Pianello Vallesina è divisa da sempre tra Monte Roberto e Castelbellino, per tre-quarti appartiene a Monte Roberto costituendone l’unica frazione ed agglomerato urbano, ormai da anni più popoloso dello stesso centro storico.
Nelle vicinanze, come abbiamo già visto sorgeva Planina e non poche sono le testimonianze d’epoca romana e pre-romana. Tralasciando questo lontano toponimo, la cui ubicazione per altro da alcuni tuttora messa in dubbio, il nome originario di Pianello è Madonna del Trevio, del Trivio o del Trebbio, dalla chiesa costruita attorno alla metà del Seicento, 1Ceccarelli R., L’antica chiesa della Madonna del Trivio, in- Voce della Vallesina, n. 22/23 del 15 giugno 1986. chiamata in una visita pastorale del 1766 chiesa della Madonna del Pianello 2Urieli C., Archivio Diocesano – Visite Pastorali, p. 224. o anche S. Maria del Pianello. 3Colucci G., Antichità Picene, vol. XXI, p. 8. Il toponimo Pianello nasce così e diventa comune in epoca moderna nella seconda metà del Settecento, e viene adoperato per la contrada circostante insieme a Trivio o Pianello, o Trivio o Panicaglia.
La chiesa, sul confine tra i due comuni, appartenne sempre alla parrocchia di S. Marco di Castelbellino e come tale era registrata e visitata dai vescovi in visita pastorale, solo nel 1740 si annota che vi celebra un sacerdote di Monte Roberto ogni festa “pro consuetudine Rusticorum”, frequentata cioè dalla gente delle campagne limitrofe. 4Urieli C., op.-cit., p. 189.
La posizione era favorevole punto di sosta e di incontro per i viaggiatori e di incrocio tra diverse strade, una che per via S. Giorgio saliva a Castelbellino, Monte Roberto e Maiolati proveniva da Jesi, l’altra che andava verso il fiume e l’altra ancora che saliva verso Castelbellino e Monte Roberto per via Mattonato.
Nel 1672 il comune di Castelbellino ottenne l’autorizzazione da Clemente X di fare una fiera il lunedì della terza domenica di maggio proprio accanto alla chiesa. 5ASCCb, Consigli (1653-1676), c. 149v, 17 gennaio 1672. Da allora, inizialmente solo per la fiera, confluirono alla Madonna del Trivio le popolazioni delle campagne e dei castelli: il luogo facilmente raggiungibile anche da Jesi, era importante raccordo economico e sociale tra città e contado.
Per due/tre secoli furono più numerose le case coloniche che non quelle che cominciavano a sorgere non lontano dalla chiesa. L’insediamento residenziale ebbe origine con la tipologia di “contrada su strada”, con gli edifici cioè distribuiti ai lati di una o più strade, assumendo successivamente una forma più complessa con l’aggiunta al primitivo tracciato di altri paralleli od ortogonali. 6Nelle Marche Centrali, cit., vol. I, p. 178. Diversi centri urbani della Vallesina si sono formati lungo l’asse fluviale dell’Esino e della strada statale 76 con questa tipizzazione, Stazione di Serra San Quirico, Angeli di Rosora, Moie di Maiolati ecc.
Lo spazio davanti alla chiesa, quella antica era ubicata a fianco dell’attuale al di là della strada, ora piazza della Vittoria, il vero “trivio”, ‘è stato sempre il centro vitale e nevralgico di Pianello. L’Amministrazione Comunale ne curava la manutenzione provvedendo la ghiaia necessaria. 7ASCMR, Consigli (1780-1793), c. 23r/v, 3 maggio 1782: si riassetta lo spiazzo davanti alla chiesa della Madonna del Trivio ad opera di Giuseppe Riccio.
La famiglia Salvati dall’inizio dell’Ottocento diede notevole impulso all’agricoltura e alla risistemazione delle case coloniche nelle sue numerose proprietà. Con l’affermarsi nel primo decennio del Novecento (1906-1910) della Fornace per Laterizi di Salvati, Barcaglioni e C., 8ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1909-1912), p. 37, 9 ottobre 1910: la fornace ottiene dal Comune l’acqua di rifiuto dell’acquedotto di Pianello. Ceccarelli Riccardo, La terra e il fuoco. Fornaci in Vallesina, Comune di Maiolati Spontini 2007, p. 47-53. diversi operai cominciarono a cercare abitazioni a Pianello. Nel 1911 il comune delibera un “ampliamento di Pianello” con nuove “case economiche e operaie”, 9ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1909-19012) p.70, 23 aprile 1911. la questione era già stata discussa il 23 dicembre 1907.
In quegli anni c’era da registrare tutto un fervore opere pubbliche che fanno riferimento a Pianello e ai suoi immediati dintorni. È in corso di costruzione, nel 1911, la strada che da Pianello conduce alla stazione ferroviaria di Montecarotto; 10Consiglio Provinciale di Ancona, sessione ordinaria 1911, 9 agosto 1911, fasc. 7, p. 31. tra il 1910 e il 1912 si costruisce il ponte sul fiume Esino. 11ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1909-1912), p. 23, 17 aprile 1910; p.100, collaudò (1912). La gente richiede un ufficio postale; l’Amministrazione Comunale se ne fa interprete con una delibera del 17 settembre 1911: “La popolazione, si dice, deve ricorrere al capoluogo, [… l’ufficio postale] sarà di sommo vantaggio […] specialmente nel ritiro di vaglia che a periodi fissi vengono mandati dagli emigrati in Europa e in America alle loro famiglie”. 12Ivi, p. 86. Il fenomeno dell’immigrazione, frutto di povertà, così diffuso in tutta Italia tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo, aveva toccato anche la nostra zona.
Si dovettero attendere però ancora non pochi anni per avere l’ufficio postale, esso fu una realtà solo nel 1947.
L’impianto di telefono fu progettato nel 1909, avrebbe dovuto collegare Cupramontana, Maiolati, Monte Roberto e Castelbellino con Jesi, non si fece subito perché non vi fu accordo tra Cupramontana e Maiolati. Nel 1911 lo richiesero più volte i residenti in contrada S. Apollinare, 13Ivi, p. 86, 17 settembre 1911, e p. 109, 3 dicembre 1911. Monte Roberto lo delibera l’8 dicembre 1912, ci si accorda con Castelbellino per il collegamento con Jesi: la realizzazione dell’impianto è affidata alla Ditta Fomaroli e C. di Ostra Vetere, il centralino sarà installato a Pianello e dovrà entrare in funzione il successivo 23 maggio. 14ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1912-1915), p. 41.
La luce elettrica arrivò a Pianello nel 1916. La nuova chiesa dedicata a S. Benedetto fu edificata tra il 1921 e il 1924 su disegno dell’architetto Alfonso Coppetti.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, Pianello, al pari di altri centri lungo la valle dell’Esino, ha conosciuto un progressivo incremento edilizio e demografico. Case popolari si realizzano tra il 1950 e il 1953 su progetto dell’ing. Giustino Ceccarelli di Jesi. 15ASCMR, Deliberazioni di Giunta (1950-1954), p. 238, 28 dicembre 1952.
Il 1° novembre 1955 la comunità cristiana venne costituita in nuova parrocchia da mons. Giovanni Battista Pardini vescovo di Jesi. In quegli anni si cominciò a costruire l’Asilo Infantile “G. Barcaglioni”, gran parte della manodopera e dei mattoni necessari venne fornita gratuitamente dalla popolazione e dagli: operai della vicina fornace; il complesso è stato demolito il 2 e il 3 agosto 2011 per far luogo ad una nuova struttura da adibirsi come il precedente a Oratorio Parrocchiale.
Una sala da ballo e cinematografica Carpe Diem fu inaugurata nel 1948, 16Il nome Carpe Diem (“Cogli il giorno [presente]), tratto da un verso del poeta Orazio (Odi, I, II, 8), fu idea di Nello Beccaceci. una grande successo in Vallesina ebbe allora lo slogan che ne pubblicizzava l’attività “Una notte a Pianello!”. Dopo qualche decennio l’attività venne chiusa; acquistato dal Comune è stato trasformato ed inaugurato nel 1995, come Centro Sociale Polivalente.
Nel 1983 in località S. Apollinare fu inaugurata una modernissima discoteca Quasar, chiamata poi Dinner Disco-Club Malia (1992-93), Discoteca King’s (1994-98), Disco Club Sunny (1998) e Discoteca Jamaè dal 1999 fino alla sua chiusura. Sull’area, demolita la discoteca, è stato realizzato il complesso commerciale Famila (2010).
Nel 1947 si costituì una banda musicale o Società Filarmonica che l’anno successivo inoltrava richiesta di qualche contributo al Comune. 17ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1946-1950), 4 novembre 1948.
Due anni dopo, nel 1949, viene fatta richiesta di poter aprire una farmacia, un locale è messo a disposizione nel 1950. 18Ivi, n. 109/6 del 2 giugno del 1949, n. 2/3 del 26 marzo 1950. Pianello Vallesina. Memoria e tradizione, ricerca della Scuola Elementare e della Scuola dell’Infanzia 1997-98, Pianello Vallesina 1999. La nuova sede della Delegazione Comunale, Pianello Vallesina, 17 febbraio 2011.
Una scuola elementare è stata presente a Pianello dal 1863; l’attuale plesso scolastico elementare è stato realizzato nel 1959-60, quello della scuola media nel 1979-80, la palestra adiacente ai due plessi è stata intitolata il 7 aprile 1991 a Franco Contadini. La ex Scuola Materna “Carlo Collodi”, progettata dal geom. Luigi Paglioni, fu inaugurata il 19 novembre 1988.
Un nuovo plesso per la scuola dell’infanzia è stato costruito, sostituendo il precedente, su progetto dell’arch. Maurizio Piazzini e dell’ing. Emilio Zannotti ed inaugurato il 15 ottobre 2011: prospicente l’ingresso, una scultura in ferro, “Pinocchio” di Enea Ricci (1926-2011) già nell’edificio dismesso utilizzato comunque sempre per fini didattici.
Non sono poche le associazioni operanti a Pianello, indistintamente dalla divisione giuridico-amministrativa tra Monte Roberto e Castelbellino sia a livello sportivo che culturale: l’Associazione Sportiva Calcio, la Società Rotellistica (1981), Volley Pianello Vallesina, la Banda Musicale (1981), Fantasy Associazione (1994). Per qualche anno dal 1992 ha svolto la sua attività il Comitato “Carpe Diem” con l’annuale “Trofeo dei colori” che ha coinvolto tutta la popolazione.
Il “Gruppo Solidarietà”, ora con sede a Castelplanio-Moje, ebbe agli inizi degli anni Ottanta tra i promotori molti giovani di Pianello, dove trovò un forte sostegno morale ed economico da parte di tutti (le non dimenticate “Feste del Camionista”). Non debbono altresì, essere dimenticate le “Feste di Primavera” organizzate per diversi anni, la prima fu fatta il 29 aprile 1984, con gruppi folcloristici, carri allegorici ecc.
Verso la fine degli anni Settanta era sorta per iniziativa di alcuni volontari, l’A.C.E.R. (Associazione Culturale e Ricreativa) che ebbe il merito di dare inizio a diverse attività in seguito consolidatesi in proprie ed autonome associazioni.
Gli impianti sportivi di Pianello sono di prim’ordine: il campo sportivo (Monte Roberto) realizzato nel 1972-73 ed intitolato il 23 ottobre 2011 ad “Amorveno Carletti” (1927-1981), il bocciodromo comunale (Castelbellino) e la pista di pattinaggio (Castelbellino) inaugurata l’8 ottobre 1989.
Sull’area della vecchia fornace, chiusa nel luglio 2000 e demolita nei primi mesi del 2002, è stato realizzato un complesso residenziale e commerciale la cui costruzione è iniziata nel 2005 e completato nel suo primo lotto funzionale nel 2009.
In questa struttura è ubicata la nuova sede della Delegazione Comunale inaugurata il 17 febbraio 2011, precedentemente era in piazza della Vittoria; fu istituita con decreto del Ministero di Grazia e Giustizia del 16 novembre 1959.
La comunità di Pianello sta crescendo ancora, è quasi periferia di Jesi; non sono pochi i pendolari che ogni giorno fanno la spola fra Ancona e Fabriano. Nei pressi, in località S. Apollinare-Ponte Magno, progettata ed iniziata nel 1980-85, si è consolidata successivamente una zona industriale ed artigianale alla confluenza del territorio di Monte Roberto, Cupramontana e San Paolo di Jesi, con discrete possibilità occupazionali.
Una innata e quasi ormai tradizionale vivacità di iniziative con risposte di larga partecipazione, caratterizza l’identità di una comunità in espansione verso la quale le civiche amministrazioni di Monte Roberto e Castelbellino
Categoria: 10 – PIANELLO VALLESINA
UN AFFRESCO DI “VILLA SALVATI”
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259 X.1 IL CONSOLIDARSI DI UNA COMUNITA’
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266 X.2A LA FAMIGLIA SALVATI
A – LA FAMIGLIA SALVATI
Il dott. Benedetto Antonio Salvati è il capostipite nel nostro territorio
dell’omonima famiglia che per oltre un secolo e mezzo fu protagonista sulla scena politica ed economica di Monte Roberto e della media valle dell’Esino. Fu nominato medico condotto di Monte Roberto e Castelbellino il 7 settembre 1749 [19] ASCMR, Consigli (1735-1755), c. 196r. , esercitò fino al novembre 1791; proveniva da Rosara nei pressi di Ascoli Piceno dove era nato il 30 giugno 1720, si sposò con Maria Francesca Leonardi di Massaccio (1732-1811), morì il 28 dicembre 1800. Abitò sempre a Monte Roberto (sei mesi all’anno doveva abitare a Castelbellino per convenzione all’atto di assumere la condotta medica), dove inizialmente ebbe una casa messa a disposizione dal Comune, poi riuscì ad acquistare diverse proprietà fondiarie nei dintorni del paese e notevoli proprietà immobiliari in Monte Roberto, a lui e alla sua famiglia appartenne tutta la parte nord-ovest del castello.
Serafino Salvati (1755-1835), figlio di Benedetto, fu “il vero artefice delle fortune della famiglia”, riuscì ad acquistare altre proprietà fondiarie, la sua famiglia divenne in poco tempo la più facoltosa della zona. Fu segretario del Comune, esattore delle imposte, consigliere ed amministratore del Comune stesso. Agrimensore, geometra, ingegnere dopo averne ottenuto la “patente” nel 1808, si affermò come esperto
nella realizzazione ‘dei catasti’ diventandone ispettore nelle principali Delegazioni delle Marche. Esercitò questa professione sia con il Governo Pontificio che con quello francese del Regno d’Italia e poi con il restaurato governo del Pontefice. Fu anche agente dei beni-appannaggio del Principe Eugenio di Beauharnais e della Casa Ducale di Leuchtenberg, posizione favorevole per vagliare di volta in volta l’acquisto di nuove proprietà. Come ingegnere redasse perizie sui vallati della Vallesina e progetti per nuove strade. [20] ASCMR, Descrizione della Chiusa, Vallati e Molini Urbani di Jesi (1794).
Piccinini Gilberto, La via della Guinza, Venezia 1989, pp. 35/36. Tra i suoi meriti sono da annoverare la costruzione della villa di famiglia o Casino di villeggiatura a Pianello e l’aver favorito gli studi di musica a Napoli a Gaspare Spontini. [21] Fragapane Eaolo Spontini, Sansoni, Firenze 1954.
Gianandrea Antonio, Gaspare Spontini-Cenni biografici, Tip. Benedini, Lucca 1875. Altri fratelli di Serafino, come Filippo (1763-1845), ebbero cariche amministrative a Monte Roberto, Filippo in particolare fu sindaco dal 1808 al 1809 e priore più volte tra il 1829 e il 1839.La presenza dei Salvati alla direzione della cosa pubblica è stata per decenni una “consuetudine” di famiglia. Emidio, figlio di Serafino (1785-1850), fu gonfaloniere nel 1816-1817 e priore dal 1834 al 1838; Benedetto (1823-1896) figlio di Emidio fu priore durante i mesi della Repubblica Romana e i successivi del Governo Pontificio (1849);Benedetto Salvati (1823-1896); busto in gesso di Antonio Scorcelletti, scultore di Jesi, nel tempietto dedicato alla sua memoria il 1 ottobre 1900 nel cimitero di Monte Roberto. chi tuttavia rimase più a lungo alla guida della civica amministrazione fu suo fratello Agabito (1829-1897), per 36 anni sindaco di Monte Roberto dopo aver combattuto valorosamente nella battaglia di S. Martino (24 giugno 1859) durante la seconda guerra d’indipendenza (1859). Ultimo della famiglia fu Serafino (1879-1924) figlio di Agabito che ricoprì la carica di sindaco dal 1905 al 1914. Con lui si estingue il ramo maschile dei Salvati; il ramo femminile è continuato e continua dopo il matrimonio della sorella di Agabito, Maria Cristina, con il conte Tosi Del Piano di Roma.’
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267 X.2B IL CASINO DI VILLEGGIATURA
Lo chiamavano così il complesso edilizio che noi oggi indichiamo con il nome di villa Salvati. La volle Serafino Salvati agli inizi dell’Ottocento. Attribuita per tradizione al suo proprietario, ingegnere, recenti ricerche e studi ne hanno invece identificato l’autore del progetto in Giuseppe Camporesi (1763- 1822) di Roma, uno dei massimi architetti del Neoclassicismo italiano e il più interessante architetto del primo neoclassicismo romano.
Lo testimonia lo stesso Serafino Salvati in una lettera del 1816 rintracciata nell’Archivio di Stato di Roma (Camerale III, b 1442). Il terreno su cui sorge la villa lo aveva acquistato nel 1799, la costruzione si protrasse dal 1805 al 1820 e oltre.
Il Casino rispondeva a due esigenze fondamentali; esso costituiva un punto di osservazione e di controllo per la gestione delle proprietà fondiarie della famiglia ma anche luogo di rappresentanza e di “immagine” per la professione del Salvati stesso. Attività agricola dunque e immagine professionale, due funzioni completamente diverse; alla prima rispondeva l’esterno del Casino qual robusto corpo di fabbrica delle dimensioni non del tutto trascurabili, il terrazzo poi alla sommità con una balaustra in ferro battuto “è l’espressione tipica di quella funzione visivo-pratica, a cui l’edificio […] doveva assolvere”. Se l’aspetto esteriore denota il “gusto marcatamente neo-classico da grande casa padronale”, gli elementi interni- ne rivelano l’altra funzione di “immagine” e di “nobiltà acquisita”. Sono quelli tipici del neo-classico: la grandiosa scala dopo il grande vestibolo, le colonne bianche, la volta a botte con soffitti e cassettoni, le decorazioni floreali costituite da finissimo stucco bianco, gli affreschi a soggetto paesaggistico, un ambiente ottagonale con una notevole cavea dalla quale si poteva assistere a spettacoli teatrali ecc. “Il gusto Neoclassico anche se non sfacciatamente opulento, nei materiali con cui si realizza trova un’espressione che ben al di là si registra nella zona in cui si colloca l’edificio”. 23Saino A. A. e Cordiali S., op. cit., p. 291.
Sono queste “citazioni classiche” comuni nei lavori del Camporesi anche se il Casino Salvati, pur nella sua moltiforme attività di architetto pontificio dal 1786, sembra essere l’unica opera civile da lui costruita.
Accanto al Casino sorge la cappella di famiglia dedicata a S. Serafino per la quale nel 1819 la famiglia aveva ottenuto la concessione del vescovo. 24Urieli C. Archivio Diocesano – Visite Pastorali, p. 252. È disegnata secondo un puro stile Neoclassico, autonoma dal vicino edificio, se ne stacca decisamente evidenziando un contrasto formale con l’immagine esterna dell’edificio stesso. La cappella è impostata secondo una forma ideale di tempio rotondo “composta da una serie di colonne scanalate di ordine corinzio che anellano l’organismo interno, esaltandone così l’aspetto ideale cui tutto si ispira”. Nella chiesa per la sua volontà testamentaria fu sepolto Serafino Salvati nel 1835, un monumento funebre con effige, dovuto a Fedele Bianchini (1791-18167) lo ricorda.
Casino e cappella verso la fine degli anni venti erano completati; a quegli anni, al 1828 risale la pietra miliare, ancora infissa all’inizio del viale che – introduce alla villa, dove sono incise alcune distanze: dal Massaccio miglia VI, da Ancona miglia XXV, da Monte Roberto miglia II, da Jesi miglia V.
Una decina d’anni prima Serafino Salvati aveva chiesto al Comune di poter convogliare nei pressi del Casino le acque di un fosso che, per questo, dovette “intersecare la pubblica strada presso la Chiesa del Trivio, o Pianello. E perché questo passo non abbia a rendersi incomodo a veruno de passeggeri”, attivando il corso d’acqua, il Salvati si impegnava a costruirvi a sue spese “un ponte ad occhio ben murato eguale all’altro formato dal suddetto nel seguito di detta strada di rimpetto al viale del detto Casino”. 25ASCMR, Consigli (1809-1827), p. 104, 29 maggio 1827.
Sul tracciato di un antico viale ad olmi come risulta da una mappa del 1766, Serafino Salvati aveva costruito un nuovo viale alberato al termine del quale fece innalzare un obelisco in mattoni, chiamato oggi “gugliola”. Casino e cappella di famiglia con altro corpo di fabbrica dalle medesime caratteristiche che avrebbe dovuto sorgere simmetricamente ad est dell’edificio principale, facevano parte di un più ampio progetto che avrebbe ridisegnato completamente tutta l’immagine geografico-territoriale limitrofa. Così anche il viale con il piccolo monumento ad obelisco “avrebbe dovuto far parte di un disegno più generale costituito da punti cardinali su cui scolpire nel territorio l’immortalità della famiglia Salvati”. 26Saino A. A., e Cordiali S., op. cit., pp. 249-250, 304-305. A questa tesi si rimanda per una più approfondita analisi del manufatto. Montironi Angela, a cura di, Nel segno di Napoleone. Ville e dimore marchigiane tra Settecento e Ottocento, Macerata 2002, pp. 128-139. -
270 X.2C L’ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER L’AGRICOLTURA
“SERAFINO SALVATI”Morendo l’8 novembre 1924 a Roma, Serafino Salvati con testamento olografo del 21 marzo 1923, disponeva che il suo patrimonio fosse finalizzato alla istituzione da parte dello Stato di una Scuola di Agricoltura Pratica con sede nella villa di Pianello.
Vittorio Emanuele III con Regio Decreto n. 1555 del 26 agosto 1926 istituiva la fondazione “Scuola Pratica di Agricoltura Serafino Salvati” e ne approvava il relativo statuto organico. La scuola, per volontà del testatore, doveva avere “lo scopo di addestrare gli alunni nell’esercizio pratico dell’agricoltura, in modo da formare sagaci ed esperti agricoltori e direttori di piccole aziende agricole” e doveva funzionare sotto l’alto patronato dell’Istituto Tecnico di Jesi. Presso questo istituto Serafino Salvati aveva studiato da giovane e vincolandolo alla scuola da fondare mostrava di averne a pieno apprezzato la formazione. Con la scuola progettata attraverso i suoi beni egli intendeva potenziare lo sviluppo dell’agricoltura in quel settore e in quell’attività dove la sua famiglia era economicamente cresciuta e si era affermata. La Villa, quale “centro direzionale” doveva continuarne le funzioni non tanto operative quanto sul piano della qualità nel preparare tecnici adeguati.
La scuola fu aperta il 2 dicembre 1935, i programmi degli studi erano stati approvati dal Ministero dell’Educazione Nazionale il 6 novembre. 27cfr. Testamento del Sig. Serafino Salvati. Statuto organico della Fondazione. Programmi
d’insegnamento, Tip. Luigi Proja, Roma 1935.
Con il D. P. R. n. 2029 del 10 settembre 1960 la Scuola Pratica di Agricoltura fu trasformata in Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura “Serafino Salvati”, che ha avuto per vari decenni sezioni decentrate in altri comuni delle Marche, affermatosi nei primi Cinquant’anni della sua storia nella preparazione di tecnici altamente qualificati.
L’istituto divenuto nel frattempo Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura e l’Ambiente “Serafino Salvati” con le sue offerte formative rappresenta oggi una sfida nel contesto delle trasformazioni e delle difficoltà che attraversa ii computo, ma altresì una speranza per il futuro inevitabile che l’agricoltura dovrà avere. 28Una Scuola per la nostra terra. 50 anni dell’Istituto “Serafino Salvati”, Monte Roberto 2010.[3d-flip-book id=”3068″ ][/3d-flip-book]