semina, con l’obbligo di restituirlo dopo il raccolto dell’anno successivo.   Il patrimonio dell’Abbondanza, tra entrate e uscite, doveva rimanere integro, severi controlli venivano fatti in questo senso agli “abbondanzieri”, a   coloro cioè che eletti ogni anno dal Consiglio della Comunità gestivano l’Abbondanza o il Monte   Frumentario. Il Monte Frumentario, l’Abbondanza, detto anche    Monte di Pietà, a Monte Roberto era stato eretto prima del 1537; [25] Zenobi C., L’episcopato jesino di Mons. Gabriele del Monte, p. 138 era ubicato nei pressi del   vecchio palazzo comunale, si  aggiungeva il magazzino     dell’Abbondanza con la scala posta davanti al palazzo stesso. [26] ASCMR, Consigli (1608-1616), c. 140r, 28 dicembre 1614. Nonostante che gli Abbondanzieri avessero il dovere di conservare il grano e di distribuirlo secondo le decisioni del Consiglio della Comunità, [27] Ivi, c. 44r., 19 luglio 1609.   non era raro il caso di una certa amministrazione “allegra”: gli stessi Abbondanzieri   prendevano il grano senza restituirlo a tempo debito [28] ASCMR, Abbondanzieri (1621-1810), c. 90r.v e seppure il patrimonio dell’Abbondanza veniva ogni anno reintegrato con la restituzione ma anche con la contribuzione di “una prevenda e mezza per soma” [29] ASCMR, Consigli (1608-116), c. 44r, 19 luglio 1069.   con un “rubio e   mezzo per dicina di tutto il grano che haverà raccolto da pagarsi a giusto prezzo”, [30] Editto del 15 luglio 1651 del Governatore Jacopo Angeli, in A. Nocchi, R. Ceccarelli, op. cit., pp. 22. rimaneva il grave illecito. Il Governatori o i loro rappresentanti eseguivano controlli periodici e dettavano prescrizioni rigorose: “in avvenire   non     debbono esercitare la carica di Abbondanziere quelli che saranno debitori di essa Abbondanza come comanda la Bolla del Buon Governo e gli Abbondanzieri eletti e approvati dal Consiglio con le idonee sicurtà debbono render conto ogni   anno”. [31] ASMR, Abbondanzieri (1621-1810), c. 59r, 26 luglio 1699 Al termine di ogni anno infatti, scadendo l’incarico, due deputati eletti dal Consiglio dovevano rivedere i conti e se c’era qualche debito o qualche   ammanco gli Abbondanzieri    “siano subito astretti all’intera soddisfatione”; mancando questa verifica “I Quattro” e il Cancelliere, cioè il Segretario, ne dovevano rispondere “del proprio”. [32] Ivi, c. 77v, 8 agosto 1681 La ragione di tanto controllo si fondava sul fatto che l’Abbondanza    era “patrimonio    de Poveri e bisognosi che dovevano   essere sollevati nelle loro necessità con l’imprestanza delli Capitali di detta    Abbondanza”. [33] Ivi, c. 91r, 9 ottobre 1698.   La distribuzione del grano doveva   essere fatta esclusivamente ai poveri di Monte Roberto e non ai forestieri, altrimenti gli stessi Abbondanzieri erano obbligati a loro spese a ritrovare la stessa quantità di grano illecitamente distribuita, i prestiti di grano dovevano essere restituiti entro i mesi di luglio e agosto. [34] ASCMR, Abbondanzieri (1675-1771), c. 194v, 21 dicembre 1765; c. 202r, 6 gennaio 1768; c. 207r, 4 febbraio 1770. L’Abbondanza, o meglio, il Monte Frumentario    come    cominciò ad essere chiamato dall’Ottocento in poi, fu presente operando   attivamente durante il napoleonico    Regno d’Italia (1808-1815) e poi di nuovo con lo Stato Pontificio fino al 1859; [35] Urieli C., Archivio Diocesano – Visite pastorali, p. 267.   con lo stesso nome, cui si aggiunse quello di Cassa di Prestanze Agrarie, come   in altri paesi della Vallesina, ad esempio Rosora e Castelbellino, arrivò fino alle soglie del Novecento. Il   Monte Frumentario   della Comunità    non fu l’unico ad operare a   Monte Roberto: lo ebbero la Confraternita del Sacramento   e Rosario, la Confraternita Pietà o della Morte e la Confraternita del Crocifisso, il più longevo fu quello della Confraternita del    Sacramento e del Rosario, [36] Ivi, pp. 65, 77,97, 104, 131, 252, 267.   erano per lo più a servizio degli iscritti alle confraternite stesse.