L’immagine del Crocifisso venerata nella chiesa parrocchiale presenta “caratteri artistici romanici o primo Rinascimento per cui può essere fatta risalire al sec. XVI o XVII”. 51 II Crocifisso di Monte Roberto. Un’intelligente opera di restauro, in “Voce della Vallesina” n. 3 del 21 gennaio 1973, p. 3. Diocesi di Jesi, III Mostra di Arte Sacra nella Vallesina, Jesi 1983, p. 122. Il restauro effettuato nel 1972 ha permesso di rilevare questi dati ed ha fatto ritornare anche il Crocifisso alla sua originaria bellezza, verso di esso la devozione del popolo di Monte Roberto è secolare. In tutti i momenti di particolari difficoltà per l’intera comunità il ricorso al Crocifisso era un fatto ovvio e scontato.
Ad organizzare la festa e la processione con l’immagine del Crocifisso, che avveniva solo in circostanze eccezionali, era la Confraternita del SS. Sacramento e del Rosario che puntualmente riceveva un contributo da parte del Comune.
Una solenne processione con l’immagine del Crocifisso si fece nell’aprile del 1741 dopo il terremoto di S. Marco (24 aprile) che distrusse, parte del paese, si ricorse alla sua intercessione “acciò ci liberi dal liberi dal flagello del terremoto”, allo stesso scopo si fece celebrare anche una solenne liturgia nella chiesa di S. Maria della Pietà. 52 ASCMR, Registro delli Bollettini (1711-1775), cc. 71r (3 scudi e 24 baiocchi per la processione, 90 baiocchi l’ufficio in S: Maria della Pieta da parte della pubblica amministrazione).. Nel giugno dello stesso anno il Consiglio della Comunità decide di fare la spesa per 12 libbre di cera per il Crocifisso e far “celebrare un offitio Generale nella nostra chiesa della Madonna della Pietà, con quella celerità possibile, in suffragio delle Anime purganti, acciò mediante esse et il patrocinio della SS ma Vergine, questo luogo resti libero dalle scosse di terremoto e da qualunque altro castigo”. 53 ASCMR, Consigli (1735-1755), c. 84v, 1 giugno 1741.
Nel 1758 si verificarono molti casi di pleurite, “per muovere [questo] flagello che con mortalità infesta il paese” il Consiglio decide di fare una solenne processione con l’immagine del Crocifisso che da 17 anni non veniva portata fuori della chiesa, 54 ASCMR, Consigli (1756-1766), e. 71r, 23 aprile 1758.la data scelta fu quella della festa dell’Ascensione, occorreva però il permesso del Vescovo che ben volentieri lo concesse. 55 ASCMR, Registro delle lettere dei Signori Superiori… (1703-1795), c. 120r. La festa e la processione furono precedute da un triduo con l’esposizione dell’immagine del Crocifisso, il Comune partecipò alle spese con 6 scudi per la cera. 56 ASCMR, Registro delli Bollettini (1711-1775), c. 156r.
II 23 aprile 1769 il consiglio “per implorare l’ajuto Divino nelle presenti calamità, colle quali ci visita la Divina Misericordia, con Pioggie continue in gran copia perlocché, si vengono giornalmente slamarsi il terreno di queste pertinenze, e diroccarsi li muri del Paese, e cadere molte case, e del Castello medesimo, e della Campagna; ed altresì essendoci delle malattie; [ha] considerato opportuno ricorrere alla Misericordia di Dio perché ci liberi da ogni male, e a tale effetto farsi un Triduo in questa Chiesa Parrocchiale di S. Silvestro col esporsi l’Immagine del SS.mo Crocifisso di questa Comunità”. A questo scopo si decide ancora la spesa per 10 libbre di cera. 57 ASCMR, Consigli (1766-1780), c. 73r.
Il contributo per la cera era sempre richiesto al Comune dalle confraternite del SS.mo Sacramento e del Rosario nella ricorrenza della “festività del Santissimo Crocifisso per vieppiù impegnare Sua Divina Maestà tenere lontano dalle nostre campagne il flagello della grandine”. Memorabile fu infatti una tempesta di grandine del 1733, in queste circostanze si accendevano lumi davanti all’altare del Crocifisso, l’immagine veniva scoperta e si recitavano preghiere dal popolo che riempiva la chiesa: era questa una usanza antica, “si è sempre praticata continuamente”, osservava il sindaco Filippo Salvati nel 1809. 58 ASCMR, Registro di lettere (1808-1809), P. 218, n. 230 del 19luglio 1809.
Nel 1790 le confraternite del SS.mo Sacramento e del Rosario decisero di incrementare la devozione al Crocifisso fissando la festa all’ultima domenica di maggio facendola precedere da un triduo di predicazione e di preghiera: il Consiglio della Comunità invita alla festa 5 sacerdoti “forastieri” offrendo loro uno scudo (20 baiocchi per ogni messa). 59 ASCMR, Consigli (1780-1793), cc. 121v e 123r, 24 maggio 1790.
Due anni dopo nel 1792 fu celebrata una festa straordinaria, il Governatore per tutelare l’ordine pubblico fece intervenire da Jesi una squadra di Dragoni. Per l’occasione nella nuova chiesa parrocchiale fu cantato “Il Trionfo di Davidde”, oratorio in musica composto da don Niccolò Bonanni maestro di cappella della Collegiata di S. Leonardo di Massaccio. Nel 1795 il Comune invita il locale macellaio ad organizzare uno “steccato” di 10 buoi in occasione della festa del Crocifisso: 60 ASCMR, Trasatti (1788-1802), 1 aprile 1795. c’erano dunque non solo manifestazioni religiose ma anche momenti di divertimento popolare. Con il nuovo secolo la data della festa venne spostata in agosto: il 31 agosto 1802 si celebra la festa con una presenza eccezionale, almeno per i nostri paesi, quella della Banda musicale della Truppa Papale di stanza a Jesi, il pranzo è pagato dal comune. 61 ASCMR, Sindacati (1790-1817), c. 80v.
Nel 1805 in occasione sempre della festa del Crocifisso si ruppero le campane che necessitarono di una nuova fusione realizzata da Andrea della Noce, napoletano, per una spesa di scudi 32,50 sostenuta dalla pubblica amministrazione. 62 ASCMR, Consigli (1794-1808), cc. 150v, 151r/v, 7 luglio 1806.
La devozione per il Crocifisso è sempre grande fra la popolazione di Monte Roberto: la festa si tiene di nuovo, nel 1809, nell’ultima domenica di maggio e si fanno celebrare messe in suffragio dei benefattori defunti con le offerte raccolte per le Anime purganti. 63 ASCMR, Registro di lettere (1808-1809), p. 185, 12 maggio 1809. Intanto la Prefettura del Dipartimento del Metauro aveva in quello stesso anno sospeso le questue in grano, granoturco e mosto, il sindaco Filippo Salvati supplica il Prefetto affinché rimangano le questue di S. Antonio e di S. Vincenzo e quella del Crocifisso che si fanno da tempo antichissimo, “se venissero soppresse, dice il sindaco, ci sarebbe malcontento tra le gente”. 64 Ivi, p. 215, 12 luglio 1809.
Nel 1848, il parroco don Giuseppe Polidori “bramoso d’accrescere sempre più ne’ suoi Parrocchiani la devozione verso la prodigiosa Immagine del SS. Crocifisso”, chiede al card. Cosimo Corsi, vescovo di Jesi; “a volersi degnare di concedere l’indulgenza di 100 giorni per ogni volta che i fedeli visiteranno l’altare, ove sta riposta la detta Immagine, ed assisteranno alle funzioni relative alla medesima”. Il 19 luglio il cardinale, da Castelplanio presso la Badia di S. Benedetto ove stava trascorrendo i mesi estivi, accordava “l’indulgenza di 100 giorni a tutti quei fedeli dell’uno e dell’altro sesso i quali degnamente disposti nell’anima reciteranno avanti l’immagine del SS. Crocifisso tre Pater, ed Ave pregando Sua Divina Maestà secondo le nostre intenzioni”.
Intanto alla Confraternita del SS. Sacramento e Rosario che organizzava la festa, si era affiancata l’Opera Pia SS. Crocifisso che per oltre mezzo secolo si prenderà cura degli aspetti economici della festa ed anche di chiedere i relativi permessi anche all’autorità ecclesiastica.
Nel 1854, la festa riportata nel mese di agosto, si celebra il 27 con una “processione straordinaria” ed “un’Orazione Panegirica di don Pietro Pellegrini, Canonico della Basilica Lauretana”.
L’11 settembre 1855 il Consiglio Comunale all’unanimità fa voto all’immagine del SS.mo Crocifisso “onde Sua Maestà voglia degnarsi per sua infinita misericordia a far cessare il flagello del Cholera che miete vittime in questo comune”. Il votò consisteva nel far celebrare per 10 anni continui il 29 settembre, a cominciare dal 1856, “una messa solenne a organo nell’altare del Crocifisso con intervento della Magistratura in forma pubblica e l’offerta di 12 libre di cera in falcole”. Al Crocifisso, si afferma, “ricorreremo con viva fiducia in tutte le nostre calamità, ed in tutti i nostri bisogni pubblici e privati”. 65 ASCMR, Consigli (1850-1859), pp. 262-263.
Il voto alla scadenza del decennio fu rinnovato dal Consiglio Comunale nella seduta del 16 novembre 1865; sia nel 1855 che nel 1865 a motivare le decisioni comunali furono due istanze “coperte da firme di parecchi cittadini”. Il consigliere Pasquale Barcaglioni suggeriva che si decidesse per un voto perpetuo più che decennale, Guglielmo Guglielmi, altro consigliere, invece era per il rinnovo decennale “sembrandogli che nelle risoluzioni dei corpi morali debba evitarsi per quanto è possibile la perpetuità”; la proposta del Guglielmi fu approvata all’unanimità mentre il Barcaglioni si augurava che il voto venisse poi rinnovato alla nuova scadenza. 66 ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1865-1866), pp. 73-74. La sua però era solo una speranza: dieci anni dopo, presente ancora il Barcaglioni in Consiglio Comunale e forse perché non ci fu alcuna istanza, nessuno si ricorda di prendere in considerazione il rinnovo del voto che veniva così a perdere ogni vincolo di obbligo e di continuità per la pubblica amministrazione. 67 ASCMR, deliberazioni Consigliari (1866-1876), nessuna delibera ne tratta tra il 1875 e il 1876.
Attualmente, pur celebrandosi ogni anno in agosto, celebrazioni più solenni con la processione con l’immagine del Crocifisso si fanno ogni cinque anni. Una devozione secolare per il Crocifisso “miracoloso” che il tempo non ha scalfito.
In occasione delle celebrazioni del 2010 la Parrocchia ha voluto ricordare il percorso storico di questa devozione e lo stretto legame con la popolazione del territorio e non solo, pubblicando un opuscolo La devozione al SS. Crocifisso come testimonianza di radici cristiane profonde e condivise; la civica amministrazione invece, sostenendo metà delle spese, ha realizzato l’illuminazione perenne della torre campanaria.