I balli erano certamente più godibili ad una fascia più grande della popolazione: un gradimento che la pubblica amministrazione cercava di esaudire. Nel 1797, non sappiamo se nella sala consiliare o in chiesa, fu rappresentata “La sposa de cantici”.
Una sala teatrale stabile fu richiesta solo il 29 agosto 1816. La petizione di cittadini di Monte Roberto e di Castelbellino fu portata in Consiglio Comunale: “I signori possidenti di Monteroberto e di Castelbellino con la loro istanza supplicano questa Municipalità, e Consiglio di voler loro accordare la facoltà di formare una ringhiera mobile nell’interno della sala pubblica di questo Comune dividendola in circa tredici palchi scoperti di loro ragione, a riserva di quello di mezzo, che rimarrà a disposizione della publica rappresentanza del Comune, e di permettere ad essi, che nel vano di fronte alla sala accennata non peranche rifinito, possano adattarvi un piccolo teatrino affinché in tempo di carnevale, ed in altre ricorrenze fra l’anno possa eseguirvisi una qualche rappresentazione per sollievo di questa popolazione”.102Consigli (1809-1827), pp. 68-69.
L’incarico di allestire la sala venne dato al Sig. Serafino Salviati che accettò nella seduta del 29 agosto.
Il paese non si poteva permettere “la costruzione di un vero e proprio edificio teatrale, di conseguenza non si fa altro che rendere definitiva la precedente consuetudine: al posto degli scenari improvvisati si costruisce il palco e le panche vengono sostituite da un duplice ordine di posti”.103D’Incecco, P. Diotallevi, M. Scoccianti, Il Teatro di Monte Roberto, in L’architettura teatrale delle Marche, Cassa di Risparmio di Jesi, Jesi 1983, p. 381
I lavori furono eseguiti contestualmente al riassetto del palazzo comunale secondo il progetto di Luigi Bellonci e furono fatti con una certa sollecitudine se già nel 1821 si ha notizia che “in quel teatro agiscono i comici dilettanti del luogo in unione a quelli Castelbellino”.104 Ibidem
La sala teatrale ospitava anche tombole e balli spesso organizzati dall’impresario in occasione degli spettacoli, per lo più in tempo di carnevale per finanziarsi e finanziare le compagnie.
“Il primo progetto, modificato durante il restauro avvenuto intorno al 1920 […] presentava al piano terra un sistema di palchetti in legno incastrati fra le colonnine porgenti verso la sala, usata anche per riunioni comunali. Le colonne erano in mattoni sagomati rivestiti da listelli di legno dipinto ed in seguito sostituite da colonnine in legno di evidente produzione artigianale. Il ballatoio sovrastante era ed è tuttora suddiviso in palchetti scoperti seconda la richiesta formulata ed approvata nell’agosto del 1816”.105ivi, p. 383.
Proprietari dei palchi e del palcoscenico erano i condomini che avevano affrontato la spesa iniziale, i loro eredi o quanti successivamente ne erano entrati in possesso, il fabbricato invece rimaneva di proprietà comunale.106ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1909-1912), p. 25. 17 aprile 1910.
Le compagnie che si succedevano ogni anno nel teatro non erano certo quelle che calcavano teatri più grandi di città più ricche come Jesi, Ancona, Senigallia ecc., erano compatibili comunque agli spazi di un piccolo teatro come quello di Monte Roberto o di Massaccio, e di in volta in volta chiedevano anche la collaborazione di attori comici dilettanti” del luogo.
La presenza di un teatro aveva stimolato già dall’inizio la formazione di una filodrammatica tra Monte Roberto e Castelbellino che offriva spettacoli in proprio e coadiuvava con singoli attori le compagnie di passaggio.
Così Francesco Amatori, Zibina Zepparoni, Odoardo Nicodemi, Vincenzo Barocci, Giovanni ed Eugenia Moretti, Carmela Franconi e altri recitarono con la “coppia drammatica” Giuseppe e Regina Paronzini nel mese di novembre 1877 nel mandare in scena “Santa Genevieffa Duchessa di Treveri ovvero La caduta del feroce e terribile Golo” domenica 4, “La statua di carne” domenica 11 e “Maria Giovanna o La famiglia del beone” domenica 25, “prezzo d’ingresso Cent. 10 più la generosità”. 107D’Incecco, P. Diotallevi, M. Scoccianti, Il Teatro di Monte Roberto, cit., pp. 385-386.
Il teatro con le rappresentazioni, i balli o le tombole, fino in tempi recenti,
ha avuto un ruolo centrale nella vita della non grande comunità di Monte Roberto, costituiva infatti una delle poche occasioni di divertimento e di svago per una popolazione prevalentemente impegnata nei lavori artigianali e dei campi.
Presso il teatro fino alla metà degli anni Cinquanta del Novecento ha operato una filodrammatica che ha portato in scena lavori di un certo impegno e che venivano dati oltre che a Monte Roberto anche a Staffoto. Apiro ecc. Ad es. negli anni che precedettero la seconda guerra ondiale, la filodrammatica di Monte Roberto rappresentò a Staffolo “Luce che torna” di Riccardo Melani con Enrico Gabbianelli, Augusto Lucarini, Fernando Bastucci, Cristina Crudi, Iris Crudi, Pietro Crudi, Valentina Mancini ed Icilio Priori, regista ed animatore del gruppo era Enrico Gabbianelli. In quel periodo fu rappresentato anche “Le bocche inutili”, dramma in tre atti di Annie Vivanti.
La “Società carnevalesca” per la sera di S. Silvestro, patrono del paese, fino agli anni Cinquanta organizzava nel teatro la recita di una commedia cui seguiva il ballo di fine anno.
Successivamente la sala teatrale conobbe un notevole degrado specie nelle decorazioni, fino a diventare, negli anni Settanta, una laboratorio di confezioni della Ditta “Faber 76” di Terzo Garbuglia di Filottrano.
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