Un insediamento più consistente di epoca più recente, di età certamente pre-romana, ci è testimoniato, sulle pendici della collina tra Castelbellino e Monte Roberto, da una necropoli scoperta più di 130 anni fa. Essa è da attribuirsi ai Piceni diffusi almeno dall’VIII sec. a. C. nella media valle dell’Esino. 4Paci Renzo, Sedimentazioni storiche nel paesaggio agrario, in Nelle marche Centrali, Jesi 1979, vol. I, p. 100.AA.VV., Piccola Guida della Preistoria italiana, Sansoni, Firenze 1965, 2a ed., p. 84. La zona è quella di contrada Noceto, allora indicata con questo toponimo, ora la si può indicare come la parte sinistra dell’inizio di via S. Marco, salendo verso Monte Roberto, alla cui destra incomincia appunto via Noceto (strada non più praticabile) con la relativa contrada.
La scoperta fu fatta verso la fine del mese di marzo del 1880, mentre si eseguivano lavori di sbancamento per la costruzione dell’attuale strada provinciale dei castelli. Gli scavi continuarono a più riprese fin quasi alla metà di agosto. Il sindaco Agapito Salvati ne diede notizia 24 maggio e il 12 agosto al prefetto di Ancona. A fine mese il Ministero della Pubblica Istruzione incaricò il prof. Alessandro Chiappetti (1842-1900), docente nel Liceo-Ginnasio di Jesi, da fare sul luogo un’attenta ispezione.
Il Chiappetti dopo aver osservato ed esaminato con cura i luoghi ed i reperti ne stese una dettagliata relazione, essenziale per conoscere l’esatta consistenza dei ritrovamenti. 5Chiappetti Alessandro, Monte Roberto – Necropoli Picena in contrada Noceto, in Notizie degli Scavi, 1880, pp. 343-349 e in estratto. La Necropoli di Monteroberto, coi tipi del Salviucci, Roma 1881. Oltre allo scavo eseguito per i lavori stradali, si esplorò una superficie di circa 400 mq. Furono trovati circa settanta scheletri con il capo rivolto verso levante infossati nella terra senza lastre o tegole di copertura.
Nelle tombe si rinvennero ornamenti d’ambra, di bronzo, anellini, fibule, lamine, elementi, di collana in vetro, punte di lancia, frammenti ceramici ecc. Gran parte di questi reperti è ora conservato presso il Museo Archeologico Nazionale deli Marche di Ancona.
A conclusione della sua relazione il Chiappetti osservò che “in questi scavi, tanto alle figuline quanto scheletri si pose poca attenzione, e poco ancora si badò, se vi fossero ornamenti d’osso e istrumenti di pietra, per metterli in serbo e farne oggetto di studio. Questo avvenne, perché sul principio si mise mano all’opera con l’idea di trovare cose di gran valore, tanto per la materia quanto per l’arte, né si pensava al vantaggio, che dalle scoperte sarebbe venuto alla scienza e alla storia delle genti primitive, che popolarono questa contrada”. 6Ivi, (ed. Salviucci), p. 8. “Sempre a Monte Roberto si sono scoperti anche fondi di capanne risalenti all’età del ferro e simili a quelle degli antenati eneolitici”, così scrive Costantino Urieli in Jesi e il suo Contado, vol. I, tomo I, Jesi 1988, p. 40 citando W. Dimitrescu L’età del ferro nel Piceno, Bucarest1929, p. 178. L’osservazione è valida ancor oggi, quando non di rado si ritrovano reperti archeologici, certamente di non grande entità ma senza dubbio significativi, che vengono tenuti nascosti in casa o si immettono nel mercato clandestino, privando così gli studiosi di elementi conoscitivi essenziali per una più esauriente comprensione storica del territorio o per una convalida di ipotesi, destinate, in assenza di questi dati fondamentali a rimanere tali.