Categoria: 9 – IL TEMPO LIBERO

  • 249 9 IL TEMPO LIBERO

    249 9 IL TEMPO LIBERO

    Non erano diversi dagli altri castelli i divertimenti che gli abitanti di Monte Roberto si prendevano nei momenti di tempo libero. La caccia delle palombe si svolgeva prevalentemente nella selva della comunità in contrada Catalano, al di là del Fossato; 1ASCMR,  Consigli (1756-1766), c. 52r.  scrivere sui muri non è una novità dei nostri tempi o dei nostri ragazzi, lo si faceva anche in passato e anche dalle guardie di Jesi (i “birri”) ospitate nella scuola, in occasione della loro venuta a Monte Roberto dove esercitarono la loro fantasia “facendo sulla muraglie con carboni figure scandalose e motti e parole sconce”. 2Ivi, c. 56v, 23 ottobre 1757.  D’inverno giocare con la neve era una consuetudine, qualche volta se ne abusava pesantemente e allora “per ovviare all’inconvenienti che sogliono nascere in tempo di neve abusandosi taluni, che con insolenze, e senza alcun riguardo gettano palle a donne, et huomini et anco alle finestre donde ne nascono risse e discordie”, i Governatori emanavano ordinanze che proibivano “tirare palle di neve a’ Particolari”. Contro i trasgressori era prevista la “pena di 25 scudi e tre tratti di corda”. 3cfr. editto del Governatore mons. Giovanni Battista Barni del 15 gennaio 1713 in A. Nocchi,  R. Ceccarelli, Editti e Bandi del sec. XVIII, cit., p. 52.   Analoghi bandi venivano emessi e pubblicati per tutto il contado, ogni anno sulla regolamentazione della caccia alle lepri e alle starne in tempo di neve. 4ASCC,  Suppliche ecc.(1697-1719), 15 gennaio 1716.  ASCC, Lettere del Governatore (1707-1720), 28 gennaio 1718.  ASCC, Lettere del Governatore (1730-1750), 21 gennaio 1732. 

  • 249 9.1 IL GIOCO DELLA RUZZOLA

    249 9.1 IL GIOCO DELLA RUZZOLA

     È praticato ancora oggi da non pochi appassionati.
    Un tempo la strada preferita da questo gioco era costituita dalle attuali via S. Marco e via Pace, la strada che da Castelbellino saliva verso Maiolati toccando l’esterno del castello di Monte Roberto. Quando sullo scorcio dell’Ottocento fu costruita la “provinciale dei castelli” si scelse quella strada; ora, ma solo sporadicamente per qualche tiro tra amici si ritorna sull’antico tracciato, rimanendo la strada provinciale quella preferita per le gare organizzate.
    Il gioco della ruzzola era diffuso nei secoli passati in tutta la Vallesina, alla sua regolamentazione si interessavano Vescovi e Governatori almeno dal Seicento in poi.
    Era proibito nei giorni di festa nelle strade che conducevano ad una chiesa, né si poteva giocare a ruzzola davanti alle chiese o ai monasteri di monache. Per il gioco si usavano ruzzole di legno, ma più spesso le ruzzole erano fatte di forme di formaggio stagionato, tanto che si parlava di “gioco del cassio et rotola”, 5 ASCC, Lettere del Comune di Jesi (1535-1657), lettera del Governatore Mons. Onorato Visconti del 7 febbraio 1609. o di “giocare al formaggio”. 6 ASCC, Minute-Copia lettere (1800-1808). Al Governo di Jesi, 19 dicembre 1800.
    Ogni gara richiamava sempre tanta gente, era un divertimento dei poveri sia nel praticarlo (lo praticavano però anche coloro che poveri proprio non erano; agli ecclesiastici ad esempio fu proibito più di una volta) sia nell’assistervi: i ragazzi accorrevano per primi per accogliere le ruzzole dopo i lanci, ma anche per raccogliere e mangiare le scheggie e i frammenti di formaggio quando le forme nonostante la loro stagionatura si rompevano, e poteva accadere con una certa frequenza. 7 Ceccarelli Riccardo. Il gioco della ruzzola, Moie 1984 e nuova edizione ampliata, Provincia di Ancona, Ancona 2002.

  • 250 9.2 IL GIOCO-SPETTACOLO DELLO “STECCATO”

    250 9.2 IL GIOCO-SPETTACOLO DELLO “STECCATO”

    Lo “steccato” chiamato anche “caccia”, “venagione” o “giostra”, consisteva nella lotta tra un cane e un toro, il cane doveva morderlo all’orecchio fino a fermarlo, solo così vinceva la gara. Il toro, più frequentemente veniva sostituito da un bue o da una vacca già destinati alla macellazione, tenuto per una fune dal Capocaccia, era incitato ad incornare il cane appositamente addestrato.
    Il gioco diventava autentico spettacolo richiamando numerosa folla, si svolgeva in un recinto, “steccato” appunto, costruito in una piazza o in un ampio spiazzo: la gente tutt’attorno, dai balconi o dalle finestre dei palazzi adiacenti rumoreggiava e tifava con una partecipazione impressionante e con scommesse in denaro.
    Da Roma, dove è attestato nei sec. XIV-XV, la “caccia al toro” o “steccato” si diffuse nei piccoli e grandi centri: un divertimento inizialmente riservato al periodo di carnevale organizzato poi in occasione di particolari feste o fiere.
    Per la festa del Crocifisso del 1795 a Monte Roberto su mandato del Comune, il macellaio che si era aggiudicato il macello doveva organizzare uno steccato di 10 buoi, 8 ASCMR, Trasatti (1788-1801), J aprile 1795. è l’unica volta che se ne parla in maniera esplicita nella documentazione rimastaci, altri “steccati” ci saranno stati senz’altro, era un gioco-spettacolo troppo popolare per non essere organizzato anche in paese. La gente avrà certamente partecipato agli steccati che si svolgevano nella vicina Maiolati 9 ASCC, Lettere delle Comunità (1716-1734), lettera della Comunità di Maiolati in data 17 dicembre 1725. o a quelli, frequenti che si tenevano a Massaccio in occasione di fiere importanti. 10 Ceccarelli Riccardo, Il gioco-spettacolo dello steccato nella Marca pontificia, in L’Esagono, anno VII, n. 28, trim. 1985, pp. 30-34. Fiorani Alberto, Lo “Steccato” o “Caccia al Bove”, Ostra 1990.
    Lo “steccato” era permesso dal primo giorno di novembre fino a tutto carnevale, 11 ASCC, Lettere del Governatore (1741-1751), 15 aprile 1749. la norma tuttavia più volte ribadita altrettante volte fu disattesa “in ognuno dei castelli nei mesi estivi” 12 ASCC, Lettere del Governatore (1759-1764), 10 ottobre 1759. “Le cacce, prescriveva il Governatore mons. Baldassini, il 9 novembre 1759, non si dovranno fare se non-il venerdì dopo pranzo secondo il solito purché in tal giorno non cada festa di precetto, nel qual caso si potrà fare il sabato, conforme in tutte le città., terre, e luoghi di costuma”.13 Ibidem, 9 novembre 1759, la stessa lettera è anche in ASCMR, Registro delle lettere dei Sig. superiori…, c.123r/v. Nel 1775, lo “steccato”, spettacoli ed altri simili divertimenti furono proibiti per la ricorrenza dell’Anno Santo.14 ASCC, Lettere del Governatore (1767-1775), 25 gennaio 1775. II gioco non ebbe buon gradimento presso i Francesi durante la loro presenza dal 1797 al 1799 e dal 1808 al 1815.
    Con il ritorno del Governo Pontificio gli “steccati” riprendono con maggiore frequenza a divertire la gente in feste sacre e profane. i Solo con l’avvento dello stato unitario e alla relativa unificazione della legislazione su tutto il territorio nazionale questo antico gioco-spettacolo cessa definitivamente.

  • 251 9.3 LA SOCIETÀ FILODRAMMATICA

    251 9.3 LA SOCIETÀ FILODRAMMATICA

     Più antica dello stesso teatro – come abbiamo già visto – era tradizione teatrale a Monte Roberto: il teatro era luogo, l’unico, per un piccolo paese, di aggregazione e divertimento. Costruito dopo il 1816, il teatro ospita il 10 febbraio 1820 la recita di una commedia cui assiste anche Saverio Berarducci Tenente della Guardia Provinciale che aveva condotto con sé due carabinieri di Staffolo, dopo che tra questi ed alcuni spettatori presenti ad uno “steccato” in Massaccio svoltosi nel pomeriggio, era sorto un grosso litigio che il Berarducci stesso era riuscito a calmare.15 ASCC, Atti 1821, tit. 11. Nel corso dell’Ottocento il gruppo dei promotori di Monte Roberto e di Castelbellino che aveva sollecitato la costruzione del teatro, si trasformò in Società Filodrammatica che ogni anno metteva in scena rappresentazioni molto seguite da tutta la popolazione. A questa Società il Comune concedeva un contributo “pel corso di recite, che si proponeva di dare nel Teatro” in tempo di carnevale, “a condizione che la Giunta abbia l’alta sorveglianza dell’andamento della Società e che dia le solite Feste da ballo colla dovuta decenza nelle due ultime sere di carnevale”.16 ASCMR, Deliberazioni Consigliari (1866-1876), p: 330, 1’8 gennaio 1870; p. 537, 30 novembre 1871. Le spese per queste due serate danzanti erano a carico dell’Amministrazione Comunale. Nonostante che per molto tempo il teatro di Monte Roberto non sia stato più agibile, un gruppo teatrale giovane e dinamico, per diversi anni, negli anni Ottanta e Novanta per la stagione estiva ha allestito graditi spettacoli, soprattutto in dialetto, richiesti anche nei paesi circostanti. L’occasione delle rappresentazioni era data dall’annuale “Festa in Famiglia”(1976-1999), organizzata dalla Pro-Loco. Dal 1999, promossa dall’Amministrazione e dalla Pro Loco, viene realizzata una Rassegna del Teatro dialettale (luglio-agosto), giunta nel 2011 alla tredicesima edizione.

  • 252 9.4 LA BANDA MUSICALE

    252 9.4 LA BANDA MUSICALE

    4. LA BANDA MUSICALE

    Dopo la Confraternita del SS. Sacramento, presente a Monte Roberto almeno dal 1547, la Banda Musicale è l’istituzione-associazione più antica del paese. Trae origine da un gruppo di studenti di musica cui faceva scuola nel corso del 1874 il maestro Odoardo Gabbianelli. [17]Ivi, p. 784, 21 giugno 1874. Comunque già dal 1722-23, come abbiamo già scritto, il maestro di scuola era tenuto anche ad insegnar canto alla gioventù e a quanti lo avessero voluto. La Scuola di Musica fu ufficialmente istituita il 15 settembre 1874: “questa – recita la delibera del Consiglio Comunale – non solamente recherebbe un bene morale alla Popolazione allontanando dall’ozio molti giovani ma potrebbe essere fornita anche di materiali vantaggi per coloro che avendo attitudine vi si applicheranno con speciale impegno”; accoglieva quindi “l’offerta del Sig. Odoardo Gabbianelli giovane del luogo bene istruito nella musica, il quale verso un tenue compenso si potrebbe a fare degli allievi ed a formare un concerto” e si decideva di accordare “al detto maestro l’annuo assegnamento di lire centoventi a cominciare dal 1 gennaio 1875”. [18]Ivi, pp. 808-809.

    Diploma dipinto a mano rilasciato ad Emilio Tesei (1894-1945) per aver fatto parte del corpo musicale dei prigionieri di guerra a Mauthausen nel 1917.

    Il maestro Odoardo Gabbianelli, fondatore della banda aveva studiato musica aiutato finanziariamente dal Comune; [19]Ivi, p. 232, 30 novembre 1868; p. 373, 27 maggio 1870. nel 1868 il contributo del L. 3 mensili fu dato “con obbligo al Gabbianelli di suonare gratuitamente l’organo le Feste nella Chiesa Parrocchiale”. In pochi anni la banda riuscì a crescere e ad affermarsi, sempre sotto la direzione del maestro Gabbianelli. Prestava servizio sia a Monte Roberto che nei paesi limitrofi dove spesso veniva invitata, ad esempio a Cupramontana, per cerimonie e raduni politici. Il centenario della fondazione fu celebrato il 26 settembre 1965, un decennio prima del centenario della data di nascita ufficiale; prima del 1875 era forse unita a quella di Castelbellino: nel 1902 la Banda di Monte Roberto è infatti chiamata “Autonoma”[20]Guida illustrata di Jesi e della vallata dell’Esino, Tip. Romagnoli, Castelplanio 1902, p. 163. in occasione delle celebrazioni furono premiati i benemeriti della banda musicale: Getulio Barocci, Domenico Barocci, Icilio Priori, David Scaraboni e Leoncino Annibaldi. [21]Cfr. Ha cent’anni la banda di Monte Roberto, in Voce della Vallesina, n. 39 del 26 settembre 1965.

    La Banda Musicale di Monte Roberto nel 1945-46 circa.

    Dal 1998 fu unita a quella di Castelbellino formando la “Banda dei Due Castelli”, fino a quando dal 2009 la banda di Castelbellino volle ritornare autonoma. A Pianello Vallesina nel 1981 fu fondata “La Banda Musicale e Majorettes”, tuttora in piena attività e ricca di iniziative. Nel primo dopoguerra (1947) tuttavia sempre a Pianello si era costituita una banda formata per lo più da elementi che già erano nella formazione bandistica di Castelbellino.

    La Banda Musicale di Pianello Vallesina nel 1948.

    Era formata da circa 35 elementi tra anziani ed allievi, il debutto avvenne a Pianello in piazza della Vittoria con l’opera “La forza del destino” di G. Verdi. Attorno alla banda si era creata in quegli anni un’atmosfera di grande entusiasmo tra tutta la popolazione; il repertorio consisteva soprattutto nell’esecuzione di opere liriche e non poche erano le richieste per feste religiose e non. Negli anni successivi molte furono purtroppo le defezioni in particolare di elementi giovani che per motivi di lavoro si videro costretti ad emigrare in altre città, compromettendo così la funzionalità della banda stessa che nella seconda metà degli anni Cinquanta dovette cessare la propria attività.



  • 256 9.5 IL GIOCO DELLE BOCCE

    256 9.5 IL GIOCO DELLE BOCCE

    Praticato all’aperto sui prati o nelle piazze era il passatempo che molti preferivano in campagna e in paese. Il luogo più frequentato all’esterno della cinta muraria era l’attuale piazza Serafino Salvati, una lapide posta sul muro antistante lo ricorda:

    IL GIUOCO DELLE BOCCE È UNO SPORT
    DILETTEVOLE CHE RINFRANCA
    LO SPIRITO DEL LAVORATORE.
    FATTO NELLE ORE DI RIPOSO CON
    CALMA E SERENITÀ SENZA ADOPERARE
    PAROLE SCONCIE E SPECIE LA BESTEMMIA
    CHE RIDUCE L’UOMO AD UNO STATO
    D’INFERIORITÀ, È IL GIUOCO MIGLIORE
    PER ACUIRE L’INGEGNO ED ESERCITARE IL FISICO.
    MONTE ROBERTO 1933 – ANNO XI

    Tesei David fu Salvatore

    Ora il gioco, oltre che all’aperto ed in campi predisposti si fa in ogni stagione e all’interno di impianti specializzati, i bocciodromi, sede di gare e di campionati ad ogni livello. A Monte Roberto il Bocciodromo Comunale è stato inaugurato il 20 aprile,1991, sorge nel contesto di un parco comunale con annesso campo sportivo, progettato agli inizi degli anni Sessanta per iniziativa della Pro-Loco, e portato a termine nel 1972.