UNA PORTA ABUSIVA
Il castello, allora come oggi, aveva un’unica porta di accesso che veniva regolarmente chiusa alla sera ed aperta al mattino da un incaricato della pubblica amministrazione, in tempo di epidemia o di contagio poi, oltre ad una prolungata chiusura, si mettevano delle guardie per una vigilanza più stretta su chi entrava e su chi usciva. Nessun’altra porta poteva essere aperta in maniera abusiva: una porta privata che immettesse nel castello avrebbe potuto far nascere “scandoli e pregiuditij”.
Orazio Guglielmi tuttavia negli ultimi anni del Seicento l’aveva fatta aprire, senz’alcun permesso, sulle mura nella zona di Fosso Curto (attuale via G.Spontini): il Consiglio della Comunità ne discute il 17 gennaio 1691 e ricorre al Governatore di Jesi che rispondendo il 29 aprile ordina che la porta venga murata “a muro pieno conforme son le muraglie castellane” a spese dello stesso Guglielmi. Passano pochissimi anni e nell’aprile 1695 il Guglielmi apre di nuovo la porta senza permesso ed il Consiglio questa volta ricorre alla Sacra Consulta.
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