86 4.3G SI CONSOLIDANO LE MURA

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La sistemazione di piazza S. Silvestro, del muraglione di sostegno e dell’arco-ingresso alla piazza, segna, possiamo dire, l’inizio di un periodo, durato sessanta/settant’anni, ricco di realizzazioni edilizie che diedero al centro storico di Monte Roberto l’assetto che ancora conserva.
Nel 1762 fu ristrttturata la chiesa di S. Maria della Pietà; si iniziarono nel 1769 i lavori per la nuova chiesa parrocchiale su disegno e progetto attribuiti a Mattia Capponi, architetto di Massaccio che nello stesso anno aveva fatto la perizia sulla situazione delle mura; del 1816 sono i primi lavori per il teatro comunale situato all’interno del pubblico palazzo, mentre nel 1825 si incomincia a rifare la chiesa di S. Carlo.
Nel frattempo non mancarono interventi per il consolidamento delle mura castellane.
Al problema viene dedicata un’intera seduta del Consiglio della Comunità il 21 maggio 1769. La situazione non era certamente molto confortante e viene così descritta: “Per le liscie di terreno, che si suppongono derivanti dall’acque sotterranee, da quali si è cagionata la caduta dalli muri di scarpa castellana di questo Paese nella parte verso il Fosso Curto, con aversi straginata via la strada publica e parimenti nella parte verso il Fosso Lungo, stuccatasi la, strada con calata di terreno, e cadute le case e paccatesi le muraglie di scarpa Castellana, ed essendo altre fesse, e pericolanti la maggior parte dell’abitazioni de particolari, la Chiesa Parrocchiale, ed ancora questo Palazzo Publico, stà pericolante, mentre distaccatoglisi il terreno presso li fondamenti, e stando il Paese tutto pericolante e gl’Abitatori con gran timore, si è pensato espediente chiamare l’Architetto Sig.re Mattia Capponi per potersi fare l’ispezzione e riconoscersi l’origine di dette liscie, che cagionano la rovina del paese tutto”. 56ASCMR, Consigli (1766-1780), cc. 74v e 75r. ASCMR, Registro dei Bollettini (1711-1775), c. 259r.
Il Capponi dopo aver fatto “pianta ed elevazione della Figura del paese colla descrizione de siti lamati e delli pericolanti”, per una più approfondita conoscenza della situazione, propose di fare dei sondaggi in profondità (“visitarsi la profondità con farsi qualche pozzo”): per queste nuove ricerche c’erano da spendere “circa una ventina di scudi”, una spesa per la quale si, rendeva necessario il permesso della Sagra Congregazione del Buon Governo.
Di questo programma di esplorazioni sotterranee forse si fa ben poco o nulla. Nel 1786 si ripara qualche tratto di mura completamente rovinato, 57ASCMR, Registro delle lettere..” e. 227r, 29 marzo 1786, 11. soprattutto però si fanno nuove perizie: le presentano, su richiesta, Giacomo Pollo di Jesi, 58Ivi, c. 233v, 9 dicembre 1786. Domenico Spadoni di Ancona 59Ivi, c. 233r, 17 giugno 1787. e Paolo Isidoro Capponi di Massaccio, nipote di Mattia, con una relazione peritale più articolata e motivata. 60Ivi, cc. 234r/v e 235r, 8 agosto 1787; cfr. Appendice n. 2, C., pp. 287-288.
Nel 1790 la situazione non era ancora risolta o mutata 61ASCMR, Consigli (1780-1793), c. 117r, 7 marzo 1790. e neppure dieci anni dopo: non erano risolti i problemi del terremoto di San Marco (24 aprile 1741), che il terremoto del 1799 ha “sconquassato maggiormente il paese… le case sono malsicure…; questa Comunità non avendo debiti ne fruttiferi ne infruttiferi, anzi dei censi attivi, potrebbe ricostruire” e si osserva che “ciò fu proposto sia al tempo del Governo Pontificio che al tempo del Governo Repubblicano”, naturalmente il progetto era sempre quello dell’architetto Paolo Isidoro Capponi fatto tredici anni prima. 62ASCMR, Consigli (1794-1808), cc. 68-70.
I privati si facevano carico, per quanto potevano ma non sempre, di recuperare o riassettare le case che nei secoli precedenti erano sorte sulle cortine delle mura; quelle irrecuperabili venivano demolite come nella zona di Fosso Lungo dove poi fu rifabbricata la chiesa di S. Carlo.
La Comunità a sue spese rifece il muraglione sotto il Palazzo Comunale (Fosso Curto, attuale via Spontini): vi si lavorò nei mesi di marzo-maggio 1817, per renderlo stabile si realizzarono ben 20 piloni, secondo la perizia di Luigi Bellonci di Massaccio e di Serafino Salvati. 63ASCMR, Sindacati (1790-1844). Lo stesso muraglione però, a causa delle piogge abbondanti dell’inizio del 1848 subì crolli in diverse parti, e poco più di un anno dopo si fanno lavori di ripristino. 64ASCMR, Consigli (1843-1849), 6 febbraio 1849 e 4 marzo 1849.
La parte integra delle mura, quella occidentale, tra Fosso Curto e Fosso Lungo insistente sull’attuale via Francesco Giuliani, fu per decine d’anni proprietà della famiglia Salvati, come risulta dal catasto gregoriano (n. 14 di mappa, “Salvati Serafino e Fratelli quondam Benedetto”) e con tutta probabilità risale a questi anni (prima decade dell’Ottocento) la sistemazione, o almeno la decorazione pittorica dell’ampio salone, detta “Sala del Trono”, lo stile delle decorazioni è analogo a quello delle decorazioni di Villa Salvati sorta nel primo e secondo decennio dell’Ottocento; è in questa sala che si è favoleggiato della presenza di Federico II e di “Re e imperatori che hanno seduto e dettato leggi”. 65Riportato da Urieli C., Jesi e il Contado, v ol.l, torno II, p. 55.
A Serafino Salvati nel 1786 era stato concesso il permesso di poter ingrandire una porta situata nelle mura castellane, 66ASCMR, Registro delle lettere , c. 228r, 9 aprile 1786.non era l’unica, qualche altra ce n’era: i privati con le case sulle cortine invece di fare un percorso più lungo attraverso la porta del castello preferivano aprire un passaggio sulla scarpa delle mura. I tempi ormai erano diversi da quando una nuova porta sulle mura poteva far nascere “scandoli e pregiuditij”, la popolazione del resto non viveva più solo all’interno del castello, “il borgo” (via G Leopardi) che si era costituito lungo l’unica e ripida strada che arrivava alla porta del castello, era diventato il nuovo centro della vita quotidiana.
Il borgo infatti si era incrementato nei decenni del Settecento proprio per la sostanziale inagibilità di molte abitazioni sulle cortine delle mura dovute ai crolli del terremoto ma anche alle lesioni nelle mura stesse, alcune famiglie (ad es. Amatori e Capitelli) che avevano casa nel castello costruirono qui nuove abitazioni, ad esse si aggiunsero altre famiglie che trovavano il luogo più sicuro