Già si è accennato alla necropoli di via S. Antonio scoperta nel 1982; in tempi più recenti altre acquisizioni si sono aggiunte alle non poche e significative testimonianze dell’intera zona che va appunto da via S. Antonio a S. Apollinare.
A breve distanza da via S. Antonio nei pressi della chiesetta sconsacrata di S. Settimio nel 1990 a seguito dell’ampliamento della cava di ghiaia, saggi di scavo hanno messo in luce strutture di età romana con resti evidenti di concotto, non bene identificabili, ma forse riconducibili ad attività artigianali.
Nella stessa area nel 1999 vennero in luce in due tornate successive, prima una struttura muraria quadrangolare di m 3,40 dilato, parzialmente conservata oltre i resti di una cisterna riutilizzata come scarico di materiale fittile difettato (scarti di fornace) e quindi i resti di un forno per manufatti ceramici e un’area di fuoco caratterizzata da una vasta area di concotto.
Tra il 1999 e il 2003 sono stati messi in luce altri tre siti (due vicinissimi all’area dell’abbazia di S. Apollinare e uno un po’ più a NE di essa, nelle vicinanze della SS 76) identificati come forni per materiali ceramici.
I materiali ceramici rinvenuti, per lo più frammentati ,(anche frammenti di ceramica africana e un esemplare di imitazione di lucerna africana), si riferiscono a produzione locale e a vasellame di importazione. La datazione va dal I al V-VI secolo d. C.
La decorazione di tutti i frammenti di S. Apollinare è caratterizzata da una vernice bruno rossastra, piuttosto fluida, stesa a pennellate irregolari con motivi vagamente geometrici e con sgocciolature lasciate scivolare lungo il corpo del vaso.
Tutto il materiale rinvenuto è attualmente (2011) depositato presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ancona e presso la sede del Comune di Monte Roberto, solo in piccola parte è stato schedato. Tutta l’area comunque risulta interessata da insediamenti, che nel corso dell’età imperale hanno avuto funzioni diversificate e che ulteriori studi potrebbero meglio precisare.
L’attività di una o più fornaci potrebbe inoltre essere giustificata dal facile approvvigionamento di acqua, per la presenza in zona di torrenti e piccoli fossi afferenti all’Esino, e di argilla, presente nella naturale costituzione geologica del terreno. 24Milena Mancini — Gaia Pignocchi, Nuove acquisizioni su alcuni insediamenti rurali tardo antichi nella vallate dell’Esino e del Musone (Osimo, Santa Maria Nuova, Monte Roberto), in “Studi Maceratesi”, n. 40, 2006, pp. 244-249, il testo è stato sunteggiato e ripreso in gran parte integralmente.
Nel mese di aprile 2007, nell’area immediatamente vicina a quella dove è stata realizzata la nuova Scuola dell’Infanzia (2008-2011), è venuta alla luce una tomba d’epoca romana (larga 90 cm e lunga 200) alla “cappuccina”, con base le classiche tegole romane (affiancate e rovesciate) e le pareti in pietra arenaria e frammenti di tegola legate con malta: è stata data del I-II secolo d. C.
All’interno è stato trovato un tubo in piombo del diametro esterno di 6 centimetri adagiato sullo scheletro. Un’estremità del tubo poggiava sulla bocca del defunto, altra sporgeva dal tettino della tomba, in questa i parenti introducevano alimenti e bevande utili, si credeva, al defunto nel suo viaggio verso gli dèi. Una rarità, come hanno detto gli esperti: nelle Marche solo altre due tombe sono state rinvenute con queste caratteristiche. Nei pressi della tomba è stato individuato un manufatto d’epoca picena risalente con tutta probabilità al V secolo a. C. Il tutto deve essere ancora schedato e studiato, non sono da escludersi sorprese per una lettura più completa ed esauriente di tutto territorio di 2000-2500 anni fa.
61 2.5 NUOVE ACQUISIZIONI
Written by
in